È proprio vero: alcune volte la realtà
supera la più fervida fantasia. E
aggiungo che questa esuberanza
della realtà rispetto alla fantasia è
rarissimo che si manifesti in un paese
come il nostro, dove vivono 25610
anime (dato aggiornato a febbraio
2014). A cosa intendo alludere? Alla
concessione del patrocinio morale, da
parte dell’Amministrazione Comunale,
ad una iniziativa “culturale” di cui è
stata protagonista una brigatista rossa,
certa Barbara Balzerani, la quale lo
scorso 5 aprile ha presentato all’ex
convento dei Domenicani un suo libro.
La signora ha un curriculum vitae di
tutto rispetto, che qui riassumo:
dirigente della colonna romana delle
Brigate Rosse, cui aderì nel 1975, prese
parte a numerosi omicidi, compreso
quello di Girolamo Minervini e alla
Strage di via Fani, dove furono
assassinati i cinque uomini della scorta
dell’on. Aldo Moro. Durante il
sequestro dello Statista pugliese
occupò assieme a Moretti, al quale era
all’epoca legata sentimentalmente, la
base brigatista di Via Gradoli a Roma.
Nel 1981 partecipò al sequestro del
generale della NATO James Lee Dozier.
Dopo l’arresto di Mario Moretti nel
1981, tentò senza successo di gestire la
scissione dell’organizzazione, guidando
poi la fazione delle‘“Brigate Rosse -
Partito Comunista Combattente”. Fu
arrestata il 19 giugno 1985. Al
momento dell’arresto aveva con sé una
pistola calibro 9. Dal carcere rivendicò
l’omicidio dell’ex sindaco di Firenze
Lando Conti. Suscita perplessità, se non
indignazione, che l’Amministrazione
Comunale ruvese abbia voluto
conferire, malgrado la netta
opposizione popolare, il patrocinio
morale ad una persona con un passato
segnato dalla lotta armata, da cui non si
è mai dissociata. La sua “coerenza”
rispetto alla sua appartenenza ai
terroristi rossi è semmai un’aggravante,
né rileva che oggi sia una scrittrice letta,
in particolare, nei circuiti di sinistra ed
estrema sinistra (ne parla in termini
altisonanti “Il Manifesto”, giornale di
chiara matrice culturale).
Ovviamente, essendo oggi cittadina
libera nonostante i sei ergastoli a suo
carico (anomalia tipica della giustizia
italiana), nessuno può impedirle di
percorrere in lungo e in largo la
Penisola e di presentare un suo lavoro.
Il punto su cui alcuni giovani politici
locali sorvolano (imperdonabili sono i
meno giovani) è che personaggi di
questo “spessore” farebbero bene a
mantenere un profilo pubblico più
basso, secondo l’auspicio del
presidente della Repubblica, “il quale
ha ammonito chi si è reso responsabile
di gravi comportamenti a restare in
seguito quantomeno un passo indietro
in un dignitoso riserbo”.
L’Amministrazione Comunale che, fra
l’altro, intitolò una via al concittadino
Rosario Berardi, assassinato a Torino il
10 marzo 1978 da un nucleo armato
delle Brigate Rosse, e ancor prima ad
Aldo Moro, va controcorrente rispetto
al sentimento comune, dimenticando
altresì quanto Ruvo di Puglia debba
all’on. Moro, il cui ricordo è tuttora vivo
in tanti ruvesi.
Non posso che ribadire la mia totale
dissociazione rispetto ad una decisione
criticatissima che va contro ogni logica
morale e politica. Mi auguro che i
fautori della gaffe, tanto per usare un
eufemismo, prendano coscienza ed
evitino di incorrere in altri episodi del
genere. Perché, se dovesse accadere
nuovamente qualcosa di simile, mi
sentirei autorizzato a parlare non di
realtà che supera la fantasia, ma di una
perseveranza che sa o di ignoranza o di
diabolico.
Salvatore Bernocco