NATALE: DIO SI È FATTO SALVEZZA


Miei cari,
 è sempre efficace e salutare tornare a riflettere sul grande mistero della Incarnazione, su Dio cioè che per uscire dal suo silenzio decide di assumere e rivestire di carne il Verbo, la sua Parola, così da mostrarsi a noi visibilmente nella Persona di Gesù. Ma non dobbiamo dimenticare che il mistero della Incarnazione è centrale soprattutto per la “conoscenza di Dio”. In tal modo, a partire da questo mistero insondabile, Dio per noi comincia a essere diverso, poiché come acutamente afferma il teologo Josè M. Castillo - nella Incarnazione Dio si fonde con l’uomo. Fino al punto che ormai non è possibile né comprendere, né accedere a Dio prescindendo dall’umano. Per cui quando si parla del Natale, non ci riferiamo ad un Dio che conoscevamo e di cui sapevamo già tutto. Il Vangelo di Giovanni dice: “Dio, nessuno l’ha mai visto”. Dio cioè non sta alla nostra portata. Perciò Giovanni continua “il Figlio unico del Padre,"è lui che ce l’ha fatto conoscere”. Ciò significa che il Dio che noi non potevamo conoscere si è fatto conoscere in Gesù; il «Figlio unico del Padre». In altre parole Gesù è la rivelazione del Padre e S. Paolo dirà che Egli è “l’immagine del Dio invisibile”. “L’immagine” ha come specifico quello di rappresentare, far conoscere, rivelare. Questo infatti ed esattamente questo, è quanto si è realizzato nel mistero del Natale, nella persona, nella vita e nelle parole di Gesù. Quindi - afferma il citato teologo Castillo – “non è stato Dio a farci conoscere Gesù, al contrario è Gesù colui che ci fa conoscere Dio. Pertanto sarebbe più corretto che Dio è Gesù.’ Non Gesù è quindi come Dio, ma Dio è come Gesù”. La funzione e il compito che ha Gesù è quello di rivelarci Dio e com’è questo Dio in cui crediamo e di cui siamo alla ricerca. “Gesù è il narratore di Dio”. Solamente in Gesù conosciamo Dio. Solo Gesù ha potuto dire all’apostolo Filippo: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”. Il Natale ci insegna che, a partire da Cristo, Dio è risultato diverso. La cosa più profonda di Dio infatti non è la sua «divinità» bensì la sua umanità”. Egli si è fatto «carne», la cosa più debole della nostra povera condizione di esseri mortali. Dio si è fatto debolezza. Giustamente S. Paolo parla della «stoltezza di Dio» realizzatasi nella “ignominosa morte di Gesù crocefisso. Ecco, miei cari, a cosa ci rimanda il Natale. Non leggerlo così ci fa essere come degli alienati che neppure si sono posti il problema di avviarsi verso la conoscenza di Dio. Continuiamo in tal modo ad approfondire il mistero del Dio che si fa Uomo e che sta sempre accanto a noi. Buon proseguimento del Natale. Cordialmente
don Vincenzo

L’intera Comunità Parrocchiale con i gruppi, associazioni, movimenti e sodalizio di S. Rocco, presentano auguri vivissimi uniti alla preghiera per il nuovo anno 2015 al nostro vescovo Don Gino.

