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Papa Benedetto e il cardinale Bergoglio |
Sono a casa mia quando fuoriesce il
fumo bianco che segnala l’elezione
del nuovo pontefice, dopo le
dimissioni di Benedetto XVI. Sono le 19.06
del 13 marzo 2013. Dopo più di un’ora di
attesa, il cardinale protodiacono, Jean-
Louis Tauran, pronuncia l’atteso “habemus
papam” e il nome del nuovo pontefice:
Francesco. Il cardinale Jorge Mario
Bergoglio è il 266 ° successore di Pietro. Il
silenzio, che era sceso sulla gremitissima
piazza San Pietro, si scioglie alle prime
parole del nuovo Vescovo di Roma:
“Fratelli e sorelle, buonasera!”. Resto
sconcertato. Guardo mia madre che mi
chiede chi fosse il nuovo Papa. Non lo so,
le rispondo. Non lo conosco. Nessuno lo
dava per favorito, né i bookmaker né gli
uomini di Curia.
Resta confermato
che chi entra papa
in conclave, ne esce
cardinale. I nomi di
Scola, Ravasi, Dolan,
etc., escono di
scena. Lo Spirito
Santo ha operato
una scelta diversa e
di rottura col
passato. Questa è la
mia prima
impressione dopo
aver ascoltato le
prime esternazioni
del Pontefice e
valutato i suoi primi
passi. Sacerdote
umile, vicino ai
poveri, molto
socievole, auspica
una Chiesa povera
che sia testimone della carità del Cristo.
Indossa una croce di ferro, quella che
portava prima dell’elezione. Indossa scarpe
comuni, non quelle rosse. Niente ermellino
e niente camauro. I segni del potere
papale sono l’umiltà e la povertà, il servizio
e la preghiera. Invita la piazza a pregare su
di lui. Per molti è ritornato sotto altre
spoglie Giovanni XXIII, come afferma
anche mons. Loris Capovilla che ne fu il
segretario particolare. Lancia messaggi
semplici, comprensibili, popolari. La
preghiera al posto della teologia, spesso
complicata e cavillosa. La semplicità
evangelica invece di certi ritualismi privi
d’anima. E l’invito ai confessori ad essere
misericordiosi con i penitenti, perché Dio
è essenzialmente buono e misericordioso,
è sempre pronto al perdono. Quante volte
ci ostiniamo a non chiedergli perdono e
non siamo capaci di perdonare noi stessi!
La pace va a farsi benedire se non siamo
capaci di accettare il perdono del Padre!
L’omelia del 14 marzo tenuta nella
Cappella Sistina è “programmatica”. Vi
sono le linee essenziali del Suo pontificato:
camminare nella luce di Dio; edificare la
Chiesa sulla roccia e non sulla sabbia;
confessare il Cristo, cioè esserne testimoni
credibili.
Si apre indubbiamente una nuova fase per
la Chiesa. È una fase che prevede una sorta
di spogliamento per rivestirsi di una nuova
umanità, quella cristica, rigenerata
nell’amore di Dio, al quale spesso è stato
affibbiato un carattere permaloso,
suscettibile, feroce, vendicativo. Dio come
Giove. Dio, il nemico della felicità
dell’uomo, il castigatore dei peccatori.
Questa visione di Dio va bandita. Per
sempre. Perché non è vera, non
corrisponde al Dio del Cristo, il buon
pastore, il padre misericordioso, il buon
samaritano, il guaritore. Continuare a
nutrire la visione “nera” di Dio rende un
alto servizio a Satana, il divisore, che è
bugiardo fin dalla nascita e che quindi
insinua nelle menti degli uomini idee
sempre false di Dio.
Lo Spirito Santo ha fatto un buon lavoro.
Ne siamo grati ai Cardinali. Nella speranza
che il Signore conceda lunga vita a Papa
Francesco, secondo i suoi disegni di
salvezza e di misericordia.
Salvatore Bernocco