MATTINO DI PASQUA

Siamo incamminati verso l’evento più importante del nostro cammino di fede: la Pasqua. Dopo la fatica del cammino penitenziale della Quaresima, ora il nostro itinerario si ferma davanti alla sorprendente scoperta di un sepolcro vuoto: «il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello
che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”» (Gv 20,1-2). C’è un’assenza che parla di vita anziché di morte, annuncia la speranza e non la sconfitta: è la gioia incontenibile del mattino di Pasqua! A noi è chiesto un grande atto di fede: abbracciare, come Pietro e il discepolo che Gesù amava, il sepolcro vuoto. La Chiesa riscopre così l’immensa forza di questo vuoto, segno di una presenza viva del Risorto in mezzo ai suoi. A noi non resta che “entrare” nel mistero per vedere e credere: «Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette» (Gv 20,8). Il Cristo Crocifisso e Risorto è, per chi ha fede, la grande scoperta che lascia il segno, che scuote fino alle radici, che sa cambiare in coraggio il timore. È quell’evento che accade «di mattino, quando era ancora buio». La Pasqua è il tempo della scoperta. È l’oriente verso la vita. D’ora in avanti il passo impaurito della notte lascia il posto alla corsa dell’annuncio: «Alleluia. È Risorto!». Il sepolcro è vuoto: bisogna correre, come Maria di Màgdala, perché tutti conoscano il “Passaggio”, perché per tutti sia possibile il “Passare”, perché sia “Pasqua”. Il Crocifisso Risorto apre il nostro sguardo verso un futuro affidabile e bello. Attraverso l’esperienza liturgica possiamo entrare in questo evento pasquale: «Tu ti sei mostrato a me, o Cristo, faccia a faccia. lo ti ho incontrato nei tuoi sacramenti» (sant’Ambrogio). E possiamo gridare con gioia il canto della Notte di Pasqua: «O meravigliosa accondiscendenza della grazia per noi, o inestimabile tenerezza dell’amore, per redimere il servo ha dato il Figlio alla morte ... » (Exultet). Buona Pasqua!