Gruppo Giovani: Eventi Natale 2010

Partecipate agli eventi organizzati dal Gruppo Giovani!

Giovedì 23 Dicembre, ore 19,30
Sala Don Tonino
Presepiando - Estrazione Lotteria

Martedì 28 Dicembre, ore 19,30
Sala Don Tonino
Tombolissima di Natale

Giovedì 30 Dicembre, ora 19,30
Sala Don Tonino
I pacchi nostri

Per informazioni e biglietti: Angelo e Flavia Fiore

Quarant’ore: un’alleanza con Lui

Miei Cari,
dopo i giorni della Settimana Santa, quelli più belli per la nostra Comunità sono quelli delle Quarantore o esposizione solenne del SS. Sacramento.
Come sapete, tradizionalmente si svolgono nei giorni che precedono la Festa dell’Immacolata e tutto facciamo convergere, dall’inizio dell’anno pastorale, a questi giorni di verifica, di adorazione e contemplazione per il nostro cammino di fede.
Sono queste le motivazioni per cui desidero offrirvi alcuni spunti per vivere il più intensamente possibile questi giorni eucaristici. E mi soffermo volentieri su una categoria tra le più belle e consolanti della Bibbia: “Alleanza” – la sentiamo pronunciare nel momento del calice: “il calice del mio sangue nella nuova alleanza”. Quasi il Maestro dicesse: Io, dato in mano agli uomini e crocifisso dal loro cuore indurito; Io, corpo spezzato e sangue versato per la vostra vita, sono il segno estremo e definitivo che Dio è con l’uomo, lo ama e non ha per nulla rinunciato al suo antico sogno di vedere nascere il suo Regno sulla Terra. L’uomo sa di essere necessità di Dio, suo partner, alleato, perché egli completi, tramite la creatura umana, la sua opera di bellezza e di bontà nel mondo. Ciò che non oseremo sperare, è realtà nell’Eucarestia, fu tangibile nell’Ultima Cena a quel pugno di uomini che sembravano amici di uno sconfitto, ma sapevano di esser circondati dalla premura vittoriosa del Padre perché fossero speranza del mondo. Il cristiano è questa chiamata, questa vocazione; prima ancora di percepirla. L’alleanza costituisce il suo essere più profondo, la sua intima verità.
Attraverso l’alleanza il Signore ci ha chiamati ad essere suoi alleati, per parlare di bontà e di misericordia, per trasformare questo mondo da regno della violenza in suo Regno di pace, quando ogni disgraziato lasciato morto per strada «dai ladroni» serviamo l’uomo, in definitiva la «vita». E se questa è la volontà del Dio dell’alleanza, ne segue che per vivere in pienezza l’Eucarestia, dovremo diventare «fratelli, sorelle, madri» del Cristo, intimi a Lui, gente che fa nascere sulla terra la tenerezza e la pace. Nasce di qui la voglia di sentirsi «alleati» di Dio, per compiere la sua opera: «fare di Cristo il cuore dell’universo».
Ci accompagnino questi pensieri nelle giornate eucaristiche che stiamo per vivere.

Cordialmente,
Don Vincenzo


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2000 - 13 Dicembre - 2010
1 ° Decennio di Episcopato di Don Gino
vivas - floreas - gaudeas
gli Amici del SS. Redentore

Michele Cantatore


Celebrandosi il 5° Anniversario della sua scomparsa, ecco il ricordo pronunziato dal
parroco durante il concerto in sua memoria sulla figura di un Laico doc qual’é stato


