TEMPO LIBERO O TEMPO VUOTO?

I bambini sanno come occupare il loro tempo libero, ammesso e non concesso che ne abbiano ancora e che non sia rigidamente programmato da madri e padri: giocare. Si concentrano sul gioco e non fanno altro, in particolare non sono abitati da pensieri molesti e spesso funesti, quelli che invece turbinano nelle menti degli adulti. Il gioco è spazio concesso alla fantasia, all’immaginazione. Nel gioco il bambino è presente con tutto sé stesso e non si cura d’altro. Non così vanno le cose per gli adulti, il cui minimo comune denominatore è lo stress (distress), uno stato di disagio che può comportare conseguenze anche molto gravi. Lo stress più pericoloso è quello psichico, generato da un’attività cerebrale ipertensiva alla cui base vi sono ansietà ed un eccesso di pensieri disfunzionali, cioè che non ci aiutano a vivere meglio le nostre giornate normalmente troppo occupate e decentrate. Ecco, l’assenza di tempo libero è o assenza di desiderio di avere uno spazio da dedicare a sé o incremento dell’attività, cioè del negotium, termine latino che indica l’occuparsi dei propri affari perché non sarebbe tollerabile disporre di tempo libero. Contrapposto al negotium vi è l’otium, cioè un’occupazione principalmente votata alla ricerca intellettuale. Accanto alla ricerca intellettuale mettiamoci la dimensione spirituale, la cura della sfera psicologica e di quella fisica, perché siamo un unicum che o cresce tutto o appassisce tutto. Uno squilibrio in un ambito per fatto osmotico si trasferirebbe nelle altre sfere, determinando condizioni favorenti l’alienazione, un sentimento d’essere altro dal vero sé e di vivere una vita dimezzata, insignificante, inutile, dolorosa. Il termine otium oggi vuol dire altro. Per ozio intendiamo l’assenza di attività, più precisamente, secondo il vocabolario Treccani, «in genere, astensione dalle occupazioni utili, per un periodo più o meno lungo o anche abitualmente, per indole pigra, indolente. In particolare, in teologia morale, tendenza alla pigrizia e alla omissione dei propri doveri, la cui gravità è in relazione a ciò che per ozio viene trascurato». Ora, quando disponiamo di tempo libero dobbiamo fare in modo che sia tempo di grazia e di crescita, tempo di autentico riposo dello e nello spirito. Non tempo ozioso, padre dei vizi. Non tempo vuoto che si allarga a dismisura dinanzi ai programmi televisivi, alle chat, ai social network, speso a girarsi i pollici sulla poltrona di casa. Il vuoto esistenziale si fa più vuoto ed acuto se non viene colmato da attività esistenzialmente utili, quali una buona lettura, una sana meditazione, l’attività fisica, la preghiera del cuore. La meditazione rasserena la mente, ordinariamente caotica e rigida, come sostiene Marco Guzzi, che ci offre sul sito web di Darsi Pace una pratica volta a fluidificare la mente, a rilassarla in vista della sana attività intellettuale o spirituale. Una mente caotica ed agitata difficilmente riuscirà a compiere un’azione risanante, che è lo scopo cui dobbiamo tendere durante il tempo libero, che – mi ripeto – deve essere tempo di grazia in quanto tempo rivolto alla guarigione/conversione/liberazione del cuore e alla pienezza di vita, in cui scopriamo la bellezza, la bontà e l’azione guaritrice della Parola. «Abbiate fede – diceva San Leopoldo Mandic -, Dio è medico e medicina». E ancora, secondo il medico svizzero Paracelso: «Non sono né il diavolo né il medico a guarire, ma solo Dio attraverso la medicina». Sprechiamo molto tempo a fare cose del tutto inutili o superflue o anche dannose, fra cui vi inserisco l’accumulazione dei beni, dimentichi delle parole del Cristo: «Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde l’anima sua?» (Mt 16,26). Non comportiamoci alla maniera di quel possidente che non poté godere della sua ricchezza. Stolto, lo definisce il Signore, cioè scemo, stupido: «Stolto,questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?». Vi colgo un invito anche a godere dei beni che si hanno, a non avere il braccino corto, ma a vivere giorno dopo giorno con ciò che si possiede. Scemo è chi si comporta alla stessa stregua di quel possidente. La Quaresima dovrebbe essere un tempo preparatorio alla gioia, esso stesso gioioso. Per l’appunto, un tempo di grazia senza malinconie, fustigazioni, vissuti al cospetto di un Dio che risana e vuole la gioia, non la sofferenza. Quaranta giorni da dedicare alla cura di sé, all’etica ed all’estetica, che non guasta mai, giacché, a mio avviso, l’esterno non va mai trascurato. Esterno ed interno si richiamano a vicenda, essendo l’uomo un’unità composita che – come ho scritto in precedenza – deve curarsi e crescere integralmente.

 Salvatore Bernocco