L’INFERNO: per una corretta interpretazione
L’inferno non esiste. Nel senso che la
parola (e quindi il concetto) non è
reperibile, sia nel Vecchio che nel Nuovo
Testamento. Per un ebreo non è concepibile
neanche il concetto di una punizione eterna.
Vedi SHEOL. Sconosciuta nel mondo ebraico,
greco, romano, l’idea di inferno (come luogo di
castigo eterno dopo la morte, dove va prima
l’anima e poi andrà anche il corpo, alla fine del
mondo) è nata diversi secoli dopo la morte di
Gesù. La parola non esiste neanche nel
“credo” e la Chiesa di Roma non ha mai detto
di nessuno che sia all’inferno (mentre di molti
dice che sono in paradiso). Ma “I miei pensieri
non sono i vostri pensieri, le vostre vie non
sono le mie vie” (Isaia 55,8).
Si tratterebbe di una sofferenza eterna, un
castigo infinito, una vendetta spietata che il
Dio chiede agli uomini di perdonare sempre
(settanta volte sette). E Gesù ha fatto proprio
questo che non riusciamo a fare: “Padre
perdona loro perché non sanno quello che
fanno” (Luca 23,34). Ma allora, se la punizione
eterna esiste, significa che la richiesta di Gesù
al Padre non è stata esaudita. Il teologo
cattolico von Balthasar arriva ad ipotizzare che
l’inferno esiste, ma è vuoto; si tratterebbe
pertanto solo di un deterrente escogitato da
Dio per spaventare gli uomini perché si
comportino bene. Mi sembra una teoria
bizzarra. Sono forse gli uomini (non quelli
religiosi) più buoni di Dio, non accettando più
la pena di morte o una pena che sia per
sempre? Impossibile. Nella nostra civiltà
giuridica, per ogni colpa c’’è una pena
proporzionata, purché serva per la
rieducazione e il recupero di chi ha sbagliato.
Noi non amiamo i fondamentalismi e li
lasciamo a certe Chiese americane (e anche
nostrane), alle forze paramilitari che la
gerontocrazia romana incoraggia sottobanco
(neanche troppo sottobanco), favorendo
coloro che si prestano a fare il lavoro sporco,
mentre, a parole, solo a parole, mostrano le
buone intenzioni e le troppo facili “buone
parole”. I brani dei vangeli in cui qualcuno
suppone che ci siano elementi per asserire la
realtà dell’inferno, sotto la scure della moderna
esegesi, sono tutti crollati. Rimane invece
intatta la volontà di un Dio Salvatore, il Dio
Padre che si è manifestato in Gesù:
- “Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti
gli uomini siano salvati” (1 Timoteo 2,3-4).
- “Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla
destra di Dio e intercede per noi!” (Romani
8,34).
- “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per
condannare il mondo, ma perché il mondo
sia salvato per mezzo di lui” (Giovanni 3,17).
L’Inferno allora sarebbe un luogo (o una
condizione) inventata dagli uomini religiosi per
indicare quale sarà la fine dei loro nemici,
indicandoli come nemici di Dio. Il nostro Dio
non è il giustiziere caro a Giovanni Battista, ma
è il Padre di Gesù e Padre nostro. Ma, si sa,
per qualcuno il Catechismo (CCC) è più
importante del Vangelo, ma solo per
mantenere il potere sulle persone e sulle
coscienze. Penso che andare all’inferno non
significhi essere messi arrosto da qualche
parte, ma aver fallito la propria vita, non aver
raggiunto lo scopo di vivere per sempre, di aver scelto di rifiutare l’amore e la vita e
cercare l’odio e la morte.
Il vero pericolo però, non è andare all’inferno,
ma vivere nell’inferno. Infatti senza l’amore il
nostro cuore diventa un inferno. L’inferno
infatti esiste davvero ed è la possibilità di
perdere Dio con un atto libero che lo respinge,
respingendo l’amore. Sia ben chiaro:
quest’inferno non lo crea Dio, ma lo fa la libertà
umana: Dio ne prende atto con infinito
rammarico, ma anche con infinito rispetto della
nostra libertà. “L’inferno esiste, ma non è un
luogo creato da Dio per punire, al termine della
vita, chi si sarà comportato male. E’ una
condizione di infelicità e disperazione creata dal
peccato. Dall’inferno del peccato è però
possibile uscire: si viene liberati da Cristo e dal
suo giudizio di salvezza” (Fernando Armellini).
“Dov’è l’inferno? E’ in noi. In ognuno di noi ci
sono gli inferi ci sono i demoni, e i demoni non
vengono dal di fuori, vengono da noi, sono una
parte importante del nostro essere, sono
l’ombra del nostro essere” (Giovanni
Vannucci). Siamo nell’inferno, e la nostra vita
biologica diventa un fallimento, se non
accogliamo il dono d’amore che riceviamo
continuamente, in ogni istante, da Dio.
Secondo alcuni esegeti, l’inferno è allora il nulla
della persona, quando non si è saputo
conservare “la vita” che ci è stata consegnata,
a causa delle scelte sbagliate di vita. La “vita” si
va allora atrofizzando fino ad annullarsi, per il
rifiuto ostinato e cosciente della proposta di
vita piena che Gesù fa, portando così alla
“morte seconda, la fine dell’esistenza. Gesù
parla della “Geénna di fuoco” come immagine
di distruzione della persona per il rifiuto
ostinato e cosciente della proposta di vita
piena che Egli fa. Essendo liberi, siamo
pienamente responsabili delle nostre azioni,
come dice, con efficacia, Silvio Piersanti: “Non
c’è né inferno né paradiso. Non ci sono né
premi né punizioni. Ci sono solo conseguenze”.
da “Le parole del Vangelo” di Panfilo Di Palo p. 130-131
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ANNO XXVII - N.318