Le giornate mondiali della Gioventù: “AMARE COME CRISTO”

Siate “radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (cfr Col 2,7). La Lettera da cui è tratto questo invito, è stata scritta da San Paolo per rispondere a un bisogno preciso dei cristiani della città di Colossi. Quella comunità, infatti, era minacciata dall’influsso di certe tendenze culturali dell’epoca, che distoglievano i fedeli dal Vangelo. Il nostro contesto culturale, cari giovani, ha numerose analogie con quello dei Colossesi di allora. Infatti, c’è una forte corrente di pensiero laicista che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società, prospettando e tentando di creare un “paradiso” senza di Lui. Ma l’esperienza insegna che il mondo senza Dio diventa un “inferno”: prevalgono gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l’odio tra le persone e tra i popoli, la mancanza di amore, di gioia e di speranza. Al contrario, là dove le persone e i popoli accolgono la presenza di Dio, lo adorano nella verità e ascoltano la sua voce, si costruisce concretamente la civiltà dell’amore, in cui ciascuno viene rispettato nella sua dignità, cresce la comunione, con i frutti che essa porta”.
È un passo del Messaggio del Santo Padre per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù 2011, tenutasi a Madrid. I destinatari della missiva papale sono tutti i battezzati, non soltanto le giovani generazioni, che necessitano di orientamenti saldi per costruire su solide basi il proprio futuro. Un futuro che appare incerto e assai precario, molto più di quanto lo sia stato in epoche passate. La precarietà investe l’economia, la politica, i rapporti di lavoro, i valori, il senso stesso dell’esistenza. La precarietà, il senso di precarietà, rende mutevole e fragile ogni sentimento, per cui non vi sono più valori fondanti, ma solo valori temporaneamente accolti, “usa e getta”. Non vi sono piattaforme, ma paludi e sabbie mobili. Il cielo si è eclissato a favore della terra, della polvere. La stessa cosificazione delle persone, ridotte ad ingranaggi di meccanismi infernali, è un derivato della precarizzazione dei valori, meglio nota come relativismo etico. Il denaro, il sesso, il potere sono gli idoli di sempre che tornano alla ribalta con maggiore vigore, sostenuti dal desiderio dell’uomo di conseguire la felicità e mantenerla al di fuori di Dio e della Sua legge-non legge: l’amore. L’amore non è per i potenti un potere, ma il paravento dietro cui compiere misfatti e dare libero sfogo ai loro vizi. Nelle tenebre, ovviamente, ed anche alla luce del sole, dilagante com’è l’attenersi a modelli negativi assurti a modalità normali ed accettate di condotta. Esempi se ne potrebbero portare tanti, a partire da quelli offerti da alcuni noti politici italiani che, invece di governare ed essere esempio di sobrietà e virtù, corrono dietro alle gonnelle e sono ricattabili. Una vergogna assoluta. I giovani sono la speranza del domani. Ma occorre che si forgino alla Verità che salva attraverso modalità di vita interiore che rifuggano da facili scorciatoie spiritualistiche. Oggi essere credenti implica un lavoro su di sé che è di triplice natura: culturale, psicologico e spirituale.
Queste tre dimensioni vanno armonizzate e fatte fermentare insieme. È compito della Chiesa e dei pastori educarsi per educare. Non è più sufficiente offrire un Cristo smunto ed un cristianesimo consolatorio. Non lo è mai stato.
È il tempo di dare una svolta significativa di senso e di credibilità attraverso l’esempio e lo studio.
Questa nostra società non si salverà, le nostre comunità saranno ricettacoli di egoismi sempre più radicati e di lotte fratricide se se non si giungerà alla comprensione che il potere più forte al mondo è l’amore alla maniera del Cristo. Giovani della 2a Comunità Neo-Catecumenale della Parrocchia, partecipanti alle giornate mondiali della Gioventù.


Salvatore Bernocco