MARIA PONTE DI GRAZIA

Abbiamo vissuto il Avvento, tempo mariano per eccellenza e che continua a essere, nei secoli, oggetto della devozione più fortemente radicata nella tradizione cattolica, condivisa da donne e uomini, da ricchi e poveri, da ogni tipo di credente. Maria viene percepita come il tramite più sicuro per Gesù, come la figura più vicina agli esseri umani, e quindi più capace di comprenderne pene e debolezze. Proprio per questo ogni località italiana, e non solo italiana, ha la «Sua» Madonna e la invoca - in genere in un santuario costruito nel territorio - con una denominazione specifica a cui sono particolarmente legati gli abitanti del luogo. Certo, ci sono anche devozioni che superano la dimensione locale, come la Madonna di Pompei, che conta fedeli in tutta Italia, per non parlare poi della Madonna di Lourdes. Personalmente, tra le realtà locali, ce n’è una che mi ha molto colpita: si trova nella diocesi di Arezzo ed è un piccolo santuario intitolato alla Madonna del buio, costruito su una grotta. Le devozioni mariane locali e quelle universali si possono intrecciare e sovrapporre tra loro senza problema, senza competizione, ma con la certezza che Maria saprà riconoscere, tra tante denominazioni, i suoi devoti. Ma forse non tutti sanno che Maria è invocata anche da credenti di altre tradizioni religiose. E che, anzi, in certe circostanze costituisce addirittura un collante, un punto di incontro tra cristiani e credenti di religioni diverse. Lo avevano scoperto per primi, nel XVI secolo, dei naviganti che erano sbarcati, per caso, a Lampedusa: colà avevano visitato una grotta dedicata a Maria, dove si trovavano un altare e una statua della Madonna a cui si rivolgevano per protezione marinai, pescatori, corsari, come provavano le monete offerte, che non erano solo coniate da regni cristiani, ma erano anche moresche e turchesche. Accanto all’altare, poi, si era fatto seppellire un marabutto - cioè un sant’uomo islamico -, a sua volta, probabilmente, venerato anche dai cristiani. Nella grotta erano sempre rinnovate provviste di cibo e acqua per gli schiavi fuggitivi, che riparavano lì e aspettavano poi che attraccasse una nave del loro Paese per tornare a casa. Una sorta di assicurazione valida per tutti, garantita da Maria. Anche oggi esistono luoghi simili: ad Algeri, sulla collina che domina la città, nel grande santuario dedicato a Notre-Dame d’Afrique, vanno a pregare pure le donne musulmane, come ricorda la scritta che circonda la statua della Madre di Dio. Ma la storia più bella è quella del santuario mariano - anch’esso eretto davanti a una grotta - di Nostra Signora di Lourdes a Nyaung Lay Bin, in Myanmar: fu fondato nel 1917 da un missionario francese che aveva dato origine a una piccola comunità cattolica (i cattolici nel Paese sono oggi circa il 5 per cento della popolazione). Al pellegrinaggio annuale al santuario, che si svolge in occasione della festa della Madonna di Lourdes, si recano, insieme, indù e buddisti, musulmani e cristiani, protestanti e cattolici. È una folla imponente, di 30 o 40 mila persone che ripongono la loro fiducia nella capacità della Madre di Gesù di dar sollievo alle pene. E questo accade anche se, da qualche anno, il Myanmar è insanguinato da conflitti religiosi che vedono opporsi soprattutto buddisti e musulmani, a causa dei quali oltre duecento persone sono morte e circa 200 mila sono dovute fuggire. Sono rare, quindi, le occasioni pacifiche di incontro e di fratellanza interreligiosa come quella offerta dal santuario mariano. I fedeli, che vengono anche da molto lontano, passano la notte sotto tende di fortuna nel vasto giardino del santuario, e mentre pregano o partecipano alle Messe che si susseguono, nei diversi dialetti, nella grotta, sperano che il conflitto tra di loro - attizzato da opposte correnti politiche - finisca e che ognuno possa tornare a vivere nella propria casa, in pace.

 Lucetta Scaraffia


CONOSCERE I NEMICI
- L’ALTRO (diverso da me)
- L’AVVERSARIO (chi mi è contrario)
- LO SCOCCIATORE (chi mi irrita)
- IL FURBO (doppio gioco)
- IL PERSECUTORE (chi mi fa il male)

 NON ACCETTARE COME DEFINITIVA LA SITUAZIONE DI INIMICIZIA
 - A 300 metri il nemico è bersaglio
- A 3 metri è un uomo
- Vicino alla Croce è un fratello di sangue (il Sangue di Cristo!...)


Il Protettore dell’anno della nostra comunità: SANTA TERESA D’AVILA


Teresa di Gesù, o d’Ávila, al secolo Teresa Sánchez de Cepeda Dávila y  Ahumada (Ávila, 28 marzo 1515 – Alba de Tormes, 15 ottobre 1582), terzogenita di Alfonso Sánchez de Cepeda e di Beatrice de Ahumada, è stata una religiosa e mistica spagnola. Fu donna di eccezionali talenti di mente e di cuore. Fuggendo da casa, entrò a vent’anni nel Carmelo di Avila, in Spagna.

Faticò prima di arrivare a quella che lei chiama la sua «conversione», a 39 anni.

Ma l’incontro con alcuni direttori spirituali la lanciò a grandi passi verso la perfezione. Nel Carmelo concepì e attuò la riforma che prese il suo nome. Unì alla più alta contemplazione un’intensa attività come riformatrice dell’Ordine Carmelitano. Dopo il monastero di San Giuseppe in Avila, con l’autorizzazione del generale dell’Ordine si dedicò ad altre fondazioni e poté estendere la riforma anche al ramo maschile. Fedele alla Chiesa, nello spirito del Concilio di Trento, contribuì al rinnovamento dell’intera comunità ecclesiale. Morì a Alba de Tormes (Salamanca) nel 1582. Beatificata nel 1614, venne canonizzata nel 1622. Paolo VI, nel 1970, la proclamò Dottore della Chiesa.

