Partecipo con gioia al coro di auguri e volentieri faccio giungere le mie felicitazioni alla redazione di “Fermento” per il traguardo dei 25 anni! La tentazione è quella di cedere ai ricordi e al racconto delle emozioni della mia adolescenza quando il giornale parrocchiale nasceva per volontà dell’allora neo-parroco don Vincenzo ma forse non è il caso e non c’è il tempo.
D’altronde le nostre celebrazioni anniversarie rischiano spesso di farci accomodare sui divani del già fatto senza riuscire ad indicare un oltre; sono miopi di futuro.
Certamente l’anniversario di Fermento è l’anniversario della tenacia di un parroco che nonostante le mille difficoltà di una piccola parrocchia del centro, in un piccolo paese dell’entroterra, ha continuato a diffondere per venticinque anni il seme di una buona parola nel cuore dei suoi fedeli. Di questo va dato atto al nostro
don Vincenzo. Chi si è mai cimentato nell’avventura di un giornale parrocchiale sa bene quant’è difficile continuare e quanto invece è insidiosa la tentazione di lasciar perdere… Invece da questi venticinque anni di ininterrotta fedeltà all’impegno di raccontare la comunità e riflettere sulla storia della parrocchia e del paese emerge tutta la tenacia e l’amore per la propria comunità di un prete. Il “resoconto ordinato” di una bella notizia incarnata nel nostro territorio da tanti anni; la storia della Chiesa‘(universale e locale) rivissuta nella nostra piccola comunità.
Emerge altresì un dato pro-vocatorio per il contesto attuale: in un mondo dove ci si prende e ci si molla con una grande facilità, in cui gli impegni (anche quelli più solenni) vengono puntualmente disattesi, in cui la parola data dura il tempo di un respiro qui c’è invece forte riproposizione di valori che sembrano ormai insignificanti: la costanza e la fedeltà. Se penso alla fatica nel reperimento degli articoli, all’impaginazione del materiale, alla diffusione capillare nel territorio parrocchiale, alle spese di stampa e a tante altre difficoltà puntualmente superate allora credo che la comunità tutta dovrebbe un “Grazie” grande a don Vincenzo per questo esempio di fedeltà e di zelo pastorale. Fermento è diventato in questi anni il bigliettino da visita della nostra parrocchia e un’eredità importante per chi ne farà parte in quelli futuri (parroci e fedeli)!
Il mio augurio oltre che un compiacimento per quanto fatto fin’ora vuol essere, come dicevo all’inizio, anche una provocazione a riflettere. Il fatto di aver prodotto un giornale parrocchiale e di essere rimasti fedeli all’opera iniziata può rischiare di far diventare questa l’iniziativa ostinata di un bravo parroco che crede al valore della buona stampa ma che deve farlo senza perdere il passo della comunità, dando voce a tutte le componenti della comunità: anche a quelle che dovessero graffiare, provocare o stonare nel coro. Nelle comunità come nelle famiglie si sa c’è sempre il
brontolone, lo scontento, il polemico e anche questi il padre ama e ascolta! In caso contrario Fermento rischierebbe di diventare un treno che nella sua corsa perde man mano le carrozze! Rischierebbe di diventare, come tanta carta stampata oggi in Italia, un giornale-specchio in cui ci si compiace narcisisticamente delle proprie realizzazioni. L’augurio più bello e allo stesso tempo più profetico che mi sento di rivolgere al nostro Fermento è allora quello di passare dal giornale di carta al giornale di carne. Lo dico con le parole di San Paolo ai Corinti: “Voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori” (2 Cor. 3,3).
Non pesanti pietre o montagne di carta ma il calore del cuore; inchiostro invisibile quello dello Spirito ma efficace! Proprio come il fermento nella pasta, non credete?
Angelo Mazzone