IL GREMBIULE DEL SERVIZIO
La C.A.S.A. ha dato rifugio e conforto non solo a giovani tossicodipendenti ma a tante altre persone “che fanno fatica a tenere il passo”: anziani abbandonati, alcolizzati e minori a rischio.
Lo scorso 8 dicembre a Ruvo di Puglia sono stati festeggiati i 30 anni (8 dicembre 1984-2014)della nascita della “Comunità C.A.S.A. don Tonino Bello” (Comunità di Accoglienza, Solidarietà e Amicizia): una struttura di recupero per tossicodipendenti e persone disagiate che mons. Tonino Bello desiderò fortemente, all’inizio utilizzando sulla provinciale Ruvo-Terlizzi, e successivamente trasferendosi, il 5 luglio 1987, presso l’attuale sede, al Parco del Conte.
L’anniversario è stato celebrato con una serie di iniziative che si sono succedute lungo tutto il mese di dicembre: dalla celebrazione della Santa Messa presieduta dal Vescovo mons. Luigi Martella, ad incontri di riflessione e spettacolo con la presenza tra gli altri di padre Alex Zanotelli (grande amico di don Tonino), don Renato Sacco (attuale coordinatore nazionale di Pax Christi) e don Luigi Ciotti (fondatore di Libera).
“Accogliere” è stata la parola d’ordine che don Tonino – così vorrà sempre farsi chiamare, anche quando diventa nel 1982 vescovo di Molfetta, Ruvo e Giovinazzo – mette in primo piano nel suo compito di sacerdote tra la gente: vede le tante difficoltà dei poveri, degli extracomunitari, dei disadattati, dei tanti “scartati” e non esita ad indossare “il grembiule del servizio”. Per chi è senza un tetto, don Tonino non indugia ad aprire le porte della sua residenza di Vescovo; non teme di schierarsi accanto agli operai delle acciaierie che rischiano di perdere il posto di lavoro; fraternizza con le persone appartenenti ad altre religioni; alza la voce contro ogni forma di violenza e in favore della pace. Fedele e coerente fino in fondo con il messaggio evangelico, si trova ad affrontare difficoltà ed incomprensioni e a creare imbarazzo perfino in certi ambienti curiali, diventando un “vescovo scomodo”. La stessa scelta di aprire una struttura per i tossicodipendenti e le persone ai margini della società è stata vissuta da don Tonino con molta tenacia e impegno, mosso da quel sogno di poter dare ad ogni giovane – soprattutto a quelli che vagano incerti alla ricerca di sé stessi – “un’ala di riserva” per riprendere a volare in alto.
“Non è un paradosso – scriveva don Tonino Bello pochi mesi prima dell’inaugurazione della C.A.S.A.: dalla droga ci potrà liberare solo una “overdose” di preghiera. E’ solo voler affermare che, senza un supplemento d’anima, anche le strutture più articolate sono destinate a fallire (…). La casa che sorge, pertanto, più che alla nostra borsa fa appello alla nostra vita. Più che le nostre
tasche, vuole scomodare il nostro spirito. Più che sulla generosità di pochi, conta sulla conversione di tutti.
Perché… siamo un po’ tutti “alle dipendenze” di qualcosa: dei soldi, dei vizi, dell’egoismo, dei mille vitelli d’oro che ci siamo costruiti nel deserto della vita. (….) Solo se nelle vene del nostro impegno inietteremo fiale abbondanti di preghiera, che non è mai rinuncia ma è sempre protesta e ansia di libertà, la droga, che è assurda tragedia per dimissione, verrà finalmente sconfitta. E non sarà lontano il giorno in cui, invece della inaugurazione, celebreremo la chiusura della Casa. Accompagneremo al cancello l’ultimo drogato restituito alla speranza. E gli diremo in coro che vivere è bello”.
La C.A.S.A. in questi 30 anni ha dato rifugio e conforto non solo a giovani tossicodipendenti ma a tante altre persone “che fanno fatica a tenere il passo”: anziani abbandonati, alcolizzati e minori a rischio. Tra mille vicissitudini, problemi anche economici ed entusiasmi, la Comunità “C.A.S.A. Don Tonino Bello” è una grande realtà, riconosciuta a livello nazionale. Essa rappresenta una scelta coraggiosa che è servita a strappare dalla sofferenza e dal fallimento tante vite grazie all’impegno personale di don Tonino, agli sforzi della Diocesi e soprattutto a una lunga lista di persone dedite nel tempo a garantire continuità di presenza ed operosità, in collaborazione con le istituzioni sociali locali.
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ANNO XXIX - N. 41