NON PIU' SCHIAVI, MA FRATELLI


XLVIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE - 1° GENNAIO 2015

«NON PIÚ SCHIAVI, MA FRATELLI»

Il tema del messaggio del Santo Padre in occasione della XLVIII Giornata Mondiale della Pace, celebrata il 1° gennaio 2015, è stato «Non più schiavi, ma fratelli». Sin dagli esordi del Suo pontificato, papa Francesco ha richiamato le coscienze dei credenti alla conversione, a riconoscersi peccatori e ad evitare accuratamente, attraverso la vigilanza sul cuore sostenuta ed illuminata dalla preghiera e dalla carità, di trasformarsi da peccatori in corrotti, per i quali non c’è conversione possibile. Ora, volendo riflettere brevemente sul messaggio papale, potrei affermare che è schiavo proprio chi si è votato anima e corpo agli dèi della corruzione, servendoli ai loro altari: successo, potere, sesso senza responsabilità, cinismo, indifferenza verso la sorte di milioni di uomini e donne che nel mondo faticano finanche a soddisfare i bisogni primari. E’ schiavo del peccato, e quindi sodale di Satana, l’uomo che come il levita ed il sacerdore della parabola del Buon Samaritano, gira la testa dall’altra parte, evitando di posare uno sguardo amorevole sui malcapitati della storia, spesso vittime del capitalismo selvaggio e cinico che percuote i deboli e fa affari sui bisogni dei poveri. Le guerre che si combattono in molte aree del nostro pianeta sono il frutto marcio e maleodorante dell’egoismo che come diceva Nietzche, domina l’universo.

E’ la cappa di nero che ricopre i nostri cuori, i quali sono stati creati dal buon Dio per una funzione ben precisa: elidere le guerre ed ogni tipo di contesa e conflitto fra gli uomini e promuovere itinerari di pace e di solidarietà.

San Giovanni ci ricorda che solo l’amore perfetto caccia la paura. Quando è perfetto l’amore? Lo è quando noi siamo in grado di manifestarlo secondo gli stessi sentimenti del Padre manifestati dal Figlio, secondo le ispirazioni dello Spirito Santo e sull’esempio di Maria Vergine.

Ora, non siamo nati per essere schiavi né di altri uomini né delle nostre pessime inclinazioni, cioè del peccato, altrimenti sarebbe come fare memoria quotidiana della terra d’Egitto, dove gli ebrei furono schiavi degli egiziani e che, dopo l’Esodo, addirittura rimpiansero perché lì almeno vi si mangiavano pane e cipolle. Pensate un po’: Liberati dalla mano potente di Dio dalla tirannia, liberati dal potere del peccato che dà la morte, elevati al rango di figli e coeredi del Regno, non siamo capaci di riflettere sull’enorme ed incommensurabile privilegio e dono che il Signore, nella sua infinita misericordia, ci ha fatto: la libertà dei figli di Dio, esito dell’adesione dei cuori alle sue parole di vita.

Un ultimo pensiero dedico al Santo Padre, fatto oggetto di critiche pesanti e di attacchi feroci da parte di certi ambienti ecclesiali. Parole ignobili sono state scritte su di lui, seppure usando la vaselina, finanche da Vittorio Messori e da Antonio Socci, entrambi scrittori “cattolici” un tanto untuosi. La cosa mi ha profondamente meravigliato. Però, a ben vedere, non poteva non darsi la controffensiva di quanti nell’ambito della Chiesa (o meglio del Vaticano) si sentono pungolati dalle sferzanti, vere, incisive parole di papa Francesco, che non distingue fra curiali e non curiali, fra cardinali e semplici sacerdoti, fra laici e credenti. Nella sua estrema semplicità evangelica, Egli non fa altro che proclamare e rendere viva la parola di Dio. Ovvio che la cosa non trovi accoglienza in chi sostiene, chissà per quali reconditi fini, che il Papa scandalizza e sconcerta il cattolico medio. Proprio così: il cattolico medio. E chi sarebbe costui? Uno che vive con la testa nel vuoto dei cieli? Uno che non riflette e si beve di tutto? Uno mediamente credulone che è appagato dalle dubbie apparizioni di Medjugorje, dove una madonna chiacchierona invia, da più di vent’anni, messaggi a giorni alterni quasi fosse una postina?

La nostra Comunità ecclesiale esprime piena e convinta solidarietà e filiale vicinanza al Santo Padre, fautore di cammini di pace e di verità e giustizia. Che il Signore ce lo conservi ancora per molti anni per il bene della Sua Chiesa. 
Salvatore Bernocco



AMARE: VOCE DEL VERBO SOFFRIRE


Amare: voce del verbo soffrire, considerato che il verbo Amare si coniuga in tutti i modi e i tempi del verbo “soffrire” a cui deve essere disposto chi intende amare sul serio, senza sentimentalismi ed infantilismi di sorta.

E.L.P.

