Miei Cari,
novembre ci orienta, come Comunità,
alla solennità di Cristo Re dell’universo,
titolare della nostra Parrocchia.
Andremo preparandoci in modo adeguato
fissando il nostro sguardo su Cristo
Redentore del mondo, attraverso i
suggerimenti dell’esortazione del Papa e,
di recente, del nostro Vescovo con la sua
Lettera pastorale sulla famiglia.
Tutto ci predispone a contemplare il volto
di Cristo, nelle molteplici forme della
sua presenza che non può non ispirarsi a
quanto di Lui ci dice la Sacra Scrittura;
ancorati ad essa ci apriamo all’azione
dello Spirito e insieme alla testimonianza
degli Apostoli che hanno fatto esperienza
viva di Cristo, il Verbo della vita, lo
hanno visto con i loro occhi, udito con
le orecchie, toccato con le loro mani. Per
cui il Redentore da contemplare non è
solo il Cristo storico, “via, verità evita”,
ma anche il Cristo risorto, orizzonte della
nostra fierezza e della nostra speranza.
Scaturisce di qui la necessità che il Cristo
diventi il nostro programma da vivere e
da realizzare: non si tratta - ci dice il Papa - di inventare un nostro programma.
C’è già. E’ quello di sempre, raccolto dal
Vangelo e dalla viva Tradizione.
Esso si incentra in Cristo stesso, da
conoscere, da amare, imitare, per vivere
in lui la vita trinitaria e trasformare con
lui la storia fino al suo compimento nella
Gerusalemme celeste. E’ un programma
che non cambia col variare dei tempi e
della cultura, anche se del tempo e della
cultura tiene conto per un dialogo vero e
una comunicazione efficace.
Ci studieremo, quindi, come singoli e
come Comunità di conoscere Cristo,
tramite la sua Parola che è parola di Dio
al mondo perché l’umanità si trovi con il
vero senso della propria vita.
Amare Cristo, come orizzonte finale
della nostra vita e presenza operante
nell’intimità di ogni persona.
Presenza che va accolta, ascoltata,
seguita, mediante la sapienza per cui,
attratti dall’amore alla verità, possiamo
camminare verso una vita sempre più
vera e autentica, nella sequela di Cristo,
nostro Re.
Imitare Cristo come chi da’ posto a
Lui perché viva in noi e possa rivelare il
suo volto in ciascuno di noi e in noi che
formiamo il suo corpo.
Vivere di Cristo, attingendo per Lui, con
Lui e in lui, la vita trinitaria, sia come
persone che come Chiesa, chiamata a
vivere nei rapporti interni e col mondo
quello che intercorre nella Trinità.
Generare Cristo nella storia, giorno
dopo giorno fino alla consumazione dei
secoli, dilatando il Regno di Dio e delle
sue esigenze, inaugurata dal Redentore
e continuata nella Chiesa, sacramento,
segno del suo Regno.
Ci trovi la imminente solennità di Cristo
Re, predisposti a questo programma.
Ripartire da Lui, crocefisso e risorto,
animati dalla fede, quella che trasporta
le montagne, non in un istante, ma
passo dopo passo, cioè nella logica
della speranza. È il fiore più bello che
offriremo al SS. Redentore. E intanto
vi ricordo che martedì 6 dicembre il
nostro Vescovo don Mimmo sarà tra noi,
alle 18.00.
Cordialmente,
d. Vincenzo
Il referendum costituzionale del 4 Dicembre
Il prossimo 4 dicembre, dalle 7 alle 23,
si terrà il referendum confermativo
della riforma della Costituzione
varata dal governo Renzi.
La riforma concerne la modifica di più di 40 articoli della Carta costituzionale, in particolare modificando le attribuzioni del Senato e il numero dei senatori, che da 315 vengono ridotti a 100. Ma questi senatori non verranno eletti direttamente dal corpo elettorale, ma dai Consigli regionali (elezione di secondo livello). 21 di essi saranno sindaci. Inoltre bisogna annoverare i cosiddetti senatori di diritto a vita (ex presidenti della Repubblica) e quelli nominati dal capo dello Stato per meriti conseguiti nel campo della scienza, della cultura, ecc. Così stando le cose, gli italiani non voteranno più per il Senato, ma solo per la Camera dei Deputati, i quali restano 630, un numero abnorme rispetto alla popolazione italiana.
