MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA 46a GIORNATA MONDIALE DELLA PACE (1° GENNAIO 2013)
Andiamo al nocciolo del messaggio
di Benedetto XVI per la 46a
Giornata mondiale della Pace,
che cade il 1° gennaio, e che certi organi
di stampa e certe personalità del mondo
della politica e della cultura hanno
pesantemente frainteso o hanno costretto
nel recinto delle cosiddette “unioni
omosessuali”. Il messaggio‘è molto più
ampio e tocca numerosi aspetti
dell’attualità economica, sociale ed etica.
È un “ammonimento” rivolto in primis ai
cattolici, i quali devono riscoprire il
legame col Signore che non schiavizza
ma che rende beati già qui ed ora. La
beatitudine non è solo una
raccomandazione morale la cui
osservanza prevede una ricompensa
nell’altra vita; è, piuttosto,
“l’adempimento di una promessa rivolta a
tutti coloro che si lasciano guidare dalle
esigenze della verità, della giustizia e
dell’amore”. Chi pratica la giustizia e la
verità, che è anche verità sull’uomo, è
figlio di Dio e fratello del Cristo, quindi
portatore sano di pace e costruttore di
ponti di pace con le altre fedi, le altre
culture, tutti gli uomini di buona volontà.
Non c’è, nel messaggio papale, traccia di
una discriminazione nei confronti degli
omosessuali, che sono nostri fratelli e
sorelle, ma, nel solco della millenaria
tradizione cristiana, la sottolineatura che
una unione omosessuale non è la stessa
cosa del matrimonio eterosessuale e,
pertanto, non può essere riconosciuta
dalla Chiesa in virtù di una supposta
adesione ai tempi ed alle mode. I tempi
cambiano, i costumi mutano (talvolta in
peggio), l’idea di libertà si fa talmente
ampia da apparire indefinita ed
inconsistente, ma i valori cattolici restano
stabiliti in eterno, non per volontà del
Santo Padre. La Buona Novella, benché
vada soggetta essa stessa ad
interpretazioni ed approfondimenti, non
può discostarsi dai principi cardine. Se lo
facesse, non saremmo in presenza di una
fede, ma di una serie di opinioni mutevoli
e cangianti. Mi ripeto: nessuna condanna
verso gli omosessuali, ma la obiettiva
affermazione di una diversità di certe
unioni rispetto al matrimonio fra un uomo
ed una donna, aperto alla procreazione
libera e responsabile. Quando si parla di
“matrimonio omosessuale” si commette
un errore grave non solo sul piano
concettuale ma anche su quello
“naturale”. La dimensione umana viene in
qualche modo alterata, specie se, come è
facile prevedere, il preteso riconoscimento
dei matrimoni omosessuali venisse
equiparato al matrimonio
tradizionalmente inteso, facendo da
battistrada alla possibilità di adottare dei
bambini. Le situazioni non sono uguali né
identiche. E gli effetti, di conseguenza,
non possono essere uguali né identici.
L’unione di un uomo con una donna va
nella direzione della diversità naturale di
cui il bambino ha necessità per
l’armonioso sviluppo della propria
personalità. Affermare il contrario
equivarrebbe a porre sullo stesso piano
fenomeni e modelli profondamente diversi
e distanti. Ciò non significa che non
possano esserci delle norme a tutela delle
unioni altre, purché sia fatto salvo il
principio della non omologazione.
Il Papa ci invita, in sintesi e sul piano della
fede e delle opere, a farci sempre più
prossimi al Cristo, a vivere la fede non in
maniera occasionale o distratta o
frammentaria ma con maggiore
consapevolezza ed amore. Questa
adesione totale al Cristo è caparra di
beatitudine ed è nutrimento della pace,
sottoposta a tensioni quotidiane che tutti
conosciamo. I giornali e la televisione
pullulano di episodi di guerra, piccoli o
grandi. Né contribuisce alla pace
l’accaparramento di denaro pubblico da
parte di taluni politici, ai quali va ricordato
il comandamento “non rubare”. Il
malaffare, il ladrocinio, l’affamare interi
popoli, come accade in certe parti del
mondo, non è secondo Dio, ma secondo
l’Anticristo. Il 2013 sia quindi un anno
dedicato alla rimozione delle opere del
male e al ripristino delle condizioni per una pace vera e duratura.
Salvatore Bernocco