Miei cari,
Il periodo estivo, quello delle cosiddette vacanze, l'andare verso i monti o il mare, attraverso sentieri che non sai a volte dove ti conducono, fa pensare al nostro "cammino".Come camminava Gesù o i discepoli: "Mentre andavano per la via", è scritto. Mi sembra sia questa la figura più appropriata della fede - ogni tanto ci si interroga su che cosa sia la fede - è un cammino, è stare sulla strada, dietro a Gesù. Purtroppo è avvenuta una riduzione, un impoverimento della fede, cioè una fede ridotta, impoverita a dottrina, come ci ha ricordato il Papa di recente. Lo si avverte quando in Matteo si dice: "Andate e ammaestrate tutte le genti". Dove "ammaestrare" è un fatto di dottrina. Da piccoli noi si andava in parrocchia per "la dottrina". Ma il testo greco del Vangelo non dice "ammaestrate", ma dice: "fate discepoli" che non è mettere in testa qualcosa a qualcuno, ma fare in modo che ognuno di noi si metta in cammino, dietro Gesù. Non per nulla i primi cristiani erano chiamati quelli della via, della strada, la strada di Gesù. Per cui è stato più forte e rassicurante ammaestrare, che stare sempre in cammino: e il viaggio non è mai concluso. Cristiani non si fìnisce mai di diventarlo. Gesù è sempre davanti, non nelle formule, negli schemi mentali.E' oltre. Sta nella strada, sta in cammino. Questa è la fede. Sulle strade ci sono a volte le nostre intolleranze, intransigenze dure a morire. Sul nostro cammino, le intolleranze, i tentativi di mettere i paletti: "o dentro o fuori". Un metodo comodo che tenta di semplificare la realtà complessa e contraddittoria della strada su cui camminiamo.Ma Gesù non ha nulla da spartire con coloro che invocano un fuoco che distrugga. E' ben altro il fuoco che lui vuole si accenda. Bisogna misurarsi sulla sequela di Gesù. Egli ci fa intendere che per seguirlo occorre scordarsi la "tana" e cioè l'avventura è continua nella strada; non è essa il luogo del riposo, degli addormentati. "Perfino quando io dormo - dice il Cantico dei Cantici - il mio cuore veglia". Chi sta in cammino con Gesù mette da parte affetti che legano a memorie morte, ma a quelle capaci di rigenerare esperienze nuove e vive, oggi. Chi cammina con Gesù infine non deve volgersi indietro. Ci sono nostalgie che rallentano il passo, ci sono indugi che fanno perdere l'occasione propizia, ci sono situazioni difficili che possono far rimpiangere il passato. Fede vuol dire "camminare sulle acque". Il cammino nel quale i! Signore ci ha introdotti non consente di volgersi indietro, come indietro non si è volto Gesù. I mesi estivi ci confermino in questi pensieri; camminiamo con Gesù, senza rimpianti. Scommettiamo tutto su di Lui e il futuro non ci farà mai paura. E' il mio auspicio e l'augurio per levacanze.
