Dove eravamo rimasti?

Ci eravamo lasciati che tutto (o quasi) pareva esente da conflitti devastanti, quali quelli che oggi infiammano il mondo e che hanno indotto il Santo Padre a parlare di una sorta di terza guerra mondiale combattuta in modo frazionato. Tanto per portare qualche cifra, in Africa sono coinvolti ben 26 Stati e 156 tra milizie-guerrigliere, gruppi separatisti e gruppi anarchici. In Asia, 15 Stati e 128 tra milizie-guerriglieri, gruppi separatisti e gruppi anarchici. In Europa, 9 Stati e 71 tra milizie-guerriglieri, gruppi separatisti e gruppi anarchici. Punti caldi: Cecenia (guerra contro i militanti islamici), Daghestan (guerra contro i militanti islamici), Ucraina (Secessione dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk e dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk). In Medio Oriente, 8 Stati e 180 tra milizieguerriglieri, gruppi separatisti e gruppi anarchici, con i seguenti punti critici: Iraq (guerra contro i militanti islamici dello Stato Islamico), Israele (guerra contro i militanti islamici nella Striscia di Gaza), Siria (guerra civile), Yemen (guerra contro e tra i militanti islamici). E ci fermiamo qui. Possiamo affermare che la guerra spadroneggia, fa da sfondo alle nostre giornate, per fortuna tranquille da quel punto di vista. Da noi non ci sono conflitti, non siamo costretti ad imbracciare i fucili, ma ciò non ci esime dall’essere seriamente preoccupati per quanto sta accadendo specie in Medio Oriente e fra la Russia e l’Ucraina. I terroristi dello stato islamico dell’ISIS costituiscono un’autentica minaccia per la pace. Decapitano ed uccidono in nome della Jihãd, parola araba che significa “esercitare il massimo sforzo” e che possiede un ampio spettro di significati, “dalla lotta interiore spirituale per attingere una perfetta fede fino alla guerra santa”. È evidente che Dio con le guerre e gli omicidi non ci azzecca nulla. Il male è opera dell’uomo che si è lasciato sedurre dal male. Chi si ritiene “santo” o si allena alla santità non scatena guerre, non uccide, non taglia teste o gole, ma costruisce ponti di pace. Chi sostiene il contrario, semmai appoggiandosi ad interpretazioni di testi religiosi, è un satellite di Satana. La mia personale convinzione è che questi conflitti siano scatenati o fomentati dai grossi interessi economici, quelli per cui ciò che conta è il profitto, il dio denaro, e l’uomo è merce, bersaglio, oggetto. Le industrie belliche devo vendere armi, aerei, ecc. e le armi devono funzionare. Si pensi che nel 2008, dato di cui sono venuto in possesso, le industrie armiere italiane avevano aumentato notevolmente i loro profitti: esportazioni autorizzate per oltre 3 miliardi di euro, cioè il 29% in più rispetto al 2007, quando la cifra si era fermata a poco meno di 2 miliardi e 400 milioni. Se all’Italia si aggiunge il resto del mondo, i fatturati delle industre belliche sono a dir poco stratosferici. La fame nel mondo sarebbe un lontano ricordo se quei soldi venissero destinati a scopi benefici. Purtroppo così non è, perché il mondo, l’uomo, ama il denaro più di Dio. Come credenti nel Re della Pace abbiamo il dovere di spegnere i focolai di guerra, anche quando assumono i connotati di quegli odi che dividono le nostre famiglie, le nostre comunità umane, e che costituiscono l’habitat naturale degli odi più grandi. La pace implica la rinuncia all’ego bellico che si contrappone all’io secondo il Cristo, aperto all’amore e alla vita. È un impegno quotidiano e delicato a far prevalere i pensieri di bene su quelli che ci stimolano al conflitto. Soli così il mondo potrà conoscere un nuovo periodo di prosperità e di benessere.

Salvatore Bernocco