Miei Cari,
mi è capitato tra le mani un “sogno d’estate”: un testo firmato Michel Seyrat, trovato
in una piccola chiesa del sud della Francia,
pubblicato da “L’Echo” di Losanna, che qui
vi propongo tradotto in lingua italiana.
Signore, ti prego, dà un pò di vacanze alla
tua Chiesa. E’ il tuo corpo, Signore, e lui ha
pure bisogno di riposo. Da mille e novecento e più anni lavora a tutto spiano, predica
senza pause, parla, scrive, tuona, costruisce ogni giorno, poi cura e amministra,
viaggia e pellegrina in mille pellegrinaggi,
dogmatizza, teorizza, moralizza, organizza,
è tradizionalista oppure sinistroide, talvolta
fa politica, talaltra divide benedice e assolve, scrive e istruisce, beatifica, scomunica,
pacifica. Da una parte si svuota, altrove
si riempie, talvolta si ripete, qualche volta
si rinnova. O Signore, un pò di vacanze
per la Chiesa! Alcuni hanno paura che si
esaurisca. Quando viene l’estate sogno
una chiesa piccola, albergo sulla riva di un
lago, e ciascuno può raccontare nel tepore
delle sere estive il suo orgoglio e la sua
pena. Sogno una Chiesa-spiaggia, inzuppata di luce, dove nessuno ha vergogna
né del corpo, né degli occhi, una Chiesa
nell’infinito che riflette il mare. Sogno una
Chiesa-tenda, sempre pronta a migrare,
per andare dove l’uomo ha bisogno d’un
riparo. Sogno una Chiesa che mostra i suoi
crucci, che sorride, si distende, si apre,
ascolta e perdona. Sogno una Chiesa-tavola a vela, leggera, ogni vela dispiegata
ed ebbra di vento. Sogno una Chiesa che
non corra all’ultimo appuntamento di ieri,
con un’agenda sovraccarica, ma abbia una
pagina bianca, per un domani aperto e disponibile. Sogno una Chiesa-festa popolare
e festival, una Chiesa-orchestra di jazz, una
Chiesa danzante con forze nuove. Il mondo
intero ha bisogno di vacanze. I poveri
anche, soprattutto i poveri. Chi può offrirele vacanze ai poveri, se non la tua Chiesa,
o Signore? O certo, facciamo ch’essa pure
abbia buone vacanze.
E’ un’invocazione-augurio per la nostra
comunità parrocchiale e per ogni credente.
Tutti abbiamo estremo bisogno in quest’epoca frenetica di una pagina bianca per un
domani aperto e disponibile allo Spirito di
Dio. Serve per ciascuno una vacanza... per
respirare a pieni polmoni, stare in silenzio,
riassaporare il gusto della vita, riscoprire
l’importanza delle piccole cose e farne
partecipi gli altri.
Ci vuole una pagina bianca per sentirsi
liberati dalla pesantezza che fa curvare le
nostre giornate nello sforzo di accumulare,
nell’ansia del fare. «Dobbiamo difenderci -
scrive Romano Guardini nel libro dedicato
alle virtù – contro l’ininterrotto fiume di
chiacchiere che percorre il mondo,
difenderci come uno che ha il petto
oppresso e cerca di assicurarsi il respiro.
Altrimenti qualcosa inaridisce in noi. Ma
il chiasso esteriore è soltanto una metà,
e forse quella più difficile da superare.
L’altra metà è il chiasso interiore: il caos
dei pensieri, il groviglio dei desideri, le
inquietudini e le angosce dello spirito, il peso delle depressioni, il muro
delle ottusità, e tutte le altre cose che si
ammucchiano nel nostro mondo intimo
come detriti sopra una sorgente occlusa». Serve una pagina bianca perché
il Signore Gesù possa scrivere quelle
parole che danno luce, che cambiano
lo sguardo, che orientano il cuore alla
gratuità, all’umile ascolto delle attese
dell’altro, alla scioltezza di camminare ogni giorno verso la vita. Serve
una pagina bianca perché la mano del
fratello possa tracciare parole pensate,
che nascono dal di dentro e che portano
frutti di raccoglimento e di pace nell’anima. Dopo un anno trascorso tra mille
preoccupazioni, ecco arrivare puntuali
le vacanze: punto d’approdo di una anno
di duro lavoro, momento di serenità
per ritrovare se stessi in un rapporto di
gratuità con le persone, con la natura;
tempo propizio per ritrovarsi capaci di
cercare e contemplare il volto di Dio.