Cordialmente
Don Vincenzo
RUVO : CITTA' DELL’ EUCARISTIA
È un momento forte e di verifica l'annuale festa patronale dell'Ottavario del Corpus Domini. Difatti l'antica città di Ruvo di Puglia - dal 1986 unita a quella di Molfetta - attende e si ritrova puntualmente intorno all'Eucaristia per rendere il tributo più alto di amore e di adorazione al Figlio di Dio che sì rende presente sotto i segni sacramentali del Pane e del Vino. Una comunità, quella di Ruvo, che dalla fine del '500 ha posto al centro quella "fragilissima particela bianca" che, come felicemente ai esprimeva il mai dimenticato Vescovo Don Tonino Bello, è "l'epicentro di uno splendido terremoto che dà senso all'affanno degli uomini, al fluire della vita, al crescere delle foreste, agli amori delle creature, al silenzio dei deserti, alla gioia dei fortunati, al pianto dei poveri."Non poteva mancare per tale solennità la solerte e paterna presenza del Vescovo diocesano Mons. Luigi Martella che di recente ha terminato la sua visita pastorale nelle otto parrocchie della città. Si direbbe che l'omelia da lui dettata durante la concelebrazione col Presbiterio da lui presieduta, ha quasi in filigrana rimarcato i temi della comunione, della corresponsabilità per la missione. L'Eucaristia è il pane della vita, del nostro cammino. Gesù ci offre la Parola che illumina e il Pane, elementi essenziali per "guarire" dentro. Dobbiamo noi stessi dare da mangiare. A tanti che aspettano. Dare è la nostra vera ricchezza. Gesù ci mostra che è ricco non colui che ha ma colui che dona. È la logica dell'amore. È l'insegnamento perenne dell'Eucaristia. Dopo la solenne concelebrazione, dalla Cattedrale si è snodata la grandiosa processione per le vie della città. È tramonto, come quello in cui i discepoli di Emmaus che sono attanagliati dal dubbio e che esplodono in un impeto di adorazione e richiesta: "Resta con noi perché si fa sera." Tutte le comunità sono state presenti, le parrocchie, le associazioni, i movimenti, le confraternite e tanto tanto popolo che ha pregato ed invocato per incontrarsi con Lui. Ma il momento più bello si è avuto nella centralissima e ampia Piazza Castello dove, da un altare magnificamente addobbato, Mons. Martella ha potuto rivolgere ad una folla straripante che le mura della cattedrale non avrebbero certo potuto contenere, la sua vibrante parola, affermando che l'Eucaristia è la "scuola di ogni cammino", perché Gesù ha fatto esperienza di ogni cammino, da quello della ricerca a quello dell'accoglienza, della sofferenza e della croce. Per dare valore e significato al nostro cammino ogni altra scuola presenterebbe ambiguità e non certezze per giungere alla meta. Alla solenne benedizione eucaristica impartita alla città e che ha concluso la stupenda giornata della festa patronale dell'Ottavario del Corpus Domini, ampio risalto è stato dato alla composta e devota processione cui tutti hanno partecipato, non ultima l'Amministrazione Comunale col gonfalone e il Sindaco Ing. Michele Stragapede che ha retto nei percorsi minori l'ombrello d'onore. Veramente - come non mai - la città di Ruvo ha mantenuta alta la tradizione e il vanto di definirsi "città dell'Eucaristia."
V.P.
V.P.
Leggi tutti gli articoli di questo numero:
ANNO XXI - N.7-8
L'IDEOLOGIA DELLA SECOLARIZZAZIONE
La secolarizzazione (dal latino seculus, con il significato di mondo), è quel fenomeno per il quale la società non adotta più un comportamento sacrale. si allontana da schemi, usi e costumi tradizionali, da posizioni dogmaticbe e aprioristiche, specialmente in campo religioso. Essa coincide con la scristianizzazione delle nostre società occidentali, per cui il cristianesimo sarebbe roba vecchia, fantasie di altri tempi e di una umanità infantile ed ignorante, e la religione, per dirla con Marx, l'oppio dei popoli. La secolarizzazione ha allontanato Dio dal cuore dell'uomo, rendendolo più cinico, ottuso ed egoista. Ha avuto dei riflessi importami (e devastanti) sul piano sociale. Aborto e divorzio ne