GIOVANNI XXIII e GIOVANNI PAOLO II…da sempre “Santi”
I fedeli gioisccono, ma non si sorprendono
della santificazione dei due papi, da sempre
considerati santi; Le loro voci riecheggiano
ancora vive nel cielo di Roma e del mondo
e continuano a parlare al cuore dei credenti
e non credenti… Immensamente profondo è
stato il loro pontificato, tanto da far
assaporare l’amore che il Padre celeste
nutre per tutti i suoi figli. E’ dunque
impossibile restare indifferenti o tacere
quando si è venuti a contatto con “Persone”
che, chiamate da Dio, hanno vissuto
donando mente e cuore al mondo intero.
Le “carezze” di Giovanni XXIII e il “mi
correggerete…” di Giovanni Paolo II
alimentano ancora i nostri cuori… il tempo
non è riuscito a cancellarne la forza, anzi
quelle voci ci accompagnano nella nostra
vita facendosi quotidianamente appello,
messaggio, speranza.
Tanti sono gli scritti dedicati alla vita di
queste due “straordinarie creature” che
hanno vissuto, all’insegna dello spirito della
Sposa di Cristo. Giovanni XXIII (il Papa
Buono, semplice nel suo dire amorevole di
padre, forte nel dichiarare la pace,
innovativo nell’apertura del Concilio
Vaticano II). Giovanni Paolo II (il Papa
giovane, deciso nella parola, caritatevole nel
perdono, audace missionario nel mondo). La
bontà di papa Roncalli permea da sempre il
cuore dell’uomo fin dal primo istante del
suo pontificato: indimenticabili le parole
pronunciate la sera dell’11 ottobre 1962
dalla finestra del palazzo apostolico: “Cari
figlioli, sento le vostri voci. La mia è una
voce sola, ma riassume la voce del mondo
intero. Qui tutto il mondo è rappresentato.
Si direbbe che persino la luna si è affrettata
stasera – osservatela in alto – a guardare
questo spettacolo… Tornando a casa,
troverete i bambini. Date una carezza ai
vostri bambini e dite: questa è la carezza del
Papa. Troverete qualche lacrima da
asciugare, dite una parola buona: il Papa è
con noi, specialmente nelle ore della
tristezza e dell’amarezza!” Sono parole che
crearono nello stesso tempo smarrimento e
fiducia, e sancirono un patto d’amore tra il
Papa e i fedeli, mai tradito, semmai alimentato dalla sua profonda umiltà… “La mia
persona conta niente, è un fratello che parla a
voi…” Il 3 giugno, accorgendosi della fine,
rrivolgendosi al segretario, Monsignor Loris
Francesco Capovilla disse: “Perché piangere? E’ un
momento di gioia questo, un momento di gloria…”
Si avviò così a compiacersi della gloria celeste. Lo
spirito missionario di papa Wojtyla si
“materializza” attraverso i suoi innumerevoli
spostamenti nel mondo per portare la Parola del
Vangelo a tutti gli uomini. In ogni parte del mondo
affermò la necessità di ripartire da Cristo e ne
definì il mandato di “Sacerdote, Profeta-Maestro e
Re”. I tratti della sua spiritualità, ai quali rimase
fedele fino alla morte, furono la devozione sincera
allo Spirito Santo e all’amore alla Madonna,
desideroso di portare la fede in una sfera
maggiormente mistica. Il motto apostolico “Totuss
tuus…” (Sono tutto tuo, e tutto ciò che è mio,“è
tuo… Ti accolgo in tutto me stesso, offrimi il cuore
tuo, Maria!) definisce chiaramente il suo totale
affidamento a Maria e rivela il segreto di guardare
il mondo con gli occhi della Madre di Dio. Novello
missionario, la sua voce in ogni occasione si univa
a quella dei giovani e diventava parte integrante di
quel coro che gioiosamente elevava il suo inno
d’amore all’Altissimo… Amava comunicare per
predicare che l’Uomo è artefice e collaboratore di
Dio. Profeta della carità e dell’amore perdonò il
suo attentatore (Mehmet ali Agca) e dopo averlo
incontrato in carcere, disse: “Ho parlato con lui
come si parla con un fratello, al quale ho
perdonato e che gode della mia fiducia. Quello
che ci siamo detti è un segreto tra me e lui”.
Nonostante le sue gravi condizioni di salute non
rinunciò mai all’incontro con i fedeli… si
incamminò sulla strada del Cielo il 2 aprile 2005,
sibilando “Amen”… La santità di Giovanni XXIII e
di Giovanni Paolo II ci invita a cogliere l’essenza
dell’amore di Dio: l’amore che unisce e affratella
sotto il manto di Maria, madre di Gesù e di tutti gli
uomini.
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ANNO XXVIII - N.327