don Vincenzo
AD UN ANNO DALLA MORTE DEL VESCOVO DON GINO
Il 6 luglio del 2015 si spegneva
improvvisamente in Molfetta don
Luigi Martella, Vescovo della nostra
Diocesi, eletto il 13 dicembre del 2000
e consacrato il 10 marzo dell’anno
successivo. Il 20 aprile 2008, dopo aver
nominato postulatore Agostino Superbo e
vice-postulatori Domenico Amato e Silvia
Correale, emanò un editto per introdurre
la causa diocesana di beatificazione e
canonizzazione di Antonio Bello, suo
predecessore sulla cattedra molfettese.
I funerali si tennero l’8 luglio nella
cattedrale di Santa Maria Assunta di
Molfetta. Le esequie furono presiedute
dell’arcivescovo di Bari-Bitonto Francesco
Cacucci. Una seconda cerimonia funebre
si tenne il giorno successivo alle ore 17
nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio
a Depressa, suo paese natale, presieduta
dal vescovo di Ugento-Santa Maria di
Leuca Vito Angiuli. La salma è stata
sepolta nel cimitero cittadino.
Compì una visita pastorale della Diocesi
dal 3 dicembre 2006 al 28 giugno 2008,
che toccò anche la nostra parrocchia.
Sabato 28 giugno, sul corso antistante
alla Cattedrale di Molfetta, tenne
un’omelia a conclusione della predetta
visita, di cui riportiamo uno stralcio:
«Cristo Pastore delle nostre anime,
attraverso la mia povera persona,
ha visitato dal 3 dicembre 2006 fino
ad oggi, 28 giugno 2008, vigilia della
solennità dei SS. Apostoli Pietro e
Paolo, le 36 parrocchie della nostra
Chiesa diocesana. Siano rese grazie
innanzitutto a Dio, Signore della storia,
che conduce le sue creature per i retti
sentieri della vita e governa i popoli
con amore. Grazie anche a tutti voi per
questa vostra presenza, concorde e
partecipe nella gratitudine e nella gioia,
per un’esperienza straordinariamente
ricca e feconda di doni umani e
spirituali. Grazie perché avete creduto
con me alla bontà e all’importanza
dell’iniziativa così impegnativa; grazie
per la risposta entusiasta e convinta di
tutte le comunità. Un grazie sincero a
tutti i parroci e sacerdoti i quali davvero
si sono impegnati, con grande zelo, per
coinvolgere tutti i fedeli, come fanno
sempre nell’azione pastorale, in una corsa
senza respiro. E poi, consentitemi di
esprimere un grazie particolare ad alcune
persone che hanno dato un contributo
notevole alla buona riuscita della Visita».
Ne ricordiamo l’impegno apostolico
instancabile e l’affetto che portava verso
la nostra Comunità che, ad un anno dal
decesso, si stringe concorde in preghiera.
S.B.
S.B.
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Anno XXX - 352
Onde sempre nuove
Quando ero bambina e i miei genitori
ci portavano al mare, ricordo che
avevo paura a mettere i piedi
nell’acqua. Avevo paura che ci fossero
i granchi - li scambiavo per le piccole
conchiglie che spesso sono sul fondo
vicino alla riva - e avevo paura di cadere,
perché le onde nel “tornare indietro”
scavavano un po’ la sabbia e mi sentivo
“portare via”. Ma, anno dopo anno, ho
fatto l’esperienza che i granchiolini, se
c’erano, scappavano e le onde, in realtà,
mi cullavano e accarezzavano. Ho finito
per amare molto quel mettere i piedi
nell’acqua e camminare sulla riva del
mare. Soprattutto al mattino presto. Poi,
un giorno, un’amica mi ha mandato una
cartolina con un pensiero di Holley Gerrh:
«Ti sei mai fermata sulla riva del mare a
guardare le onde che arrivano? L’amore di
Dio è come le onde: costante, continuo,
sicuro, sempre nuovo. La Sua misericordia
e il Suo amore sono nuovi ogni mattina.
