ALCUNI PENSIERI DI PAPA FRANCESCO


Così cambierò la Chiesa
Il libro del Papa e del rabbino Abraham Skorka da cui sono tratti i brani


[…] Anche il dubbio è importante, perché ha a che vedere direttamente con l’esperienza che a lungo andare si vive, se si vuole essere giusti alla presenza di Dio. Le grandi guide del popolo di Dio sono uomini che hanno lasciato spazio al dubbio. Mosé, per esempio, è il personaggio più umile che ci sia stato sulla terra. Dinanzi a Dio non ci resta altro che l’umiltà, e colui che vuole essere un leader del popolo di Dio deve dare spazio a Dio; pertanto farsi piccolo, farsi forte del dubbio, delle esperienze interiori di oscurità, del non sapere cosa fare. Tutto ciò finisce col purificarlo. Il cattivo leader è quello sicuro di sé, quello pertinace. Una delle caratteristiche del cattivo capo‘è quella di essere eccessivamente prescrittivo a causa della sicurezza che ha di se stesso. […] L’umiltà è ciò che garantisce la presenza del Signore: quando qualcuno è autosufficiente, quando ha tutte le risposte per tutte le domande, questa è una prova che Dio non è con lui. La sufficienza ssi avverte in tutti i falsi profeti, nei leader religiosi in errore, che utilizzano la religione per il proprio ego. E’ la posizione dei religiosi ipocriti, perché parlano di Dio, che è al di sopra di ogni cosa, ma non mettono in pratica i suoi mandati. […] […] Mi sorge una naturale sfiducia quando appaiono i fenomeni di guarigione, persino quando si manifestano le rivelazioni, le visioni; tutte queste cose mi fanno mettere molto sulla difensiva. Tuttavia, bisogna ammettere che nel corso della storia la profezia è esistita e continua a esistere. Bisogna anche lasciare spazio a colui che Dio sceglie come profeta, con le caratteristiche del vero profeta. Di solito però, non si tratta di coloro che affermano di portare una letterina dal cielo. [….] La guarigione, invece, è più facile da interpretare. Oggigiorno, con le opinioni di oncologi che sostengono che la componente psichica influenzi quella fisica, si possono spiegare alcune cose. Esiste anche l’intercessione di chi invoca o prega per la salute di qualcun altro e poi la guarigione avviene realmente. Per me, laa conferma che una persona sta agendo veramente secondo la legge di Dio, nella guarigione, è la semplicità, l’umiltà, la mancanza di spettacolarità. Se così non fosse, più che di guarigione potrebbe trattarsi di business […] […] Io dimezzerei la parola “potere”, con la quale avvolte si definisce la religione. Se si pensa che il potere significhi imporre la propria idea, mettere in riga e fare andare tutti per la stessa strada, credo che si stia sbagliando. La religione non deve essere così. […] La religione possiede un patrimonio e lo mette al servizio del popolo, ma se inizia a intrallazzare con la politica e a imporre cose sottobanco, allora sì che si trasforma in un fattore di potere nefasto. La religione deve avere un potere sano, al servizio delle dimensioni umane per l’incontro con Dio e la pienezza della persona. Non è un male se la religione dialoga con il potere politico, il problema è quando si associa con esso per fare affari sottobanco. [...] Ai sacerdoti, il giorno in cui impongo loro le mani e li ordino, dico che non hanno studiato per diventare preti,che questa non è una carriera professionale, che non sono stati loro a scegliere, ma che sono stati scelti. […] Una cosa buona che è successa alla Chiesa è stata la perdita dello Stato pontificio, perché adesso è chiaro che l’unica cosa che il Papa possiede è mezzo chilometro quadrato di territorio. Quando il Papa era re temporale e re spirituale, invece, si mischiavano gli intrighi di corte e tutto il resto. Ma forse ora non si mescolano? Sì, tutto questo succede ancora, perché ci sono ambizioni negli uomini della Chiesa, c’è purtroppo, il peccato del carrierismo. […] Le spirali del potere che sono esistite ed esistono nella Chiesa, sono dovute alla nostra condizione umana. […] […] Sin dal principio si richiede alla Chiesa una continua conversione; In futuro avrà modi diversi di adeguarsi alle nuove epoche; come oggi ha modalità diverse da quelle degli anni del regalismo, del giurisdizionalismo, dell’assolutismo. […] La parrocchializzazione, la tendenza a creare una piccola comunità come luogo di appartenenza religiosa, risponde a un bisogno d’identità, non solo religiosa ma anche culturale: appartengo a questo quartiere, a questo club, a questa famiglia, a questo culto… quindi ho un luogo di appartenenza, mi riconosco in un’identità. […] E ciò che dà vita alla parrocchia”è proprio questo senso di appartenenza. […] La relazione religiosa comporta un impegno, non una fuga. C’è stata un’epoca nella spiritualità cattolica in cui esisteva ciò che si definiva “fuga mundi”. Attualmente il concetto è totalmente diverso: è necessario calarsi nel mondo, ma sempre a partire dall’esperienza religiosa. […] Il problema è serio: quando l’aspetto spirituale si riduce a quello ideologico, perde forza la stessa esperienza religiosa e, poiché lascia uno spazio vuoto, si ricorre al mondo delle idee per colmarlo. […] […] Ho sempre sostenuto che il cristianesimo è un piccolo gregge, come dice Gesù nel Vangelo. Quando la comunità cristiana vuole ingrandirsi e trasformarsi in potere temporale, corre il rischio di perdere l’essenza religiosa. È questo ciò che io pavento. […] Ma la ricerca religiosa non si è spenta, continua forte, probabilmente un po’ disorientata fuori dalle strutture istituzionali. A mio giudizio, la sfida più grande per i leader religiosi è sapere come guidare questa forza. L’evangelizzazione è un fattore chiave, ma non il proselitismo, che oggi, grazie a Dio, è una parola cancellata dal dizionario pastorale. Papa Benedetto XVI usa un’espressione molto bella: “La Chiesa non fa proselitismo, è una proposta che si sviluppa per attrazione”. Si tratta di un’attrazione che passa attraverso la testimonianza.