sono delle conseguenze, per esempio. II nichilismo ne è un aspetto, come pure l'edonismo esasperato, la ricerca spasmodica del piacere con ogni mezzo lecito ed illecito, droga, sesso, alcol. Insomma, la secolarizzazione, che potremmo chiamare anche filosofia mondana, ha per obiettivo la cesura coi valori tradizionali e una sorta d'i avventurismo sul piano etico, l'individualismo valoriale, per cui ognuno si fabbrica una sua teoria della vita e dei valori, un suo dio, una sua religione, una sua etica, che spesso etica non è. Il vizio è antico, a dire il vero: io al posto di Dio, l'uomo che si reputa creatore di se stesso. Le conseguenze nefaste vanno rubricate alla voce "secolarizzazione". Ma di essa parlò con toni entusiastici colui che dovrebbe essere il leader del nascente Partito Democratico, Walter Veltroni, in un suo testo del 1997 intitolato "Governare da sinistra" (Baldini & Castoldi). Egli vanta la cosiddetta società civile che "ha imposto, ad esempio con il divorzio, la secolarizzazione dell'Italia." L'elogio della secolarizzazione fa a meno di riflettere sui guasti della mentalità divorzista, che sono sotto gli occhi di tutti: crescita esponenziale della solitudine, sbando educativo di moltissimi giovani, timore di mettere su famiglia. Ad essa è pure da ricollegarsi il dilagare delle cosiddette convivenze e delle coppie di fatto, con la pressante richiesta di tipizzare sul piano giuridico nuove e motto discutibili forme di unioni etero ed omosessuali. Quel tipo di mentalità, di cui Veltroni tessé l'elogio, rende ingovernabile una nazione in modo assoluto, giacché alla base, a ben federe, v'è un concetto anarchico e radicaloide di svolgimento della propria personalità. Penso che se queste saranno le fondamenta valoriali e filosofiche del nuovo (sic!) soggetto politico, sia indispensabile che i cosiddetti cattolici democratici si chiariscano ed approfondiscano il senso della loro collocazione in un contesto che guarda non al cattolicesimo democratico e liberale, a De Gasperi e a Moro, ma in modo marcato al socialismo europeo alla Zapatero. Sbaglia quindi il poliedrico e fantasioso Follini a definire il nuovo soggetto una sorta di nuova Democrazia Cristiana che guarda a sinistra. Di cristiano ci sarà poco, e quel poco sarà contaminato dalle soverchianti influenze socialiste ed anarcoidi. In realtà il Partito Democratico sarà il contenitore della nuova sinistra moderata (un tempo avremmo detto socialdemocratica), non di certo una nuova Democrazia Cristiana.
S.B.
S.B.
Leggi tutti gli articoli di questo numero:
ANNO XXI - N.7-8
IL CATTOLICESIMO E LE METE DEGNE DELL'UOMO
Il Gay Pride di Roma si è risolto nella solita pagliacciata. Slogan offensivi contro il Vaticano e il Santo Padre si sono alternati a sfottò nei riguardi della senatrice Binetti e dell'on. Clemente Mastella, il cui unico ed imperdonabile difetto consiste nel dire chiaramente come stanno la cose in materia di rapporti fra i sessi e di famiglia, e quindi di difendere un modello tradiaonale che non ha alternative praticabili o soltanto ipotizzabili: soltanto alcune menti contorte possono pensare all'esistenza dì una “famiglia” omosessuale. L'on. Griffini dei D.S. si spinge a dichiarare la vittoria del Gay Pride sul Family Day, un parallelismo insensato quanto foriero di ulteriori polemiche, il quale mostra ogni ragionevole dubbio quale fosse lo scopo dagli organizzatori della indecorosa sfilata romana: vilipendere il Papa, offendere i sentimenti di milioni di cattolici, premere politicamente sulla maggioranza di governo perché approvi presto, senza rinvii, la legge sui Dico, quella stessa legge che finanche Fassino ritiene debba essere emendata quanto alla tutela dei diritti individuali. Per quelli una strada praticabile esiste, ed è quella del Codice Civile, fermo restando che l'adozione non è configurabile quale diritto della coppia omosessuale. C'è un insuperabile pre-giudizio di ordine naturale e razionale, quindi etico, che lo impedisce e che nessuna sfilata, per