Il prossimo 4 dicembre, dalle 7 alle 23,
si terrà il referendum confermativo
della riforma della Costituzione
varata dal governo Renzi.
La riforma
concerne la modifica di più di 40 articoli
della Carta costituzionale, in particolare
modificando le attribuzioni del Senato
e il numero dei senatori, che da 315
vengono ridotti a 100. Ma questi senatori
non verranno eletti direttamente dal corpo
elettorale, ma dai Consigli regionali
(elezione di secondo livello). 21 di
essi saranno sindaci. Inoltre bisogna
annoverare i cosiddetti senatori di diritto
a vita (ex presidenti della Repubblica) e
quelli nominati dal capo dello Stato per
meriti conseguiti nel campo della scienza,
della cultura, ecc. Così stando le cose, gli
italiani non voteranno più per il Senato,
ma solo per la Camera dei Deputati, i
quali restano 630, un numero abnorme
rispetto alla popolazione italiana.
Molti
si pongono il quesito: perché ridurre il
numero dei senatori e non anche quello
dei deputati? È un mistero tutto italiano.
Si pensi che negli Stati Uniti il Congresso
è composto da 435 deputati e 100
senatori. Gli abitanti sono 306 milioni.
In Germania nel Bundestag (Parlamento
federale) siedono 612 deputati, mentre
il Bundesrat (Consiglio federale) conta
69 membri. La popolazione è di 82
milioni di persone. Al 1° gennaio
2016 la popolazione in Italia è di 60
milioni 656 mila residenti. È evidente
la sproporzione fra popolazione italiana
e numero dei parlamentari.
Una riforma
equilibrata e funzionale alla reale
riduzione dei costi dell’apparato politico
avrebbe dovuto contemplare anche
la riduzione del numero dei deputati.
Altre domande concernono i consiglieri
regionali e i sindaci. Costoro devono
occuparsi dei problemi delle loro Regioni
e dei loro Comuni oppure devono
svolgere le funzioni di senatore? Come
si può sedere al Senato cinque giorni su
sette e occuparsi contestualmente delle
problematiche locali?
Altro mistero tutto
italiano. Probabilmente si introdurrà per
legge la bilocazione o multilocazione,
cioè la supposta capacità di un corpo di
essere contemporaneamente presente in
due o più luoghi diversi. E poi non siamo
in presenza di un accumulo di incarichi
che andrebbe invece scoraggiato?
I propugnatori del SI ritengono invece
che la riforma sia necessaria per
ammodernare il Paese e rendere più
spedita l’azione del Governo.
Votare è un diritto ed è un dovere. Votare
implica il dovere civico di informarsi e
di assumere una decisione meditata e autonoma, non influenzata dalle direttive
dei partiti di maggioranza o di minoranza,
di chi è per il SI e chi propende per il NO
per spirito di parte.
Di certo il 4 dicembre segna una tappa
importante della storia costituzionale
e istituzionale del nostro Paese. Il
mio auspicio è che, qualunque sia il
risultato delle urne, il sistema Italia possa
decollare e combattere l’unico fenomeno
che, a mio avviso, ne ostacola la crescita:
la corruzione del settore pubblico che,
secondo talune stime, tocca la cifra
esorbitante di 60 miliardi l’anno.
Salvatore Bernocco