FIGLIO DI CHI?

Può un bambino avere due genitori dello stesso sesso? Da qualche tempo questo interrogativo si pone alla coscienza individuale ed a quella collettiva, coinvolgendo aspetti etici, morali, civili, religiosi. La questione è riemersa prepotentemente a seguito dell’acquisto  di un bambino da parte di un politico terlizzese e del suo compagno di vita. Vendola e Testa hanno – così raccontano le cronache – affittato, preso a noleggio all’estero l’utero di una donna  che, inseminata, ha partorito un maschio che è stato ceduto, dietro lauto compenso, ai due succitati. Vendola chiama il bambino nato da quella donna “mio figlio”. È lapalissiano che c’è qualcosa che non quadra. Secondo natura e ragione un figlio è di colei che lo partorisce, ed è frutto dell’unione di un uomo e di una donna. Essendo impossibile, quindi innaturale, che due donne o due uomini possano concepire, come possono due uomini affermare di avere avuto un figlio che, invece, è stato acquistato come si acquista un oggetto qualsiasi? Questo bambino, quindi, non è di Vendola né del suo compagno. Questo bambino sarà allevato da due persone di sesso maschile. Tutt’al più colei che lo ha partorito dovrà, sempre per volere di Vendola, assumere il ruolo secondario di zia. Si tratta perciò di un grande imbroglio perpetrato ai danni di un neonato, il quale, fra qualche anno, sarà posto dinanzi alla verità. Con quali esiti? Quali reazioni avrà Tobia Antonio? Il Parlamento, dopo un lungo iter, ha approvato la legge sulle cosiddette unioni civili. Tutto sommato si è riempito un vuoto normativo rispetto a scelte di vita che molte coppie hanno compiuto. A noi può piacere o meno, ma fatto sta che determinate situazioni vanno normate, differenziandole dal matrimonio civile o religioso. Le unioni civili, che riguardano anche coppie eterosessuali, non sono una terza forma di matrimonio. Esse attribuiscono determinati diritti e doveri a chi decide di “ufficializzare”una convivenza diversa dal patto nuziale. Ma qui dovremmo fermarci, secondo natura e retta ragione, nel senso che non sono concepibili adozioni a coppie omosessuali, semmai affittando l’utero di qualche donna in difficoltà economiche. I figli, anche per le coppie eterosessuali, non sono un diritto, ma un dono di Dio. Non sono oggetti con cui baloccarsi. Vi è, per chi ha i requisiti previsti dalle norme, la possibilità di ricorrere all’adozione, sempre in un contesto che preveda la presenza di una figura maschile e di una femminile per l’equilibrato sviluppo della persona umana. Il disegno di Dio, che ha creato l’uomo e la donna e l’intera creazione, non può essere traviato da leggi umane inique, irrazionali e contrarie al diritto naturale voluto da Dio. Perché è la stessa natura che si ribellerà, presentandoci il conto.
                                                                                                                     Salvatore Bernocco