Molti si pongono il quesito: perché ridurre il numero dei senatori e non anche quello dei deputati? È un mistero tutto italiano. Si pensi che negli Stati Uniti il Congresso è composto da 435 deputati e 100 senatori. Gli abitanti sono 306 milioni. In Germania nel Bundestag (Parlamento federale) siedono 612 deputati, mentre il Bundesrat (Consiglio federale) conta 69 membri. La popolazione è di 82 milioni di persone. Al 1° gennaio 2016 la popolazione in Italia è di 60 milioni 656 mila residenti. È evidente la sproporzione fra popolazione italiana e numero dei parlamentari.
Una riforma equilibrata e funzionale alla reale riduzione dei costi dell’apparato politico avrebbe dovuto contemplare anche la riduzione del numero dei deputati. Altre domande concernono i consiglieri regionali e i sindaci. Costoro devono occuparsi dei problemi delle loro Regioni e dei loro Comuni oppure devono svolgere le funzioni di senatore? Come si può sedere al Senato cinque giorni su sette e occuparsi contestualmente delle problematiche locali?
Altro mistero tutto italiano. Probabilmente si introdurrà per legge la bilocazione o multilocazione, cioè la supposta capacità di un corpo di essere contemporaneamente presente in due o più luoghi diversi. E poi non siamo in presenza di un accumulo di incarichi che andrebbe invece scoraggiato?
I propugnatori del SI ritengono invece che la riforma sia necessaria per ammodernare il Paese e rendere più spedita l’azione del Governo.
Votare è un diritto ed è un dovere. Votare implica il dovere civico di informarsi e di assumere una decisione meditata e autonoma, non influenzata dalle direttive dei partiti di maggioranza o di minoranza, di chi è per il SI e chi propende per il NO per spirito di parte.
Di certo il 4 dicembre segna una tappa importante della storia costituzionale e istituzionale del nostro Paese. Il mio auspicio è che, qualunque sia il risultato delle urne, il sistema Italia possa decollare e combattere l’unico fenomeno che, a mio avviso, ne ostacola la crescita: la corruzione del settore pubblico che, secondo talune stime, tocca la cifra esorbitante di 60 miliardi l’anno.
Salvatore Bernocco
La riforma concerne la modifica di più di 40 articoli della Carta costituzionale, in particolare modificando le attribuzioni del Senato e il numero dei senatori, che da 315 vengono ridotti a 100. Ma questi senatori non verranno eletti direttamente dal corpo elettorale, ma dai Consigli regionali (elezione di secondo livello). 21 di essi saranno sindaci. Inoltre bisogna annoverare i cosiddetti senatori di diritto a vita (ex presidenti della Repubblica) e quelli nominati dal capo dello Stato per meriti conseguiti nel campo della scienza, della cultura, ecc. Così stando le cose, gli italiani non voteranno più per il Senato, ma solo per la Camera dei Deputati, i quali restano 630, un numero abnorme rispetto alla popolazione italiana.
Molti si pongono il quesito: perché ridurre il numero dei senatori e non anche quello dei deputati? È un mistero tutto italiano. Si pensi che negli Stati Uniti il Congresso è composto da 435 deputati e 100 senatori. Gli abitanti sono 306 milioni. In Germania nel Bundestag (Parlamento federale) siedono 612 deputati, mentre il Bundesrat (Consiglio federale) conta 69 membri. La popolazione è di 82 milioni di persone. Al 1° gennaio 2016 la popolazione in Italia è di 60 milioni 656 mila residenti. È evidente la sproporzione fra popolazione italiana e numero dei parlamentari.
Una riforma equilibrata e funzionale alla reale riduzione dei costi dell’apparato politico avrebbe dovuto contemplare anche la riduzione del numero dei deputati. Altre domande concernono i consiglieri regionali e i sindaci. Costoro devono occuparsi dei problemi delle loro Regioni e dei loro Comuni oppure devono svolgere le funzioni di senatore? Come si può sedere al Senato cinque giorni su sette e occuparsi contestualmente delle problematiche locali?
Altro mistero tutto italiano. Probabilmente si introdurrà per legge la bilocazione o multilocazione, cioè la supposta capacità di un corpo di essere contemporaneamente presente in due o più luoghi diversi. E poi non siamo in presenza di un accumulo di incarichi che andrebbe invece scoraggiato?
I propugnatori del SI ritengono invece che la riforma sia necessaria per ammodernare il Paese e rendere più spedita l’azione del Governo.
Votare è un diritto ed è un dovere. Votare implica il dovere civico di informarsi e di assumere una decisione meditata e autonoma, non influenzata dalle direttive dei partiti di maggioranza o di minoranza, di chi è per il SI e chi propende per il NO per spirito di parte.
