Il Sindaco ha ritirato le dimissioni. Il
Consiglio comunale si è ricomposto, dopo le dimissioni di quattro
consiglieri del PD. Ruvo non ha
fatto la stessa fine di Roma, dove
un sindaco del PD, Ignazio Marino,
è stato sfiduciato dal PD stesso. Un
caso più unico che caro di omicidio-suicidio politico. È stata quindi
positivamente risolta la crisi che
aveva condotto l’Amministrazione
Ottombrini sull’orlo del baratro, e ciò
a pochi mesi dalle elezioni amministrative dell’anno venturo, quando
andremo alle urne per eleggere il
nuovo sindaco ed il nuovo Consiglio
comunale. Le schermaglie politiche
sono già cominciate e non poteva
essere diversamente, con contorno di polemiche astiose e finanche
lesive della dignità delle persone.
Questa modalità becera di fare
politica dovrebbe essere accantonata: si polemizza e ci si scontra sulle
idee, ma si deve far salva la dignità
degli uomini e delle donne, anche
perché nessuno, ma proprio nessuno, ha la verità in tasca e possiede
un vademecum su come risolvere
definitivamente i gravi problemi che
tormentano da diversi anni il nostro
paese, frutto di scelte rivenienti dal
passato amministrativo. Alle persone
che dicono di possedere la bacchetta magica non va dato alcun credito.
Si tratta in genere di imbonitori o di
azzeccagarbugli. Le soluzioni alle
problematiche della nostra città non
saranno indolori e soprattutto richiederanno uno sforzo eccezionale da
parte di coloro che prenderanno in
mano le redini di Palazzo Avitaja,
uno sforzo eretto sulle fondamenta della competenza, dell’onestà,
dell’umiltà, della dialettica costruttiva
fra forze di maggioranza e di opposizione. Alcune candidature alla carica
di sindaco sono state già avanzate,
mentre si infittiscono gli incontri fra
partiti e movimenti vecchi e nuovi
per tentare di mettere su coalizioni
omogenee. Bisognerà tuttavia fare i
conti con la disaffezione della gente
rispetto alla politica, col fenomeno
dell’astensionismo, con l’affievolimento della speranza in un reale
ricambio della classe politica, che si
reputa necessario e non più dilazionabile. Molti volti nuovi appaiono
già vecchi e manovrati da burattinai
alquanto “scafati”. Altri volti nuovi
sono completamente all’asciutto
di qualsivoglia esperienza politica,
giacché ormai i partiti non formano più ma aprono semplicemente i
battenti soltanto in prossimità delle
elezioni, per poi chiuderle subito
dopo. Dove si forma la nuova classe
dirigente? Non si sa. Se non vi è
formazione vi è dipendenza dalle
altrui idee e dagli altrui obiettivi,
quindi scarsa capacità di critica e di
autonomia di pensiero e di azione.
Altri volti appaiono invece affetti da
un movimentismo senza contenuti,
ma di questo avremo conferma fra
qualche mese, quando le coalizioni
dovranno presentare ad una cittadina alquanto scoraggiata i loro
programmi amministrativi.
S.B.