Ottobre - Sinodo dei Vescovi su: La Parola di Dio

Miei Cari,
un’assemblea di Vescovi, presieduta dal Papa (Sinodo) si terrà dal 5 al 26 ottobre in Vaticano. Questo il tema che sarà affrontato: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa” e se non una sfida, costituirà un progetto concreto per la evangelizzazione.
Ci si chiederà: Come, oggi, viene diffusa e recepita la Parola di Dio da parte dei fedeli. Rischiosa - afferma il Cardinale Martini - diventerebbe una evangelizzazione intellettuale e astratta, cioè che si fermasse solo a un livello di cultura che io posso farmi della Parola rivelata. A tale approfondimento si è pervenuti provvidenzialmente in seguito alla Costituzione del Concilio Vaticano II “Dei Verbum” che ha rivelato la crescita delle comunità ecclesiali sul lavoro di gruppo e l’accentuata sensibilità verso il tema della Parola di Dio, eredità portata avanti, appunto dal Concilio Vaticano ultimo.
Come tante iniziative della Chiesa, c’è il timore che anche la riflessione della Parola di Dio interessi il tessuto ecclesiale in modo trasversale, ossia, mentre la fiducia e l’importanza di quanto proclamato dalla Sacra Scrittura sono decisamente elevate, la frequentazione della Bibbia è molto saltuaria: folle affamate della Parola ma non adeguatamente e sufficientemente sfamate per la spirituale sopravvivenza.
Singolare l’iniziativa collaterale del progetto “La Bibbia giorno e notte”: tutta la Sacra Scrittura cioè sarà letta in televisione dal 5 ottobre fino al giorno 11. Lo stesso Benedetto XVI leggerà il primo libro, quello del Genesi. Nella nostra Comunità Parrocchiale: anche noi seguiremo il Sinodo da vicino, e costantemente vi terrò informati. Il mese del Rosario, come sempre partecipato tantissimo nella nostra Comunità e che raccoglie soprattutto la zona nord di Ruvo, diventerà momento e luogo privilegiato per l’approfondimento della Prima Lettura del Lezionario feriale e festivo, dato che sul Vangelo si è normalmente soliti soffermarsi maggiormente durante le celebrazioni. Ogni sera sarà intronizzato in mezzo all’assemblea il Libro della Parola di Dio e venerata per poi recitare il Rosario biblico. Viene di chiederci quanto è stato fatto in questi anni a riguardo. Certo, è necessario un maggiore accostamento. Se i nostri incontri sul Vangelo la “lectio divina”, formativi hanno preso le mosse dalla Parola di Dio, se un forte incremento
all’approfondimento è stato dato da diversi anni a questa parte con la presenza in Comunità del Cammino Neo-Catecumenale, vorremo maggiormente impegnarci a riprendere tra le nostre mani il Libro Sacro e memori dell’assioma “accipe librum et devora illum” (prendi il Libro e divoralo), imparentarci di più con la Parola di Dio perché di fatto diventi "lampada ai nostri passi".

Cordialmente, Don vincenzo

“Vivere la trasformazione fino in fondo”


Le indicazioni pastorali del nostro vescovo Mons. Luigi Martella per l’anno
2008-2009, “La relazione educativa fonte della speranza”, detta le coordinate
essenziali per un progetto educativo, fondato sulla pedagogia cristiana, che sani
la scissione fra mente e cuore.


