La morte del cardinale Carlo Maria Martini ha suscitato un’ondata di cordoglio e anche alcune riflessioni sul magistero della Chiesa, che riconosce di essere peccatrice e di necessitare anch’essa della misericordia di Dio. Martini lo comprese prima di molti altri. Egli fu l’uomo del dialogo con le altre fedi religiose, che tutte presentano dei semina Verbi. Attraverso il dialogo ed il confronto con le altre fedi si ravviva la fede nell’uomo e nelle sue capacità di entrare in comunione con l’altro, spesso avvertito come distante, diverso, nemico. I nuovi tempi che si annunciano e che faticano ad inverarsi non potranno prescindere dall’amore per l’altro, dalla tolleranza, dall’accoglienza non giudicante. E che dire poi della cattedra dei non credenti? Dialogare con essi significa interrogarsi sulle domande di autenticità e di verità che provengono da chi non crede o ha perso la fede per colpa di chi avrebbe dovuto mostrarne la forza. I non credenti, in altri termini, interpellano i credenti ad andare più in profondità, a scandagliare le ragioni della loro fede. Ma non si tratta di strumentalizzare chi non crede a vantaggio di chi crede o pensa di stare sulla buona strada. I vantaggi ci sono per entrambe le parti, in quanto il non credente si interpella come essere umano sulle ragioni dello stare al mondo in modo più umano. Potremmo dire che un nuovo umanesimo richiede l’apporto di un nuovo cristianesimo, depurato dalle visioni terribili del Dio castigatore e nemico degli uomini. Ciò comporta anche una rivisitazione di talune posizioni cattoliche in materia di etica individuale, non perché la Chiesa si adegui e conformi a questo tempo, ma affinché si renda strumento di salvezza e di misericordia, salvando il salvabile, fermo restando il giudizio imperscrutabile di Dio su ogni sua creatura. Il cardinale Martini è stato definito “progressista”. Esistono quindi posizioni “conservatrici” all’interno della Chiesa? Ma cosa si difende, cosa si conserva, se ciò che si intende difendere è ormai morto? Il cardinale Martini, uomo di grande fede e spessore culturale, si è sempre interpellato sulle novità introdotte dal Vangelo, sulla sua essenza, sulla dimensione amorevole ed accogliente del Cristo, immagine trasparente del Padre. Il Cristo che beveva e mangiava con ladri e prostitute, tanto da passare per beone e mangione, oggi sarebbe considerato egli stesso peccatore e lontano da Dio. Questo è il paradosso di cui ci si deve liberare. Tanta gente si sente esclusa dalla Chiesa (divorziati, separati, omosessuali, etc.) ed opera una distinzione fra essa ed il Cristo. Si deve cambiare rotta e presto sulla scia dell’esempio di Martini.
Salvatore Bernocco