Eucaristia, mistero da credere



Miei Cari,

di proposito desidero soffermarmi sulla esortazione del Papa "Sacramentum Caritatis" in questo mese di giugno, fortemente carico di concetrazione adorazione del mistero eucaristico che da noi Ruvesi viene celebralo e vissuto per la solennità del Corpus Domini e ancor più per la sua Ottava. È solo quale spunto che offro riferendomi alla prima parte della esortazione di Benedetto XVI che affronta il tema dell'Eucarestia come "mistero da credere": lo stupore di fronte alla conversione sostanziale del pane e del vino nel Corpo e Sangue del Signore, la fede della Chiesa che si nutre e si realizza nei sacramenti.
Ecco dunque da un lato la sottolineatura di un dono gratuito che la Chiesa può accogliere, celebrare e adorare in fedele obbedienza e dall'altro il ricordo del ruolo esercitato dallo Spirito Santo nello sviluppo delle varie forme liturgiche attuate nel tempo dalla Chiesa.
Il Papa affronta poi l'Eucaristia come "mistero da celebrare" e si concentra sulla liturgia, ad iniziare dalla sua "bellezza".
A tal riguardo viene ricordato che la liturgia eucaristica e quindi il suo fondamento non è a disposizione dei nostro arbitrio e non può subire il ricatto delle mode del momento: dunque, ricorda il Papa, non esiste separazione tra il modo retto adeguato di celebrare la liturgia e la necessità di favorire la partecipazione dei fedeli. Dunque nessuna stravaganza liturgica, ma obbedienza fedele alle norme liturgiche nella loro completezza.
Pertanto, esorta il Papa, occorre evitare la generica improvvisazione o l'introduzione di generi musicali non rispettosi del senso della liturgia perché tutto, nel testo, nella melodia e nell'ese­cuzione deve corrispondere al senso del mistero celebrato, alle parti del rito e ai tempi liturgici. Vale anche risottolineare che il Papa segnala il legame fra celebrazione e adorazione: l'Eucarestia è data per essere adorata e per essere mangiata e raccomanda quindi l'adorazione, anche perpetua; momenti che devono essere promossi sempre più dalle parrocchie e dai gruppi ecclesiali (di qui la necessità di riqualificare i due nostri momenti mensili del 1° giovedì e del 23 di ogni mese).
Circa la terza parte della sua esortazione, desidero sottolineare quanto il Papa afferma circa il sapore dell'Eucarestia che deve espandersi in ogni attimo della quotidianità umana perché il cristiano possa veramente essere figlio dì Dio e ripagare il sacrificio che per lui e stato fatto in nome dell'Amore.
Non secondario poi il richiamo che viene fatto circa la domenica, giorno della
Comunità in cui ogni cristiano si sente parte dello stesso Corpo; così la Chiesa si respira e si vive in ambito diocesano e parrocchiale. Benedetto XVI invita ad abbandonare caratteri individualistici e ad abbracciare invece un senso sano di appartenenza alla comunità parrocchiale: credere, in Cristo va ben oltre insomma l'avere una convinzione privata.
Accompagni il nostro impegno a rivedere il nostro porci dinanzi al mistero Eucaristico quanto il Papa traduce in preghiera conclusiva: "La vera gioia è riconoscere che il Signore rimane tra noi, compagno fedele del nostro cammino".