Ogni giorno riceviamo una nuova “onda”
del Suo amore e della Sua grazia».
P.B.
P.B.
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Anno XXX - 352
Chiare, fresche et dolci acque
Chiare, fresche et dolci acque è la
canzone numero CXXVI (126)
del Canzoniere di Francesco
Petrarca. La prendiamo a spunto per
parlare della fontanina che eroga acqua
fresca e buona in Piazza Giacomo Matteotti. Su quella fontanina è stata posta
una targa che riporta una frase celebre
del politico assassinato dai fascisti nel
1924: «Uccidete pure me, ma l’idea
che è in me non l’ucciderete mai». La
domanda che ci poniamo è la seguente:
era proprio necessario intitolare una
fontana al suddetto politico? A chi è
venuto in mente, visto che già la piazza
è a lui denominata? È come intitolare un
sedile a Gaetano Salvemini, ad esempio.
Ci sembra una sorta di svilimento della
sua figura oppure, se si vede la faccenda
da un altro punto di vista, un ulteriore
elogio postumo, ma enfatico e superfluo.
Anche nelle piccole cose ci vuole senso
della misura e buon gusto.
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Anno XXX - 352
Riflettiamo sui temi dell’Anno Santo della Misericordia: LE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE
Su Fermento dello scorso mese di maggio abbiamo trattato delle sette opere di misericordia corporale. Su questo
numero ci occuperemo delle sette opere di
misericordia spirituale, tenendo presente
che le une non sono separabili dalle altre.
Tutte costituiscono un corpo unico in cui
il materiale si fonde con lo spirituale e viceversa. La prima opera di misericordia
spirituale è consigliare i dubbiosi.Vi sono
dubbi che ineriscono alla vita, alle scelte
da effettuare, e dubbi in materia di fede. In
entrambi i casi dovremmo essere in grado,
usando il buon senso, l’esperienza e la parola di Dio, di suggerire una via d’uscita
dal dubbio, spesso tormentoso e fonte di
disperazione. Ci vuole molto tatto e soprattutto una conoscenza approfondita delle
cose della vita e della fede, per cui ritengo
che solo chi ha ricevuto un dono particolare
dallo Spirito Santo possa essere capace di
indicare la retta via, di tracciare un percorso di salvezza.
Questa prima opera si collega alla consolazione degli afflitti.Non è affatto semplice
addolcire le pene fisiche, morali, psicologiche di chi versa in una condizione di afflizione. Il ricorso alla Parola di Dio e la
vicinanza fisica e spirituale possono fare
molto. Chi è nel bisogno non va lasciato
solo, va sostenuto anche materialmente,
giacché l’afflizione può essere causata anche, ad esempio, dalla mancanza di lavoro,
di un reddito che sia sufficiente a condurre
una vita libera e dignitosa, per cui non basta una parola buona.
Alla consolazione degli afflitti fa quasi
da contraltare la paziente sopportazione delle persone moleste. Quest’opera
di misericordia ci chiama ad esercitare la
virtù sublime della pazienza e della tolleranza. Quante persone difficili, complicate,
noiose, moleste incontriamo ogni giorno!
Quanta gente che ci critica senza ragione, che ci
rende la vita complicata,
che ci diffama o calunnia. La reazione istintiva
sarebbe quella di reagire
con fermezza e durezza,
mentre il Signore ci chiede di usare misericordia,
di sopportare le molestie,
di non opporre resistenza,
quindi di perdonare le offese ricevute, altra opera
di misericordia spirituale.
Si ricordi che chi possiede la virtù della pazienza
possiede sé stesso, è padrone di sé stesso. Chi è
capace di perdonare è simile al Padre che perdona
i nostri peccati se noi, a
nostra volta, perdoniamo
agli altri le loro colpe verso di noi.