AGENDA GENNAIO


1 Alle 10,00 solenne Eucarestia preceduta dal canto Veni Creator e proclamazione del Santo Protettore dell’anno 2015 per la nostra Comunità.

2 Primo Venerdì al S. Cuore.

3 Alle 20,30 si riprende come ogni sabato la celebrazione Eucaristica neo-catecumenale.

6 Incontro dei bambini per la celebrazione della Epifania e la processione di Gesù Bambino in Piazza Castello.

7 Inizio del Percorso di fede per i fidanzati che celebrano quest’anno il sacramento del matrimonio.

8 Incontro catechisti parrocchiali.

9 Ripresa della scuola di catechesi per i ragazzi.

11 Battesimo di Gesù. Festa in Comunità e rinnovazione delle promesse battesimali.

14 Riunione Volontariato Vincenziano.

16 Incontro catechesi Giovani.

18 Inizio Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani.

21 Catechesi per gli adulti.

23 Adorazione animata dal Gruppo di Preghiera di P. Pio (ore 17,30).

28 Inizio del Triduo in onore di S. Ciro.

29 Tre Sere in preparazione alla festa di S. Giovanni Bosco nel 200° anniversario della sua nascita e che celebreremo la domenica 1° febbraio

Il Signore chiama a questi incontri

Nel tempo e nello spazio di Dio


Entrammo in dicembre con la buona partecipazione alla novena dell’Immacolata che si concluse con le Quarantore istituite ormai nel 1957 dal vescovo Mons. Marena. Ci ritrovammo poi per l’anniversario della Dedicazione della nostra chiesa parrocchiale (6 dicembre) e per stringerci intorno al nostro parroco don Vincenzo nell’anniversario sacerdotale (7 dicembre): 45° anno. Come ogni anno ci fu molta partecipazione di fedeli con la festa dell’Immacolata e il parroco con molti nostri amici si recò a Palazzo Caputi per la benedizione di un artistico presepe, lì allestito. Proseguì regolarmente la scuola di catechesi a tutti i livelli, mentre il giorno 16 ebbe inizio il novenario del Natale per gli adulti e per i ragazzi alle ore 19,30 di ogni sera. Anche la messa delle 5,30 della Vigilia, alla quale partecipò concelebrando don Peppino Ricchiuto di Bitonto, e quella di mezzanotte furono partecipate ampiamente, mentre le serate dopo Natale furono allietate dalla presenza dei vari gruppi. Il Gruppo Famiglia animò la liturgia del 28, festa della S. Famiglia e presso l’oratorio proseguì la festa da essi  organizzata.
 
Nonostante poi il freddo e la neve, la sera del 31 ci ritrovammo in parrocchia per le riflessioni conclusive dell’anno offerteci dal parroco e il canto del Te Deum di ringraziamento per l’anno trascorso.
 
Il 23 ci riunimmo poi per l’adorazione Eucaristica animata dal Gruppo di P. Pio. Grande successo poi ha riscosso il Presepe Vivente realizzato dai nostri amici di S. Rocco. Il 21 il parroco, alla presenza del Sindaco e delle altre autorità ha parlato ai presenti e ha poi benedetto il tragitto presepiale nel centro storico di Ruvo.

Luca

IN COMUNITÀ


 

E’ rinata al sacro fonte:
Campanale Ester
Si é addormentato nel Signore:
Campanale Salvatore
 
La Caritas Parrocchiale ha il suo CENTRO DI ASCOLTO in Vico G. Jatta, 4 ogni Lunedì dalle ore 19 alle 21
“Non dire solo che il mondo va male, comincia tu a far qualcosa nel tuo piccolo per migliorarlo...“

MICHELE DE LEO


La serie dei Centenari continua nella nostra Comunità. Ai centenari Antonio Paparella, Maria De Palo, Anna De Venuto e a Cataldo Stallone, vivente di 104 anni che va in giro, acquista il quotidiano e viene in parrocchia a pregare, si é aggiunto il 7 gennaio anche
MICHELE DE LEO
Il nostro Vescovo Don Gino, disse scherzosamente tempo addietro che avrebbe fatto un pensierino a trasferirsi nella nostra comunità, se si vive così a lungo.

Don Giuseppe Aruanno


E’ tornato novantenne, nei giorni scorsi alla Casa del Padre il nostro mai dimenticato 
Don Giuseppe Aruanno
nato nella nostra città di Ruvo e più tardi trasferito con la famiglia a Molfetta. Molto vicino e amico della nostra parrocchia ove risiedono i suoi familiari, operò tanto per la formazione dei sacerdoti nel Movimento dei Focolarini. La sua memoria sacerdotale é in benedizione presso quanti lo hanno conosciuto in Ruvo e fruito della sua esemplarità sacerdotale.