È tutta incentrata sulla Parola e la pedagogia di Dio l’ultima lettera pastorale per l’anno 2008-2009 di Mons.Luigi Martella, La relazione educativa fonte della speranza, con cui il Vescovo pone all’attenzione generale l’emergenza educativa che costituisce una delle emergenze sociali più evidenti e foriere di non poche preoccupazioni. Sulla scia delle linee pastorali 2007-2009 pubblicate lo scorso anno, l’educazione costituirà l’impegno della Chiesa diocesana, all’unisono con gli auspici di Benedetto XVI, che è tornato a stigmatizzare la portata diseducativa di certa informazione e che sollecita ad invertire la rotta.
L’obiettivo fondamentale consiste “nel promuovere quanto è necessario per la crescita integrale della persona umana” in un contesto profondamente mutato e mutevole, segnato purtroppo da una deriva relativistica che emargina Dio e rende trascendente ciò che è effimero. Le mode al posto di Dio, in altri termini, fermo restando che siamo chiamati ad amare e vivere questo tempo di trasformazioni fino in fondo, perché Dio ama sempre l’uomo, non si è ritirato a vita privata, continua ad educarlo attraverso la Chiesa, la cui opera è “illuminata, sollecitata e sostenuta dallo Spirito Santo”. Questo ancoraggio allo Spirito Santo comporta la necessità di
mettersi in ascolto della Parola per produrre un cambiamento radicale di stile di vita, non soltanto annunci e scoop teologici. Mons. Martella del resto ci rammenta che il messaggio cristiano non è solo informativo, ma è performativo, cioè “è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita” (Spe salvi, n. 2). È quanto sosteneva anche Bonhoeffer, il teologo martire sotto Hitler: “Colui che è chiamato a credere deve uscire dalla propria situazione e mettersi a seguire Cristo.” “Vivere è educarsi, ed educarsi è vivere”, ricordava Renato Dell’Andro, allievo di Moro, richiamandosi all’insegnamento di Giovanni Modugno, esimio pedagogo e Servo di Dio. È così: l’educazione è un processo che dura una vita intera. Le basi educative vanno date subito (in questo consiste il compito degli educatori, in primis della famiglia), ma devono essere coltivate con pazienza e nel rispetto della libertà e dei tempi di ognuno. Non cresciamo tutti allo stesso modo, e tutti dobbiamo continuamente rimetterci in discussione per trovare modalità migliori e più appaganti di essere e di vivere. Anche la Chiesa cammina con l’uomo. Pur detenendo la Verità che è il Cristo, anch’essa è chiamata a recidere i rami secchi, ad abbracciare nuove e più impegnative sfide, ad educarsi e conformarsi sempre meglio al Cristo, a sprigionarne lo Spirito di verità e di vita.
Come viene intesa oggi la Chiesa? Che ne è della bellezza e della gioia nelle nostre comunità cristiane? E della pace, che è misura di gioia, serenità interiore, propensione al servizio? Se Pietro, come spesso ci ricorda Don Vincenzo, sanava soltanto con la sua ombra, forse dovremmo interpellarci sulle nostre ombre che oscurano la Luce piuttosto che essere oasi, riparo, ristoro.


Salvatore Bernocco

28 Ottobre: 50 anni or sono Giovanni XXIII

Celebriamo l’anno cinquantesimo della prima benedizione di Giovanni XXIII dalla loggia centrale della Basilica Vaticana. Chi è e di dove viene? Chiesero in molti. Era il patriarca di Venezia Angelo Giuseppe Roncalli, nato a Sotto il Monte, villaggio pedemontano della Bergamasca. Aveva trascorso 15 anni di sacerdozio nella sua diocesi (1905-1920) prima di iniziare a Roma il servizio diretto della Santa Sede (1920-1925), proseguito nel Medio Oriente (1925-1944) e a Parigi (1945 - 1953) , conchiusosi con aggregazione al Collegio cardinalizio e promozione alla sede patriarcale di Venezia (1953-1958). Contava 76 anni. Ai teleschermi apparvero gli occhi di un padre sollecito e il sorriso di un pastore buono.




Chi era e com’era Papa Giovanni? Rispondo ai pochi superstiti che ebbero consuetudine con lui e agli altri che lo conobbero tramite i familiari e i conterranei; ed anche a coloro che non si specchiarono nei suoi occhi limpidi e buoni, e non compresero quanto egli fosse abbandonato unicamente nelle mani della Provvidenza e non pretendesse di risolvere gli angosciosi drammi dell’umanità a colpi di bacchetta magica; quanto gli premesse di restar fedele al binomio incastonato nel suo blasone: Obbedienza e Pace, e alla lezione di Giovanni Crisostomo: “Il vertice della condotta cristiana consiste nell’essere semplici e prudenti”.
Era l’uomo consapevole della sua nativa dignità; il sacerdote che si deliziava sull’altare tra il Libro e il Calice, il vescovo saldamente unito al Successore di Pietro; il patriarca saggio e paziente; “il papa della bontà, della pace, delle missioni, dell’ecumenismo, della Chiesa che vuole abbracciare tutte le nazioni”
(Giovanni Paolo II); il cristiano e il sacerdote della bibbia, della catechesi, della
messa, dei sacramenti, delle devozioni, della Madonna salutata madre mia, fiducia
mia, il pontefice che sublimò le naturali virtù della gente dei campi; fede e preghiera, lavoro sodo e perseverante, integrità morale della famiglia, povertà contenta e benedetta.
Di quell’elezione resta traccia nei 1670 giorni che seguirono, vissuti com’egli stesso amava asserire, con fede e nell’unione più intima con Dio: In fide et gratia, conchiusisi nel fuoco della Pentecoste con un arrivederci carico di speranza e di amore e con estrema di padre e di amico: “Richiamo a tutti ciò che più vale nella vita: Gesù Cristo benedetto, la sua santa Chiesa, il suo Vangelo, e, nel Vangelo, soprattutto il Pater noster, e nello spirito e nel cuore di Gesù e del Vangelo la verità e la bontà, la bontà mite e benigna, operosa e paziente, invitta e vittoriosa”.