“A me non interessa né l’ottimista, né il pessimista, mi interessa l’uomo della speranza”. Così scriveva David Maria Turoldo; in tale contesto credo di poter annoverare Michele Cantatore tra le litanie interminabili dei laici santi che vanno componendosi nella storia che il Signore va scrivendo. Michele Cantatore fu l’uomo della speranza, la sua vita fu una conquista graduale, lenta e tormentata nella professione cristiana; una conquista intessuta di alternative, di esitazioni, di accostamenti timidi e inconsci alla luminosa fonte del soprannaturale e infine l’assestamento su una fede granitica che, costituendo l’approdo faticosamente raggiunto, divenne il punto di partenza di una missione che per oltre 60 anni svolse sotto il segno della più illuminata perseveranza nell’ambito liturgico della nostra chiesa di Ruvo. Con suo fratello Domenico è un continuo riandare, ogni volta che ci si incontra, a quei dettagli a volte non emersi chiaramente nella sua vita, ma che dicevano di una passione per la ricerca di Dio che si tramutava in sue composizioni dove la parola contava; non vi erano dissonanze, ma tutto diveniva una sinfonia da elevarti immediatamente al soprannaturale. Le sue numerose composizioni, prima fra tutte la prima delle tre messe intitolate alla S. Famiglia e che risale al 1947 fu eseguita prima dal coro di questa chiesa parrocchiale, le cui componenti non finì mai di elogiare per la fede e la squisitezza dell’impegno e dell’esecuzione. Ci fu poi una seconda Messa a tre voci in latino eseguite fino al 1967, anno in cui ne compose una terza, sempre a tre voci, per l’ordinazione sacerdotale di un presbitero di Ruvo. Ma la prima delle tre messe è quella che lo definisce e ne apre il suo cuore.
Le sue numerose composizioni, il forte attaccamento al canto gregoriano appreso da valenti sacerdoti ruvesi e squisitamente appropriatosene nella sua permanenza presso i benedettini di S. Giorgio a Venezia gli infondeva serenità e pace interiore. Per non parlare dei vari oratori ispirati al canto gregoriano, primo fra tutti quello della “lavanda dei piedi” con la stupenda antifona che lo contrassegnava e che modestamente ritengo la perla più bella di Michele “Exaltabo te Domine‘quamam suscepint me” Ti esalterò Signore perché mi hai ascoltato”.Umile, dimesso, di una pietà senza sofisticazioni, caritatevole, seppe leggere e scrutare i segni dei tempi, si adeguò e aiutò a fare altrettanto la comunità che servì con la musica e il canto liturgico, entrando nello spirito della liturgia rinnovata dal Concilio. I vescovi Taccone, Marena e Don Tonino lo apprezzarono tantissimo per questo suoi ministero.
Se il Vangelo è la buona notizia, non può non essere cantata: di qui il desiderio di fare cantare le belle pagine della Risurrezione di Lazzaro, dell’Annunciazione, del Figluol prodigo. Per queste sue composizioni in Oratorio tanto lavorò e si impegnò anche facendole eseguire fuori della nostra città presso la Santa Casa in Loreto. Ne ebbe apprezzamento e plauso per aver fatto cantare le parole; non ci sarebbe stato bisogno di accompagnamento perché cantava lo stesso testo.
Che dire poi della interminabile sequenza di “laudi” soprattutto alla Vergine: dalla Ave Maria composta per il matrimonio del fratello Domenico, alla Salve Regina e a quella bellissima laude “Salve, regina dei cieli” che immancabilmente faceva eseguire dal coro parrocchiale durante la messa mattutina che concludeva il mese mariano di ottobre in questa parrocchia. E in ultimo non può dimenticarsi il repertorio natalizio con a capo la messa pastorale che egli aveva composta negli anni‘’40 con alcuni temi che i vescovi di Ruvo provenienti dall’Irpinia avevano portato da noi. Ma si misurò anche con alcune pastorali, la più bella fra tutte “Nella grotta poverella”, con testo di Nicola Pende da lui mirabilmente musicato.
Questa mia umile e povera testimonianza si pone questa sera come doverosa riconoscenza a questa luminosa figura di laico che la Provvidenza mi mise accanto nella mia formazione sacerdotale. Mi fu e gli fui sempre accanto, da seminarista, da rettore del Santuario suburbano della Madonna delle Grazie, da vice parroco e parroco di questa diletta comunità. Se il canto caratterizza e offre il meglio durante le nostre celebrazioni si deve a quanto lui ha operato e fatto non soltanto qui ma anche in quelle comunità che hanno fruito della sua formazione spirituale e musicale.
Per concludere, se per obbedire ad una istanza di sintesi vogliamo definire Michele Cantatore dovremo dirlo un uomo di fede: di fede nelle verità rivelate, nella potenza intermediatrice della Vergine Santa, nel progresso della civiltà dell’uomo, nella bontà e fraternità umana. Attraverso la musica liturgica Michele Cantatore visse come vedendo l’invisibile: ciò che solo il cuore, il desiderio, il sogno, l'intuizione rendono visibile.
Quale dono maggiore poteva accordarmi la Provvidenza? Quello di essergli – da solo – vicino sul letto di morte nell’ospedale di Terlizzi quel 5 ottobre di 5 anni fa, di amministragli gli ultimi sacramenti e di vederlo spegnere mentre recitavamo insieme la Salve Regina. Gli occhi di lui, non vedente, si spalancavano nella penetrazione del mistero di Dio, da lui sempre cercato.

