È la formula che sintetizza l’annuncio
della fede pasquale. La storia
dell’umanità si regge sul Ma di Dio,
che non ha nulla in comune con il ma che
risuona nel cuore dell’uomo ed affiora
sovente sulle sue labbra. Il ma dell’uomo
spesso esprime esitazioni, dubbi,
paure. Spesso viene preceduto da un sì
costruendo una frase che ha la stessa
accezione del no. Al contrario, il Ma di
Dio non ha né premesse, né postille: è
il Ma della luce che dissipa le tenebre;
è il Ma della vita che vince la morte; è
il Ma della grazia che sovrabbonda là
dove abbonda il peccato (cf. Rm 5,20).
“Ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno”
(At 10,40). Con il suo Ma, ha modificato
l’orientamento profondo della storia,
sbilanciandola una volta per tutte dalla
parte del bene, infrangendo il potere
misterioso del male. Il Ma di Dio è, per
così dire, l’eco dell’Amen dell’Agnello immolato, che ha riaperto all’umanità la
strada dell’Esodo pasquale. E’ proprio di Dio
aprire, mentre è tipico dell’uomo chiudere!
Non c’è male più grave del chiudersi alle
necessità dei fratelli, rinchiudendosi in se
stessi! E quanti egoismi, quante chiusure,
quante “porte chiuse” ci sono dentro di noi e
intorno a noi. Fissando lo sguardo sul Cuore
aperto di Cristo crocifisso e risorto, “che
con i segni della Passione vive immortale”,
leviamo in alto i nostri cuori, spalancandoli,
così come il mattino di Pasqua si è aperto il
sepolcro del Signore! Effatà, cioè: “Apriti!”
(cf. Mc 7, 34): è la parola chiave della liturgia
battesimale, con cui il Signore ripete a noi
– oggi! – quello che ebbe a dire in lacrime
dinanzi al sepolcro di Lazzaro: “Togliete la
pietra” (Gv 11, 39). Effatà: è la parola d’ordine
che il Signore rivolge bussando alla porta
del nostro cuore in questo anno Santo della
Misericordia! Sia il tempo pasquale lo spazio
in cui dalle porte del nostro cuore, spalancate
dalla Risurrezione di Cristo, possa sgorgare
il nostro personale Effatà per rinnovare il
prodigio da Lui compiuto nei tempi antichi
(cf. Es 14, 21-22) anche oggi nel cuore della
nostra storia.
Don Angelo Mazzone