Di certo il 4 dicembre segna una tappa importante della storia costituzionale e istituzionale del nostro Paese. Il mio auspicio è che, qualunque sia il risultato delle urne, il sistema Italia possa decollare e combattere l’unico fenomeno che, a mio avviso, ne ostacola la crescita: la corruzione del settore pubblico che, secondo talune stime, tocca la cifra esorbitante di 60 miliardi l’anno.
Salvatore Bernocco
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ANNO XXX - 356
IL MONDO CAMBIA… E LA PARROCCHIA?
All'inizio del nuovo anno pastorale, il
Vescovo ci fa dono di un Convegno
sul ruolo della parrocchia nella nuova
evangelizzazione.
Credo che alcune riflessioni potranno bene
orientarci su questo tema sul quale peraltro
siamo tornati in passato più volte non per
crogiolarci su una realtà insostituibile quanto per rivitalizzarla dall'interno e abilitarla
sempre più verso la nuova evangelizzazione,
come più volte il Papa e i vescovi ci hanno
stimolato a fare.
Se difatti urge sempre più, porre la nuova
evangelizzazione al centro dell’ansia missionaria della Chiesa, nuova nei metodi, nell'ordine,
nel linguaggio, la parrocchia può e deve svolgere un ruolo da protagonista. Ci si è chiesto
difatti: “Il mondo cambia... e la Parrocchia?
Essa, disegnata nella sua fisionomia appare
come ultimo decentramento della Chiesa e,
soprattutto, come presenza della medesima
nel territorio, dove gli uomini vivono e intersecano relazioni tra loro e attorno a Cristo: tale
relazione, pertanto, - affermava Mons. Romeo, Nunzio Ap. in Italia- prima ancora di essere “fatto sociologico” è “evento teologico”.
E se la Chiesa nasce dal bisogno di comunicare l’esperienza di fede vissuta con Cristo, la
parrocchia si configura come la Comunità dei
credenti che garantiscono in un determinato
territorio la testimonianza di un’esperienza di
salvezza integrale dell’uomo. Per cui l’attività
missionaria, l’uscire cioè fuori dal perimetro parrocchiale, l’incontro con il non credente
e la comunicazione della fede debbono con
chiarezza costituire l’impegno primario di una
parrocchia intorno al quale si costruisce tutto
il resto.
Ne scaturisce pertanto che la parrocchia che
si pone oggi in ascolto delle sfide del mondo
contemporaneo in continua trasformazione,
è chiamata a divenire casa e scuola in cui
si cresce nella fede, che diventa cantiere di
formazione, scuola di comunione, punto di
speranza, segno del “totalmente altro”, snodo
di collaborazione, incrocio di culture, spazio
di dialogo, tirocinio di vita cristiana nelle sue
molteplici vocazioni. Conclusione: perché la
parrocchia diventi avamposto missionario nel
suo quartiere, le nuove piste da percorrere e
sulle quali non rifletteremo mai abbastanza
sono l’evangelizzazione, il laicato, la formazione, il territorio, l’inculturazione, la comunicazione, la comunità.
Se vogliamo - ricordava un vescovo -, la parrocchia è oggi chiamata ad essere, come
Giona, profeta di Dio in una città pagana. Al
lavoro quindi, tutti insieme, e con grande fiducia e speranza nel Signore che fa nuove tutte
le cose.
Anche noi che a volte ci lasciamo prendere
dallo scoraggiamento nel riprendere il cammino.
E’ il mio augurio all'inizio di questo nuovo
anno pastorale.
d. Vincenzo
d. Vincenzo
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ANNO XXX - 356
IL TERREMOTO E IL CASTIGO DI DIO
Purtroppo capita che anche certi
sacerdoti o frati dicano delle cose
che offuscano l’immagine di Dio.
È quanto è accaduto qualche tempo fa,
quando a Radio Maria, la radio di padre
Livio Fanzaga, nota per le sue posizioni
tradizionaliste, padre Giovanni Cavalcoli
ha affermato che il terremoto che ha
colpito il centro Italia è il castigo di Dio per
le unioni civili.
Padre Cavalcoli è stato sospeso da Radio
Maria ed è stato redarguito dalla Santa
Sede.