I figli, fateli scendere dal trono

Rigorosamente necessario qualche “no” piazzato al momento giusto.
Gli psicologi giurano che in educazione devono prevalere i “sì”, ma aggiungono che qualche “no” pronunciato con fermezza invita i figli alla riflessione e smaschera le false certezze.
Papà e mamma non possono comunque dormire, sono chiamati a vigilare. Da che mondo è mondo, l’educazione è un esercizio da ambo le parti: di chi guida, di chi è guidato alla vita.
È molto interessante un racconto degli indiani d’America sull’iniziazione. In molte tribù i ragazzi, raggiunta l’età della pubertà, vengono sottoposti a una serie di prove, come dormire fuori dalla tenda, lontano dalla famiglia, abituarsi a sopportare la fame, la sete, il sonno. Devono poi sottoporsi a lunghi momenti di istruzione da parte degli anziani. In uno di questi momenti gli anziani che dovevano vegliare si erano stancati e si erano addormentati, mentre i giovani cominciavano a perdersi chi in un modo, chi in un altro.
Nella crescita del figlio è vietato ai genitori di addormentarsi. I genitori sono chiamati ad assicurare ai figli una presenza costante, emotivamente significativa. Vigilare non vuol dire assumere il cipiglio distaccato, significa indicare la strada senza mai stancarsi. Significa fermezza, autorevolezza, capacità di segnare il percorso e porre dei limiti.
Il limite aiuta a comprendere quello che noi siamo, orienta la crescita, ci insegna a metterci nella giusta posizione evitando deliri di onnipotenza. I “no” aiutano a crescere: verità elementare, eppure così poco presente nella prassi educativa. Il figlio cresce quando viene aiutato a comprendere che la felicità non sta nell’aver tutto, ma nel percorrere la strada con le sue gioie e le sue difficoltà. Dal limite nasce la coscienza della responsabilità.
Quando vediamo i nostri figli puntigliosi, irremovibili nelle richieste, perfino impietosi nel volere cose che sono al di là della possibilità materiale, è il caso di domandarci se abbiamo sparso troppi generosi “sì” sulla loro strada dorata. Ora sono adolescenti, ora per loro è normale pretendere una vacanza a Londra, se non ai tropici. Li abbiamo tenuti sul trono. Questo è il dramma. “Signora, dove va a ferragosto?”. E la signora, che tira col marito la vita da affittuaria, si rabbuia in volto. Lei e lui restano in casa, mentre i figli sono in volo felici, contenti e
impassibili a tanta sofferenza.

LUCE DEL MONDO


Il nuovo libro-intervista di Papa Benedetto XVI, “Luce del mondo”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, ha già fatto discutere molto. Il Papa affronta i più importanti temi di attualità e del mondo della Chiesa, come la questione della pedofilia, del matrimonio, dell’omosessualità. Sua Santità ha risposto alle domande dello scrittore e giornalista tedesco Peter Seewald che dal 26 al 31 luglio di quest’anno lo ha intervistato a Castelgandolfo. In particolare ha suscitato interesse ciò che il Papa ha detto sull’uso del profilattico:
“Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l’infezione dell’Hiv”. Per Benedetto XVI, “è veramente necessaria una umanizzazione della sessualità.
Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l’espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé”.
È evidente che il Papa non ha dato il placet all’uso indiscriminato del profilattico, ma ha parlato di “casi” che ne giustificano l’uso, ma per una finalità etica: l’umanizzazione della sessualità. Secondo il Papa va compiuto un salto di qualità dal fenomeno dell’uso e consumo del sesso, della genitalizzazione della sessualità, all’amore responsabile dentro cui il sesso gioca un ruolo unitivo e procreativo secondo il disegno di Dio.
Alcuni hanno strumentalizzato le parole del Papa, scrivendo di aperture o di progressi nell’ambito della morale sessuale, semmai soffermandosi sulla prima parte ma non anche sulla seconda, che spiega e chiarisce il suo pensiero. Poiché l’unione dei corpi è un atto d’amore, è cioè di donazione di sé all’altro, l’uso indiscriminato di un contraccettivo lancia un messaggio di segno opposto, cioè di cosificazione dell’altro, inteso come oggetto e non come persona. Da questa visone materialistica derivano molti mali, fra cui la promiscuità, il dilagare di talune malattie, lo sfibramento del tessuto familiare, sottoposto a notevoli tensioni proprio a causa della sessualizzazione dei costumi.
Non si tratta quindi di rinunciare al sesso, ma di farne veicolo di elevazione morale e di donazione di sé, traguardi che si raggiungono se si vive una sana e feconda spiritualità.