+ Loris Francesco Capovilla

La devozione a P. Pio da 20 anni al Redentore

Fu la famiglia del noto farmacista ruvese Giuseppe Tota ad introdurre tenacemente in Ruvo - autorizzato dal vescovo Don Tonino Bello - la devozione a P. Pio, non ancora proclamato beato, ma dal popolo ritenuto Santo. La stessa famiglia Tota commissionò allo scultore Mario Piergiovanni di Bari la monumentale statua che orna il prónao della centralissima chiesa del Redentore. Fu proprio nel 1988 che nasceva anche il Gruppo di Preghiera di P. Pio. Ricorrendo quest’anno il ventennio, i responsabili col parroco Mons.Vincenzo Pellegrini hanno organizzato una grande festa che e culminata con la veglia e la celebrazione solenne presieduta da P. Giuseppe Pugliese della Comunità di Betania. Oltre ai fuochi d’artificio e alla Bassa Banda di Ruvo, hanno allietato la serata la Banda dell’esercito e il lancio di mongolfiere.
L’ininterrotto pellegrinaggio dei ruvesi per venerare San Pio ha così raggiunto il culmine in quest’anno in cui ricorre il 40° anniversario della morte del Santo.


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Don Tonino nei ricordi di chi l’ha conosciuto

Le vicende legate all’inizio del processo di beatificazione per il nostro don Tonino Bello e la sempre maggiore conoscenza della sua figura, fanno sì che in questo periodo vi siano nuove pubblicazioni su di lui.
A quindici anni dalla sua morte, dunque, si arricchisce e approfondisce la sua paternità episcopale. Dopo un primo periodo relativo al recupero degli scritti più o meno conosciuti o inediti, dopo diverse pubblicazioni sull’esame e diffusione di aspetti specifici del suo magistero, dopo la raccolta tematica degli scritti, dopo la cronaca occasionale e gli aneddoti che vedevano il vescovo protagonista, ora - per non perdere il filo della memoria - diversi autori, che in qualche modo hanno collaborato con lui, di penna buona e di memoria limpida, mettono mano allo scritto per non disperdere ricordi personali che possono esser di utilità ed edificazione per tutti.
In questo panorama editoriale, mi pare utile per il lettore citare un volumetto di ricordi personali su don Tonino scritto dal parroco del Santissimo Redentore di Ruvo di Puglia, mons. Vincenzo Pellegrini, Don Tonino Bello. Tra i ricordi, ED INSIEME (2008) che raccoglie - in occasione del suo 25 ° di nomina a parroco, nominato dallo stesso don Tonino vescovo da pochi mesi -aneddoti, ricordi e valutazioni che vanno ad arricchire la conoscenza del vescovo.
Il volume è pregevole non solo per la rapidità dell’esposizione e per una emblematica copertina (un dipinto di don Tonino avente sullo sfondo un Cristo sofferente), ma anche perché impreziosito dalla prefazione di mons. Loris Capovilla, ora novantenne, ai tempi segretario particolare di Papa Giovanni XXIII, figura di pontefice molto ammirata da don Tonino.
Mons. Capovilla traccia un quadro di don Tonino tra Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II ricco di citazioni e valutazioni che mostrano l’ammirazione nutrita da mons. Capovilla per don Tonino. Dai ricordi di don Vincenzo - quasi appunti di un periodo significativo della sua vita - emerge la tenerezza del vescovo verso il suo clero.
Particolarmente commovente l’attenzione verso la mamma del sacerdote, gratificata da attenzioni inusuali.
Don Vincenzo ricorda in particolare gli auguri che riceveva per il proprio compleanno e l’amicizia che il vescovo gli dimostrava. Il volume è arricchito da un’appendice contenente i testi che don Tonino aveva scritto per don Vincenzo e per la sua parrocchia. In anni in cui il computer non era ancora diffuso, compaiono lettere autografe e dattiloscritte. Molto bella la lettera di nomina a parroco, la quale contiene esortazioni e concetti validi per chiunque ricopra ruoli di responsabilità non solo nella chiesa:un dono grande averla resa pubblica e condivisibile con tutti, per il quale siamo grati a mons. Pellegrini.
Da rilevare anche il respiro diocesano degli interventi e la preoccupazione pastorale del vescovo, aliena da qualsiasi dietrologia. Un dato nuovo è quello che talvolta papa Giovanni Paolo II incontrandosi con mons. Pellegrini (in ragione dei suoi incarichi extradiocesani) aveva espresso conoscenza personale e apprezzamento per don Tonino sin dall’inizio dell’episcopato. Resta la curiosità di sapere cosa rispondeva il vescovo quando glielo riferiva. Qualche prossimo volume appagherà la nostra curiosità….


