Servi inutili. Ma non è inutile il servizio
L’aggettivo usato da Luca dice nel suo
significato originario: siamo servi senza
pretese, senza esigenze, senza
rivendicazioni, che di nulla hanno bisogno se
non d’essere se stessi.
Appello alla più grande semplificazione: io
non sono né il gigante dei miei sogni, né il
nano delle mie paure. Sono un granellino
che contiene un albero.
Non sono inutile, ma sono senza pretese.
Non ho bisogno d’applausi, di consenso, di
gratificazioni, di successo.
E neppure, ed è ciò che più mi costa, di un
Dio che mi metta a tavola e passi a servirmi.
Io ho solo bisogno di essere me stesso, e
servitore, con la mia parte di umanità, con la
gioia e la fatica di credere, con i miei granelli
di fede, con la mia parte di doni e la mia
porzione di fuoco, con un cuore che di tanto
in tanto si accende per Dio, e spero che sia
sempre più spesso.
Non ho bisogno di nient’altro.
Anzi, ho bisogno di un’altra cosa: di grandi
campi da arare, e della spettacolare pazienza
di Dio che tanto ha seminato in me, per tirar
su quasi niente. Il segreto di una vita riuscita
non risiede nei premi conquistati: è il servizio
che è vero, non la ricompensa.
Io servo perché servire è la cosa più vera. Io
servo perché Dio è il servitore della vita. Io
servo perché questo è il solo modo per
creare una storia che umanizza, che libera,
che pianta alberi di vita nel deserto e nel
mare.
Io servo, non per premio o per castigo,
come i bambini; non per sanzioni o per
ricompense, come i paurosi, ma per
necessità vitale.
Mi bastano grandi campi, un granellino di
fede, e gli occhi di un profeta per vedere il
sogno di Dio come una goccia di luce
impigliata nel cuore vivo di tutte le cose.
P. Ermes M. Ronchi