quanto rariopinta, indecente a buffonesca, potrà sovvertire.L'etica non è questione di numeri, ma di ragione e di valori. La stessa ragione, se bene usata, ci suggerisce di distinguere, di evitare pericolose confusioni e fughe in avanti su temi tanto delicati, che la tradizione, o meglio fa natura umana, non è modificabile a proprio piacimento, che ci sono limiti che non vanno oltrepassati, pena lo sgretolamento sociale ed il generale impazzimento. Non ogni particolare condizione personale può essere oggetto di diritti; non ogni pretesa individuale o di gruppi organizzati può essere assunta dal diritto positivo e tutelata. La via maestra è data, oggi come ieri, da un riformismo fondato pur sempre sull'ordine naturale, da cui una misura dì ordine sociale e di equilibrio. È giusto tutelare la famiglia, non è giusto introdurre modelli che la scimmiottino e, nei fatti, ne depotenzino il ruolo ed il significato.Il disordine non può mai assurgere a misura di ordine e di fatto moralmente accettabile. Non è un discorso di conservazione o retrogrado, e, se ci appare evidente che nulla è perfetto sotto il sole, pur tuttavia sappiamo bene che si cresce se si aderisce ad un modello di perfezione che sappiamo esistere e al quale tentiamo ogni giorno di accostarci, non senza fatica e rinunce. Indicare all'uomo mète parziali o moralmente eccepibili o non degne di lui significa svuotarne la volontà, paralizzarne lo spinto, farne un essere inferiore ed infelice. È quanto il tanto contrastato Cattolicesimo intende scongiurare.
Salvatore Bernocco
Salvatore Bernocco
Leggi tutti gli articoli di questo numero:
ANNO XXI - N.7-8
Indicate dal vescovo Don Gino - LINEE PASTORALI 2007-2008
Dopo l'impegno volto all'interiorità, a partire dal mese di settembre sarà la volta della relazionalità, la seconda fase del progetto pastorale diocesano ''Con Cristo sui sentieri della speranza". Entrare in relazione con gli altri è compito apparentemente semplice perché dovremmo esservi naturalmente portati in quanto esseri naturalmente relazionali o sociali. Ma essere sociali non è la stessa cosa che essere "socievoli", cioè aperti al prossimo ed alla comunità degli uomini, la quale ha bisogno di svilupparsi secondo le direttrici di una sana e non egoistica relazionalità. Il modo di intendere i rapporti sociali condiziona molti aspetti della vita sociale, direi tutti. Dalla politica al lavoro, dalla famiglia ai rapporti condominiali, dalla vita delle parrocchie alle associazioni, tutto si svolge nel modo segnato dal nostro modo di intendere la relazione con gli altri. Se le nostre relazioni hanno un fondamento egoistico non si farà molta strada, e quella strada per giunta sarà cosparsa di ostacoli e di lotte intestine. Se in vece esse hanno al centro il valore della persona umana e la promozione della sua dignità, si procederà verso traguardi di bene e di benessere comune. Ad una sana relazionalità, come riflette il nostro Vescovo Mons. Martella, è sufficiente la riscoperta della Speranza, della Parola. La Parola di Dio spiritualmente ci eleva, ma non al di sopra degli altri. Essa ci conduce a quel Dio che si è fatto relazione, che ha voluto incontrarsi con l'uomo d'ogni luogo e tempo per parlargli di liberazione dal peccato e di una vita che continua oltre la morte fisica. Per stabilire una importante, ineludibile e sconvolgente equazione spirituale: se si fa relazione qui con l'altro uomo, si fa per ciò stesso relazione con Dio.
S.B.
Leggi tutti gli articoli di questo numero:
ANNO XXI - N.7-8
RES SACRA, PUER! - Il bambino è una cosa sacra
Se un bambino vive nella critica, impara a condannare.
Se vive nell'ostilità, impara a litigare.
Se vive nella paura, impara ad essere apprensivo.
Se vive nel ridicolo, impara la timidezza.
Se vive nell'ipocrisia, impara la doppiezza.
Se vive nella meschinità, impara la vigliaccheria.
Se vive nei capricci, impara l'intolleranza.
Se vive nella superficialità, impara l'indifferenza.
Se vive nella lealtà, impara la correttezza.