Salvatore Bernocco

Spettacolo senza spiritualità

Il recente spettacolo di Avetrana lascia perplessi: su un delitto perpretato in modo orrendo, i riflettori si accendono sulle persone possibili autori: su di loro ogni ricerca, ogni sospetto, ogni parola, ogni gesto per carpirne responsabilità ed altro.
Un silenzio totale si è fatto sulla ragazza uccisa: nessuna riflessione sulle sue doti, sulla sua giovane età, sul significato della tempesta assassina che ha sradicato la sua vita, sul valore di una giovinezza piegata come fragile stelo, sul significato di una vita terrena strappata ma trapiantata dal tempo all’eternità.
Tutto questo linguaggio è stato scaricato dai mass-media che ancora oggi tengono banco e forte audience.
Se si eccettua l’ora dei funerali quando il segno della spiritualità ha irrorato la bara della quindicenne, il restante tempo è stato incapsulato in un desolante commento di ipotesi, dimenticando che anche queste ore di ferocia umana devono esser commentate da un pensiero che rende dignità ai valori della vita.
Solo la voce della madre ha emesso un soffio di spiritualità: “Io credo nella
resurrezione ed allora incontrerò mia figlia”.
Il messaggio spirituale alleggerisce la pesantezza dell’orrido e consente di arginare
il mediatico dei mostri.
Prosegue intanto, in TV, la danza dell’orrendo!

R.F.

Ricordo



La Comunità si raccoglie in preghiera perché il Signore accolga nella sua pace il Card. MICHELE GIORDANO, grande amico del parroco Don Vincenzo e della nostra Parrocchia, onorata dalla Sua presenza nel maggio 2002 per celebrare il 1° Centenario della Chiesa del SS. Redentore.
Si unirà altresì nella Celebrazione in suo suffragio, fissata per l’11 Dicembre.

A U G U R I

Il 7 dicembre di 41 anni fa il Vescovo Mons. Marena ordinava sacerdote il nostro amato parroco Don Vincenzo. L’8 dicembre, Festa dell’Immacolata, Don Vincenzo celebrò la sua Prima Messa. Gli uomini “avranno sempre bisogno di Dio”, e quindi “di sacerdoti”, per cui il sacerdozio cattolico non è una cosa del passato, ma del futuro, scrisse Papa Benedetto XVI ai seminaristi di tutto il mondo dopo la chiusura dell’Anno Sacerdotale. Oggi, soggiunse il Papa, molte persone “pensano che il sacerdozio cattolico non sia una ‘professione’ per il futuro, ma che appartenga piuttosto al passato”. Così non è per diverse ragioni, specie se riflettiamo sulla necessità che ci siano, oggi più di ieri, uomini capaci di indicare una prospettiva spirituale in un’epoca caratterizzata da un ateismo militante, da un relativismo spinto e da un diffuso libertinaggio, dimentica di Dio e lontana dalla Chiesa e dai Sacramenti della salvezza. A Don Vincenzo auguriamo di essere modello di riferimento per il popolo di Dio, di essere un uomo aperto al futuro, di continuare nel suo impegno fattivo di servitore degli uomini, in specie degli ultimi.

Nel Mese

Col pellegrinaggio a Pompei ci introducemmo nel mese di novembre durante il quale la nostra riflessione andò sulla vita che continua oltre la morte; su questo ci istruì il parroco, insieme alle lezioni sul Vangelo che sta proponendoci sul tema: “Gesù e
le donne”. Incontri di verifica e di coordinamento si tennero per catechisti e giovani. Anche i genitori dei ragazzi di catechismo furono intrattenuti dal parroco in preparazione al tempo di Avvento.
Come anche si ebbe la catechesi per le associate alla Madonna del Buon Consiglio. E intanto fervono i preparativi per il Presepe vivente che gli amici del sodalizio di S. Rocco stanno preparando anche per quest’anno. A fine mese, insieme al tempo di Avvento, demmo inizio agli incontri mariani in preparazione alla festa dell’Immacolata, momento forte nella vita della nostra Comunità.
Interessante e benevolmente accolto il Mercatino di Natale, realizzato dalla Caritas parrocchiale. Molto partecipato il Concerto per ricordare il M ° Michele Cantatore nel V anno della sua scomparsa ed eseguito dalle corali di Ruvo sotto la direzione
dei Maestri Rino Campanale e Angelo Anselmi.

Luca