L’ASSUNTA, IL RICHIAMO DEL CIELO

Piace ripensare, nel pieno dell’estate, ad uno dei motivi suggeriti dalla celebrazione della Pasqua di Maria: l’Assunta l’esaltazione più autentica della persona umana e della sua dignità. In Maria, primizia della gloria futura che attende tutti i credenti al compimento del Regno di Dio, contempliamo anche il pieno trionfo della corporeità umana: quella corporeità tante volte malintesa e svilita anche oggi, e soprattutto in questi giorni.
L’apparire, a scapito della dimensione interiore, belli, forti, attraenti, e magari pieni di soldi e di successo è un classico ideale mondano che si accompagna sovente al dissipato andazzo vacanziero.
La questione è che, come diceva Chesterton, l’uomo, consapevole dei propri limiti, può riuscire a mantenersi a certi gradi nel fare il bene, sforzandosi sempre, passo dopo passo per migliorarsi. Ma non ci si mantiene a certi livelli “nel male”.
E lo smarrimento morale, (alludiamo qui alla morale naturale, non necessariamente alla morale cristiana) tipico della società materialistica e consumistica, tende irreversibilmente a portare verso il basso. La via del degrado non ha limiti. Oggi come ieri. La storia in tal senso si ripete.
E poiché gli uomini hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balia d’una intelligenza depravata sicché commettono ciò che è indegno, colmi sono di ogni sorta d’ingiustizia, di malvagità di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi di malignità, diffamatori maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa (Rm 1, 22-32).
Abbiamo innanzi ai nostri occhi un quadro drammatico, tanto più inquietante dal momento che nello sguardo d’insieme, ci sembra di aver riscontrato la verosimiglianza di diversi particolari con altrettante situazioni e realtà ben note.
Basti pensare alla presente crisi sociale, e civile, che ad esempio riguarda la famiglia naturale e monogamica sempre più messa in crisi dalla logica delle unioni di fatto, e insidiata perfino da rivendicazioni rumorose di movimenti omosessuali, strumentali per lo più ad ottenere figli in adozione.
Ci sentiremmo proiettati così in un passato oscuro, e apparentemente senza speranza. Possibile che non sia cambiato nulla? Ebbene la speranza ce la porta anzitutto Maria Immacolata la cui testimonianza splendente riempie il mondo della novità del Regno divino che suo Figlio Gesù ci ha procurato: incarnandosi, vivendo tra noi, morendo sulla croce e risorgendo gloriosamente.
Il canto del Magnificat ci proietta in una situazione di giustizia e di grazia già conseguita, malgrado il cammino della storia umana non sia ancora compiuto; tale condizione interiore è peraltro un dono immancabile per quanti vivono il loro battesimo con spirito di figli e non di servi. Dio ci ama. Ama gli umili, i poveri, i deboli; non dobbiamo quindi temere: il peccato, le logiche oppressive e brutali del mondo sono già sconfitte dall’Amore di Dio per l’uomo.
Accogliendo Dio, e quindi “spalancando le porte a Cristo” senza paura - Maria ce lo insegna.