Se vive nella condivisione, impara la generosità.
Se vive nell'incoraggiamento, impara la fiducia.
Se vive nella tolleranza, impara la pazienza.
Se vive nella franchezza, impara la verità.
Se vive nell'onestà, impara la giustizia.
se vive nell'amore, impara ad amare e a costruire per tutti un mondo migliore.
Giovenale
Se vive nell'ostilità, impara a litigare.
Se vive nella paura, impara ad essere apprensivo.
Se vive nel ridicolo, impara la timidezza.
Se vive nell'ipocrisia, impara la doppiezza.
Se vive nella meschinità, impara la vigliaccheria.
Se vive nei capricci, impara l'intolleranza.
Se vive nella superficialità, impara l'indifferenza.
Se vive nella lealtà, impara la correttezza.
Se vive nella condivisione, impara la generosità.
Se vive nell'incoraggiamento, impara la fiducia.
Se vive nella tolleranza, impara la pazienza.
Se vive nella franchezza, impara la verità.
Se vive nell'onestà, impara la giustizia.
se vive nell'amore, impara ad amare e a costruire per tutti un mondo migliore.
Giovenale
Leggi tutti gli articoli di questo numero:
ANNO XXI - N.7-8
Nel Mese
Il mese eucaristico, dedicato al Sacro Cuore di Gesù ci ha visti ulteriormente impegnati a preparare la comunità a due principali eventi: !a Messa di Prima Comunione di venti nostri fanciulli e la solennità dell'Ottavario del Corpus Domini; né è mancata l'Adorazione animata dai Gruppi Eucaristici parrocchiali o quella animata dal nostro parroco presso il Centro Eucaristico cittadino, il 15 giugno, solennità del Sacro Cuore e giornata per santificazione dei sacerdoti. Il giorno del Corpus Domini, durante una liturgia preparata con fede e amore da nostri catechisti i fanciulli di 4^ elementare hanno ricevuto la Prima Comunione. E' stato un momento bello che ha registrato la presenza di genitori e parenti dei comunicati per la prima volta e che hanno partecipato poi con gli altri fedeli della Comunità alla Processione Eucaristica presieduta dal Vescovo il 17 giugno. Vibrante l'intervento fatto in Piazza Castello dal Vescovo: "Ogni nostro cammino (di cui la processione è segno) non può non attingere da questa scuola - ha detto il Vescovo - la scuola dell'Eucarestia - Gesù ha percorso ogni nostro cammino" - Per la conclusione dell'anno pastorale - Tanto intenso quest'anno - i nostri hanno partecipato al Convegno diocesano tenutosi a Molfetta, durante il quale insieme al nostro Vescovo ha parlato anche quello di Castellaneta, Mons. Fragnelli. Il parroco ha poi presieduto il Consiglio Pastorale durante il quale ha fatto una carrellata su quello che è stato realizzato nell'anno e prima di tutto la Visita Pastorale di dicembre.
Un incontro specifico si è tenuto presso la Villa Jazzo de Cesare per i catechisti con i quali il parroco ha fatto il punto della situazione: il prossimo anno verterà sulla "Parola di Dio " in particolare. Meglio quindi qualificarci per far discepoli nel modo migliore i membri della Comunità. Con tanta solennità si è concluso il mese al S. Cuore; durante la celebrazione del 30 giugno ha curato la liturgia il coro musicale del M° Rino Campanale.
Luca
Un incontro specifico si è tenuto presso la Villa Jazzo de Cesare per i catechisti con i quali il parroco ha fatto il punto della situazione: il prossimo anno verterà sulla "Parola di Dio " in particolare. Meglio quindi qualificarci per far discepoli nel modo migliore i membri della Comunità. Con tanta solennità si è concluso il mese al S. Cuore; durante la celebrazione del 30 giugno ha curato la liturgia il coro musicale del M° Rino Campanale.
Luca
Leggi tutti gli articoli di questo numero:
ANNO XXI - N.7-8
Iscriviti a:
Post (Atom)