PROGETTO PASTORALE PER LA NOSTRA DIOCESI 2012-2016
Il progetto pastorale è ambizioso. Educarsi per educare è, infatti, il progetto di tutta una vita, un impegno che va ben oltre il quadriennio a venire.
Potremmo anche dire che “vivere è educarsi ed educarsi è vivere”. Educarsi alla vita insieme, alla vita di comunità, di coppia, alle relazioni che nascono nell’ambito del lavoro, in quello politico.
Educarsi all’amore, alla carità, all’agape come dimensione che connota la persona umana e ne segna il destino. Una vita senza amore, diseducata all’amore, orientata da egoismi più o meno sottili (che si celano anche nell’ambito ecclesiastico), è una vita anti-evangelica. Il deus di questo tipo di esistenza è il signore di ogni divisione e di ogni morte, il diavolo, colui che si oppone al Cristo della misericordia, della compassione, del perdono, della vita. Compito precipuo del cristiano, quindi, è dare vita, effondere vita, compartire speranza, compiere il prodigio di testimoniare la vita oltre la morte in un contesto sociale e culturale marcato a fuoco dal cinismo, dal nichilismo gaio e spensierato, i cui orizzonti sono i soliti: sesso, soldi, sopraffazione. Sopraffazione del forte sul debole, del maschio sulla donna e della femmina sull’uomo, dei ricchi sui poveri, con lo strapotere dei pochi sui molti.
Tutta la vita cristiana ruota intorno all’amore, all’educazione alla carità che nulla chiede per sé e tutto dona. Il progetto pastorale varato dal nostro Vescovo richiede un impegno non occasionale da parte delle comunità parrocchiali, invitate ad immaginare percorsi di formazione all’amore. Ma si può apprendere ad amare?
Ritengo di sì, che si possa compiere il salto da una visione egocentrata ad una post-egoica, in cui il nucleo fondamentale dell’essere umano è sottratto ai flutti dell’odio, del rancore, del giudizio e restituito alla pace del Cristo, che supera quella che il mondo può dare.
È un lavoro interiore. Ed è un travaglio intimo staccarsi dall’utero dell’insignificanza per aderire ad un progetto rivoluzionario qual è quello dell’amore. Esso implica che si compia un percorso, che si recida il cordone ombelicale con un passato insipido, vacuo, privo di effervescenze vitali spirituali. La vita cristiana è azione contemplativa, nel senso che più lo spirito diviene capace di contemplazione più si compie il transito dall’inazione all’azione.
La fede cristiana non è un progetto borghese per i borghesi. La fede nel Cristo è azione per la liberazione dell’umanità dalle pustole del male, che impedisce all’uomo di scorgere nel suo prossimo i tratti somatici della fratellanza universale. Il fulcro del male e del peccato sta infatti nel credersi altro dagli altri, concepire l’altro come lontano da sé. Smarrite le coordinate di questa nostra comune provenienza, si smarrisce il senso della vita e, nel ripiegarsi su di sé in un disperato tentativo di salvazione affidato alle cose del mondo, ci si intrappola nel budello dell’ego distorto e mortifero, si viene catapultati in un labirinto fatto di illusioni e di fallaci libertà.
Il progetto educativo punta a sostenere l’attualità salvifica del messaggio del Cristo agli uomini ed alle donne del nostro tempo. Difatti, come si testimonia la resurrezione se noi per primi non conduciamo una vita da risorti? Come si testimonia l’amore di Dio per noi, se noi non siamo capaci di vivere l’amore fra di noi? I credenti portano questa responsabilità sulle loro spalle: rendere tangibile l’amore di Dio non a chiacchiere ma con le parole e le opere. Se non lo facessimo, saremmo testimoni di una fede morta e di un dio pagano.
Salvatore Bernocco