Don Vincenzo

L’EUCARESTIA, PER TORNARE A SPERARE E GIOIRE


Eucaristia, Corpo di Cristo, Pane di Vita. Pietra di inciampo per i sapienti secondo il mondo; speranza di risurrezione per gli umili, a cui Dio si rivela. Miracolo di amore, nel senso di a-mors, senza morte, perché Dio è amore. nel senso di carità infinita e quindi di vita senza fìne. Nell'Eucaristia c'è tutto Cristo, il medico delle anime e dei corpi. Chi si nutre del Pane Eucaristico sviluppa dentro di sé !a vita eterna in Dio, alimenta la buona vita, riduce ai minimi termini egoismo e superbia, quei cancri dello spirito che conducono alla "seconda morte", quella temibilissima, irreversibile. Se Dio è a-mors, se cioè in Lui non c'è ombra di morte , la morte defmitiva non ha alcun potere su chi si affida a Lui e si ciba di Lui.
La risurrezione del Cristo è quindi il perno dell'Eucaristia, perché essa è nelio stesso tempo promessa ed alimento di vita eterna. Se Cristo non fosse resuscitato, vana sarebbe la nostra fede e nulla ci autorizzerebbe a parlare di aldilà, di paradiso o di inferi, di vita e di morte. Ma i! Cristo è risuscitato e siede alla destra del Padre, e ciascuno di noi è in attesa della Parusia, della sua seconda venuta, che per ciascuno di noi si attuerà il giorno della nostra ricapitolazione in Lui. Non morte quindi, ma liberazione dello spirito, ricongiungimento al Padre. Ma l'Eucaristia ha bisogno della collaborazione attiva dell'uomo. Perché essa sia fenomeno, manifestazione di vita e di resurrezione, è necessario che l'uomo, attraverso la preghiera e la carità e l'esercizio dell'umiltà cristiana, vi si disponga. Solo allora essa realizzerà appieno ciò che significa. In altri termini, se ci accostiamo all'Eucaristia senza le dovute disposizioni - cosa che talvolta purtroppo si verifica -, essa non produrrà frutto alcuno di vita, anzi il rischio sarà quello di mangiare la nostra condanna. Di qui la necessità assoluta di confessarsi prima di accostarsi al banchetto eucaristico.
Alcuni non lo fanno, sostengono che sia sufficiente il rapporto diretto fra la propria coscienza e Dio. Una idea sbagliata ed equivoca che non poggia sul Vangelo. Cristo stesso ha dato mandato ai suoi discepoli di rimettere i peccati o di non rimetterli, per cui ha costituito i suoi sacerdoti quali mediatori del suo perdono. Questo per alcune semplici ragioni: nessuno è in grado di auto-assolversi; è necessario che qualcuno ci apra gli occhi e le orecchie per vedere ed intendere; dal punto di vista pedagogico ed educativo è bene confrontarsi con chi dispensa la Parola di Dio e può illuminarci con la sua grazia e la luce dello Spirito santo. Certo, l'obiezione che alcuni sacerdoti siano uomini fragili e bisognosi delta grazia di Dio è senz'altro vera. Ma questo, se per un verso li rende comprensivi circa le comuni fragilità che discendono dalla condizione umana, peraltro verso non giustifica affatto la prassi invalsa dell'auto-assoluzione. Essa ci lascia così come ci ha trovati, in realtà, nell'ignoranza e nell'impossibilità di migliorare. La confessione invece, mentre cancella i nostri peccati, ci abilita ad una reale possibilità di conversione del cuore. Ciò accade misteriosamente per grazia di Dio, e l'Eucaristia per l'appunto alimenta tale predisposizione al cambiamento ed irriga la vita dello spirito. L'Eucaristia è quindi il cuore della nostra fede. Ad essa si deve massimo ossequio. La processione eucaristica, che si svolgerà il 17 giugno, è l'unica a cui tutti i credenti dovrebbero partecipare. È l'appuntamento di fede principale della nostra comunità, a cui tutte le altre ricorrenze, tradizioni e feste sono subordinate. Auspichiamo, con un rinnovato approfondimento del mistero eucaristico, una partecipazione devota e sentita della popolazione ruvese, anch'essa bisognosa di rinnovarsi nello spirito e tornare a sperare e gioire.


Salvatore Bernocco

La risposa della Segreteria di Stato

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LA CHIESA SOTTO ATTACCO

Il nostro Paese attraversa un momento assai delicato, sia sotto il profilo sociale che economico e politico. La politica è sotto accusa, troppi privilegi e pochi doveri. Sui piano sociale alcune proposte delia Bindi e della Pollastrini hanno messo a subbuglio il concetto di famiglia che, per la verità, non è un concetto astratto ed intercambiabile, come taluni pseudo-sociologi si affannano a dimostrare, ma una realtà vitale ed immodifìcabile, composta da un uomo e una donna uniti in un vincolo stabile e aperto alla procreazione responsabile. La Bindi ha sostenuto che la famiglia può essere altro, cosa non è dato di sapere, salvo correggersi al forum di Firenze. Forzature politiche, pasticci concettuali, stramberie per stare a galla nel mare magnum della politica politicante, quella che attualmente si occupa quasi esclusivamente di Dico, droga, omosessualità, dimenticando lo stato pietoso della sanità italiana, l'impoverimento del ceto medio, i diritti di chi deve campare con stipendi e salari da fame. Mentre si accresce il numero dei senza diritti e di quelli con diritti limitati, la politica si ingrassa di benefici e prebende, e sforna proclami a ripetizione, promesse vuote, fumisterie. Di qui la contestazione montante e giusta di larghi settori della società italiana. In questo scenario confuso e a tratti inquietante, la Chiesa italiana interviene con la sua parola moderatrice e saggia, che guarda lontano. Non è una parola da rottamare, ma che fa perno sul diritto naturale e quindi sulla dignità della persona umana. Tuttavia non può passare sotto silenzio che ogni intervento delle cosiddette gerarchie cattoliche, del Papa e dei Vescovi, sui temi eticamente sensibili e di importanza capitale per il destino dell'uomo e della società viene dipinto da certa stampa schierata, quella di sinistra, come oscurantista, passatista, reazionario. I gay si inalberano e contestano, mentre compaiono sui muri di Genova scritte offensive sull'arcivescovo Bagnasco, che viene minacciato pesantemente e deve girare scortato. Non solo. Si getta fango a piene mani sull'intera Chiesa cattolica a causa di alcuni tragici episodi di cui si sono macchiati taluni preti. Intendiamoci bene: quelle vicende gridano vendetta al cospetto di Dio, sono moralmente deprecabili, e chi ne fu l'artefice non può vestire l'abito talare. Di esse si deve anche discutere pubblicamente, ma quei falli deprecabili non sono la cifra della Chiesa cattolica! Questo non si desume da certi resoconti di stampa e da certi servizi televisivi, anzi! È quindi in atto una clamorosa campagna anti-cattolica in Europa e nel mondo, alimentata qui da noi da certi organi di stampa che, per ragioni ideologiche, hanno tutto l'interesse a fare passare la Chiesa per la Grande Meretrice di dantesca memoria. Certo, anch'essa deve fare pulizia al suo interno, come per altro verso auspicalo dallo stesso Benedetto XVI, ma alcune lezioni di etica provenienti da certi settori della politica e della cultura italiana non valgono e non possono accettarsi. Alla loro base non c'è l'ansia di conoscere la verità, ma, attraverso l'uso smodato o distorto di certi fatti, il perseguimento di un disegno politico e l'emarginazione della verità sull'uomo e la sua intima natura.


