PAPA FRANCESCO COME GIOVANNI XXIII

"L’annuncio a me è arrivato assolutamente improvviso ed inatteso. Sono molto legato al Papa, come sono stato educato fin da ragazzo nel mio seminario di Venezia, e non solo con l’affetto, ma con la mente e con la mia piccola azione, che ho cercato di fare lungo il corso della mia lunga vita e nei miei 74 anni di sacerdozio. “Mi ha preso all’improvviso! Sono rimasto stupito e ho detto: “Anche io voglio ripetere quello che un bergamasco, fatto cardinale, ha scritto e ha voluto che fosse messo nel suo stemma gentilizio Sola gratia tua. “Se è stato fatto questo riconoscimento, se è venuta anche questa creazione come un raggio di luce sul tramonto della mia vita, lo devo solo alla bontà di papa Giovanni, ai suoi esempi e alla sua santità, e alla bontà e alla amabilità di papa Francesco, che ha guardato ad un vecchio prete e ha creduto di onorare in me tutti i sacerdoti più umili, che hanno servito in silenzio. Mi sono sempre considerato un “facchino di Dio” e mi sono sentito piccolo tra i piccoli. Ho servito e finché Dio mi lascia qui continuerò a servire, ad amare, a credere all’unità della famiglia umana. Grazie tante!”. Sono state queste le prime parole di Loris Capovilla, eletto, il 12 gennaio scorso, cardinale, da papa Francesco, all’età di quasi cento anni. Un uomo, un credente che ha avuto il dono di collaborare con papa Giovanni. Nativo di Pontelongo, in provincia di Padova, e prete veneziano dal 1940, conosce Roncalli al suo arrivo a Venezia come Patriarca nel 1953, ne viene scelto come segretario e gli resta a fianco per dieci anni, seguendolo a Roma dopo l’elezione a Papa. Dopo la morte di Giovanni XXIII, Paolo VI lo manda come arcivescovo prima a Chieti (1967) e poi a Loreto (1971).

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