In effetti il Dio di Cristo non è il Dio che
castiga gli uomini per i loro peccati, ma è
il Dio che punta alla redenzione dell’uomo,
al recupero alla vita di colui che pecca
o ha peccato. Emblematica al riguardo
è la parabola del Padre misericordioso
(Lc 15, 11-32), che non bastona il figlio
degenere, ma che lo accoglie: «Quando
era ancora lontano, suo padre lo vide,
ebbe compassione, gli corse incontro,
gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli
disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e
davanti a te; non sono più degno di essere
chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai
servi: “Presto, portate qui il vestito più
bello e fateglielo indossare, mettetegli
l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete
il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e
facciamo festa, perché questo mio figlio
era morto ed è tornato in vita, era perduto
ed è stato ritrovato”. E cominciarono a
far festa». Potremmo anche richiamare
la parabola della pecorella smarrita (Lc
15,4-7). Il Signore è quindi sempre pronto
al perdono e a donare il suo spirito a chi
glielo chiede. Lui stesso ha detto di essere
Fermento venuto per i malati e non per i sani, quindi
le affermazioni apocalittiche di padre
Cavalcoli non trovano appigli nei Vangeli,
anzi equiparano il Dio di Gesù ad un dio
capriccioso ed instabile, vendicativo
e giustiziere, geloso della felicità degli
uomini. Non ci siamo. Se seguissimo
la logica di padre Cavalcoli potremmo
sostenere la tesi che ogni croce (malattia)
viene da Dio ed è il suo castigo, mentre
Dio non manda nessuna croce, è vicino
a chi è in croce a causa delle sofferenze
legate alla nostra natura umana, fragile e
precaria. Nei Vangeli sono descritti episodi
di prodigi e guarigioni operati dal Signore,
per cui come potrebbe Dio spargere croci
e poi sanare, guarire? Non sarebbe un dio
stravagante, matto? Non siamo figli di un
dio pazzo. I terremoti ci sono sempre stati,
come ci sono state alluvioni, disgrazie,
uccisioni di massa. Il mondo sarebbe finito
da un pezzo se il Signore avesse voluto
punire l’umanità per i suoi peccati. Invece
egli aspetta pazientemente che l’albero
dia il suo frutto, lo pota, se ne prende cura
come una madre si prende cura della sua
creatura.
Quindi, non diamo retta a certe visioni
terribili di Dio. Piuttosto convertiamoci
ogni giorno alla sua Parola salvifica,
preghiamo e rispondiamo al suo amore
gratuito usando misericordia e carità
verso tutti. Il giudizio non spetta a noi,
ma a colui che ci conosce meglio di
qualunque altro.
S. B.
S. B.
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ANNO XXX - 356
Nel tempo e nello spazio di Dio
Con la dovuta solennità demmo inizio
alla pratica del mese di ottobre in onore
della Madonna del Rosario. Come pure
iniziammo i primi venerdì del mese. Dopo i
vari incontri con i catechisti ebbe inizio anche
la scuola di catechismo per i
fanciulli che riceveranno in
quest’anno i sacramenti. Si
avviò così l’anno pastorale
incentrato sulla Famiglia e
i cui orientamenti sono stati
forniti dalla lettera pastorale
del vescovo don Mimmo.
Tutti gli operatori pastorali
hanno potuto esaminare e
approfondire il testo, mentre
i responsabili del Gruppo
famiglia hanno partecipato
agli incontri diocesani e fino a
tutto ottobre tutti gli aderenti al
gruppo si sono incontrati a Villa
Pasqualina ogni domenica. Come
ogni mese non sono mancati gli appuntamenti
eucaristici guidati dai gruppi dell’Eucarestia
e di S. Pio da Pietrelcina. Anche alcuni dei
nostri hanno partecipato al pellegrinaggio
diocesano a Roma per l’anno giubilare che va concludendosi. Gli incontri di catechesi a
tutti i livelli sono stati condotti puntualmente
e la verifica non è mancata con i singoli e
con i responsabili. Ogni venerdì sera c’è
stata la presenza degli animatori
per il canto sulla liturgia e molto
significativa è stata la presenza
dei partecipanti. Si è poi tenuto
in Molfetta presso il Seminario
minore il rito del “Passaggio”
della Prima Comunità del
Cammino neo-catecumenale,
presieduto dal vescovo
don Mimmo; alla Comunità
della nostra parrocchia si
è unita anche quella di
Altamura. La conclusione
del mese del rosario,
recitato sia prima della
messa vespertina che alle
20,30 dal Gruppo famiglia
e giovani, si è concluso con il pellegrinaggio
annuale a Pompei il 1° novembre. Onorato in
ultimo l’appuntamento catechistico-liturgico
per le associate della Madonna del Buon
Consiglio.
Luca
Luca
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ANNO XXX - 356
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