Agostino Picicco

CARLO CARRETTO: UN INNAMORATO DI DIO

Il 4 ottobre 1988, giorno di S. Francesco, si spegneva Carlo Carretto, un innamorato di Dio.
Riposa in un piccolo fazzoletto di terra accanto al cimitero di Spello, dove nel 1965 edificò una comunità aperta all’accoglienza dei fratelli nella fede e di chiunque volesse ritrovare il significato più profondo della contemplazione. Di lui ha detto il Cardinale Martini che “non trascinava a grandi teorie sulla preghiera, ma a buttarsi dentro e a viverla, ore e ore, notti intere”. Al di là delle note biografiche e del molto che di lui si può dire, il suo spirito forse emerge dalla lettura di queste sue parole riferite alla Chiesa: “Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure. No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te. E poi, dove andrei? A costruirne un’altra? Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò sarà la Mia Chiesa, non più quella di Cristo. L’altro ieri un amico ha scritto una lettera ad un giornale:‘“Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi non è più credibile”.
Mi fa pena! O è un sentimentale che non ha esperienza e lo scuso; o è un orgoglioso che crede di
essere migliore degli altri. Nessuno di noi è credibile finché è su questa terra. San Francesco urlava: “Tu mi credi santo, e non sai che posso ancora avere dei figli con una prostituta, se Cristo non mi sostiene”. La credibilità non è degli uomini, è solo di Dio e del Cristo. Degli uomini è la debolezza e semmai la buona volontà di fare qualcosa di buono con l’aiuto della grazia che sgorga dalle vene invisibili della Chiesa visibile”. Parole che possono indurci ad una riflessione su chi realmente siamo e sul dovere di essere umili e misericordiosi.


S.B.

Nel Mese

Sia pure lentamente sono ripresi i lavori di riordino delle idee per l’impostazione del nuovo anno pastorale. Incontri informali si sono avuti con gli operatori pastorali, i catechisti e i vari responsabili delle associazioni e movimenti parrocchiali. Intanto il giorno 7 si sono svolti i festeggiamenti civili in onore di S.Rocco che tanti fedeli hanno onorato, mai dimenticando l’antico Patrono Minore della città. Una tappa fondamentale per la famiglia è stata Assisi ove ci siamo recati in pellegrinaggio nei giorni 12/14 settembre; abbastanza profonda la meditazione conclusiva tenuta in S. Damiano dal Padre Maestro dei Novizi come pure il meraviglioso Musical “Chiara di Dio” cui abbiamo partecipato presso il teatro Metastasio di Assisi. Intanto buona parte dei nostri hanno partecipato al Convegno Pastorale diocesano mentre il parroco ha veicolato i contenuti della Lettera Pastorale del vescovo Don Gino a iniziare dalle Associate alla Madonna del Buon Consiglio la sera del 26. Tutto si sta predisponendo per l’inizio dell’Anno Catechistico e il Mandato sarà affidato domenica 12 ottobre. Particolare rilievo è stato dato alla festa di S. Pio da
Pietrelcina, preparata da un triduo e dalla predicazione di P. Giuseppe Pugliese della Comunità di Betania.
Abbiamo solennizzato il Ventennio della devozione a P. Pio allorquando nel 1988 Don Tonino benedisse il monumento e nacque in quell’anno il 1° Gruppo di Preghiera in Ruvo.
Molta la partecipazione e pienamente soddisfatti per la festa esterna approntata dal Comitato e devoti del santo. Come ogni anno poi, il Volontariato Vincenziano operante in Parrocchia ha voluto festeggiare S. Vincenzo de’ Paoli e il Gruppo della Gioventù Mariana ha egregiamente eseguita la Missa “S. Famiglia” del M° Michele Cantatore; il parroco ha tenuto l’omelia sottolineando l’impegno caritativo di S. Vincenzo, operaio instancabile dalla “prima ora”. Sia per il primo giovedì che per la vigilia della festa di S. Pio la Comunità si è riunita in adorazione.
Si sono intanto aperte le iscrizioni per la Scuola di Catechesi e tutto è predisposto ad accogliere i ragazzi che stanno ormai facendo rientro dopo le vacanze estive.

Luca


Foto: Un gruppo di famiglie conclude l’esperienza formativa estiva ad Assisi (12/14 Settembre)