Occorre poi insegnare
agli ignoranti. Per poter
insegnare occorre conoscere, aver appreso, imparato, approfondito. Ma
cosa dobbiamo insegnare? La matematica, il latino, il diritto? No, dobbiamo insegnare il Vangelo
e la sua scienza d’amore
e di perdono, di carità e
di misericordia. In questo
modo saremmo anche idonei ad ammonire
i peccatori, perché avremo appreso ciò che
è bene e ciò che è male secondo il Vangelo, senza dimenticare di annoverarci fra i
peccatori e quindi di ammonire noi stessi.
Infine, pregare Dio per i vivi e per i morti.La preghiera è il cibo dell’anima, è un
ponte lanciato verso il Cielo e che ci unisce
a Dio e alla schiera dei Santi. Funge da preparazione dello spirito alla confessione e
alla comunione. Ma non dobbiamo pregare
solo per i nostri bisogni materiali e spirituali, bensì anche per quelli degli altri esseri
viventi e per le anime dei defunti, affinché
possano presto vedere la gloria di Dio. Mi
riferisco alle anime cosiddette purganti,
non a quelle che, per loro scelta, si sono
dannate. La loro sorte è segnata, purtroppo. «C’era un uomo ricco, che era vestito
di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome
Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di
piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che
cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani
venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno
il povero morì e fu portato dagli angeli nel
seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu
sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti,
levò gli occhi e vide di lontano Abramo e
Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta
del dito e bagnarmi la lingua, perché questa
fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni
durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi
mali; ora invece lui è consolato e tu sei in
mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi
è stabilito un grande abisso: coloro che di
qui vogliono passare da voi non possono,
né di costì si può attraversare fino a noi.
E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di
mandarlo a casa di mio padre, perché ho
cinque fratelli. Li ammonisca, perché non
vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè
e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre
Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da
loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se
non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se
uno risuscitasse dai morti saranno persuasi» (Luca 16,19-31).
Salvatore Bernocco
Salvatore Bernocco
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Anno XXX - 352
Nel tempo e nello spazio di Dio
Iniziammo con la pratica del mese al S.
Cuore, mentre il parroco col vescovo don
Mimmo e una trentina di presbiteri della
Diocesi parteciparono a Roma al Giubileo dei
Sacerdoti. Si ebbero poi gli incontri conclusiviconsuntivi per i catechisti e gli altri movimenti
parrocchiali. Durante la riunione dei
catechisti, presso Villa
Pasqualina, il parroco
presentò la pergamena
ricordo dei 50 anni di
servizio in parrocchia ad
Anna Tremadio e si ebbe un
momento di festa.
Partecipammo poi tutti alla
processione eucaristica
dell’Ottavario del Corpus
Domini, mentre si intensificò
la preparazione dei ragazzi
che il giorno 19 ricevettero la
cresima. Sia pure in sordina ebbe
inizio per un gruppo di ragazzo
l’Oratorio estivo diretto da Adele,
Maria e altri collaboratori e si
va avanti senza alcuna remunerazione: si è
data precedenza ai fanciulli che provengono
da famiglie indigenti. Anche per i giovani
compresi quelli che fanno parte degli Amici di S. Rocco è in atto la preparazione al
campo scuola a Boncore – Torre Lapillo che
avverrà nella seconda metà di agosto. Si
ebbero poi altri incontri, compreso quello
conclusivo col Volontariato Vincenziano: don
Vincenzo celebrò l’Eucarestia domestica e
il ritiro spirituale per le aderenti.
Anche per il gruppo famiglia si
tennero le conclusivo e l’inizio
alle domeniche presso Villa
Pasqualina. Per l’Associazione
delle iscritte alla Madonna del
Buon Consiglio il parroco dettò
la meditazione conclusiva.
Con somma pace poi le tre
Comunità neo-catecumenali
accolsero e si incontrarono
col Vescovo don Mimmo
che parlò loro sollecitandole
ad un impegno fattivo e di
progresso nel cammino
di fede. Seguì poi
l’incontro conviviale. L’adorazione in
preparazione alla solennità del Corpus Domini
e quella del 23 del mese animata dal gruppo di
P. Pio coronarono in modo completo il mese
eucaristico di giugno. Il ritiro spirituale per i
cresimandi ebbe luogo a Calentano.
Luca
Luca
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