CHE FAMIGLIA... SE I GENITORI OBBEDISSERO

Il calendario liturgico, ormai giunto al termine, ci ha accompagnato pedagogicamente lungo quest’anno pastorale offrendoci l’opportunità di un cammino di crescita nella fede e nell’amore, fino a condurci alla grande celebrazione conclusiva della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo.
Quella domenica mi trovavo in una affollatissima parrocchia romana, alla cosiddetta Messa dei bambini, anche se questi non erano i più numerosi; oltre ai catechisti e ad altri fedeli, infatti, erano tanti i genitori che li avevano accompagnati. Il loro esserci parlava da solo, eloquente segno di una convinzione profonda e di un cammino di fede, finalmente e visibilmente, “formato famiglia”.
Il sacerdote e i ministranti, attraverso la solennità dei riti, dei paramenti, dei gesti e delle parole, hanno fatto emergere il significato più profondo della speciale celebrazione. Nell’omelia dialogata, i bambini sono stati invitati a dire chi fosse per loro un re e a pensare in che modo, invece, Gesù aveva scelto di manifestare agli uomini la sua regalità. Puntuali, chiare, reali le risposte, oserei dire, sorprendenti per la loro profondità. Questo, in particolare, il passaggio del celebrante rivolto ai bambini, che ha dato vita alle mie riflessioni: Cristo ha manifestato tuttala sua regalità nell’obbediente ascolto e compimento della volontà del Padre; allo stesso modo, anche i genitori debbono obbedire!
Credo che, oggi più che mai, alla genitorialità vada restituita la propria vocazione: l’obbedienza a Dio, da cui trae origine ogni paternità e maternità.
All’uomo e alla donna, che insieme sono il “capolavoro di Dio” fatto a sua immagine e somiglianza, Egli ha dato il potere e il compito di custodire la vita e le nuove generazioni, di indicare come meta la piena maturità di Cristo, di essere trasparenza del suo amore, manifestazione della sua gloria e di aspirare alla santità. L’obbedienza a Dio richiede, innanzitutto, un ascolto umile, desideroso di scoprire e di sottomettersi liberamente alla volontà di Colui che ci ha amati e che ha donato suo Figlio per noi.
L’obbedienza dei genitori nasce e si fonda sulla consapevolezza di essere stati resi partecipi da Dio della sua opera creatrice e continua nel prossimo numero di essere “con-creatori” con Lui nel far sbocciare una nuova vita, nel custodirla e portarla a pienezza.
Non, dunque, detentori della vita altrui, neanche quando questi fossero i propri figli; non ostentatamente sicuri di sé e della propria forza, perché senza di Lui non possiamo far nulla (cf Gv 15,4.5); non indiscussi padroni dei propri progetti e sogni, ma collaboratori di un Progetto più grande.
Sì, se i genitori obbedissero all’Amore, avremmo famiglie molto più felici.
È Gesù stesso ad assicurarlo: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,10-11).
Il primo comandamento, che racchiude in sé tutto, ce lo ha insegnato Gesù dall’alto di quella croce abbracciata per amore e per obbedienza al Padre: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cf Gv 15,12).

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