S.B.

Non tutto si concede alla modernità

Tagore scrisse a gli Occidentali: "La morte si insinua pezzo per pezzo nel corpo della civiltà!".
Pensiero quanto mai profetico...In nome della civiltà moderna o post-moderna si pensa di poter chiedere tutto e non ci si accorge che quanto la nuova civiltà esige e produce è costituito solamente da schegge di morte!
Anche se la civiltà dell'oggi paraventa le sue smodate richieste come volontà di concedere ad ogni persona i suoi necessari diritti, questa volontà apparentemente solidaristica è una iniezione endovenosa che provoca la morte. Non tutto si deve concedere alla civiltà: essa è galoppante ma non equilibrata, è populista ma non umana, assetata di perbenismo personale ma non di vero amore alla persona. Sta finendo il consumismo delle cose e ci si rivolge alle persone, determinadando un vortice distruttivo completo. A questo gioco, di ceco strapotere non ci si può arrendere.
La famiglia non può essere fagocitata; la sua immagine deve restare incontaminata.
Neanche il mercato della politica può fare della famiglia brandelli di vita sconsacrata: ogni protetto che non rispetta natura e dignità della persona umana e un virus sociale che decompone la struttura originaria della famiglia: alla famiglia non si deve eliminare l'originalià naturale ne la funzionalità educativa. La famiglia è e resta il valore prezioso per una sana retta condizione sistenziale.
Bisogni personali o attestati di riconoscimento vengano affrontati in alvei del tutto diversi da quello della famiglia formata nel matrimonio. Si eviti che nel corpo della civiltà venga inseirito un innesto malasno e malefico.


Raffaele Facciolo

Nel Mese

Con rinnovato fervore la Comunità ha accolto il caldo invito del parroco a celebrare il mese mariano che ha avuto alcuni momenti più intensi il giorno 8 e il 16, festa della Madonna delle Grazie al cui santuario ci siamo recati in pellegrinaggio e il parroco ha celebrato il giorno 14.
Incontri di catechesi si sono avuti a tutti i livelli, più particolareggiati con i genitori dei ragazzi che si avvicineranno alla messa di prima Comunione e quelli di cresima; a questi ultimi è stato ricordato che tali scadenze sacramentali diventano motivo di riflessione forte sul modo di essere genitori e trasmettitori della fede. Anche dalle nostre Comunità hanno partecipato in diversi alla Family-day di Roma il 12 maggio, unitamente al parroco. La catechesi mensile ha registrato numerosi riferimenti alla esortazione di Paolo VI "Marialis cultus". Una catechesi riassuntiva e puntuale si è avuta per i bambini che il prossimo 10 giugno riceveranno la prima Comunione. Privilegiati come ogni mese i momenti di adorazione animati dai gruppi eucaristici parrocchiali e tutti gli appuntamenti ad ogni livello sono stati onorati e attuati con la partecipazione cordiale dei parrocchiani. La conclusione del mese ha visto anzitutto la celebrazione della veglia di Pentecoste a livello cittadino animata da don Grazio e poi dalla veglia Mariana che quest'anno si è pensato di vivere in via Rogliosa dove - ha annunziato con sorpresa il parroco - tornerà ad essere venerata la Madonna. Da una sua ricerca fatta, invero, risulta dalla consultazione della Platea del Carmine, che in quella strada era venerata la Vergine col titolo di "S. Maria della Rigliosa" già dal '600.
Ci siamo quindi ritrovati lì per deporre ai piedi delta Madonna i nostri propositi di impegno fattivo nell'opera della evangelizzazione e della costruzione di una Comunità che cresce nell'amore tra noi e con i fratelli.


Luca