Il titolo della seconda enciclica di papa
Francesco è «Laudato sì’, sulla cura
della casa comune». È stata presentata
il 18 giugno dal cardinale Peter Turkson, da
un rappresentante del patriarcato ortodosso di
Costantinopoli, Giovanni Zizioulas, e da uno
scienziato, John Schellenhuber, fondatore e
direttore del “Potsdam Institute for Climate
Impact Research”. La novità è la presenza
del vescovo ortodosso Zizioulas, il più noto
teologo del Patriarcato di Costantinopoli,
braccio destro del Patriarca Bartolomeo I,
che sui temi ambientali da anni sta portando
avanti una riflessione teologica e pastorale
molto avanzata. La presenza di Zizioulas
conferma la sintonia con papa Francesco. La
seconda enciclica di Papa Francesco riprende
nel titolo le parole italiane del volgare umbro
del XIII secolo di quello che è noto come il
Cantico delle Creature o anche Cantico di
Frate Sole, il testo poetico più antico della
letteratura italiane. Il titolo non è stato tradotto
in alcuna lingua, nemmeno in latino.
La scelta di un titolo in italiano non è una
novità. Pio XI, per esempio, ne scrisse una in
italiano “Non abbiamo bisogno” nel 1931 e
una in tedesco “Mit brennender Sorge” contro
il nazismo. Altri papi prima di lui avevano
usato titoli in italiano e anche in francese. Pio
IX invece scrisse oltre 40 encicliche tutte in
latino. Attorno alla pubblicazione dell’enciclica
c’è una certa fibrillazione e dagli Stati
Uniti è già partito un fuoco di fila preventivo
contro il testo da parte delle lobby che fanno
capo alle grandi multinazionali. Il 2 giugno il
gigante energetico Exxon ha inviato addirittura
una delegazione in Vaticano per spiegare
le sue posizioni su energia e riscaldamento
climatico. Le posizioni di Papa Francesco
in materia ecologica sono note. Più volte ha
detto che l’economia legata agli interessi e
alle lobby “uccide”. Ciò che preoccupa il
sistema capitalistico delle multinazionale è
soprattutto il linguaggio diretto di Francesco,
comprensibile a tutti. Eppure lui non è il primo
papa che va all’attacco di questo sistema.
Benedetto XVI nella Caritas in veritate
ha denunciato i guasti della finanzia e degli
gnomi che la controllano. Ma Ratzinger non
aveva la popolarità di Bergoglio e quindi non
c’è stata molta preoccupazione. D’accordo
con il papa invece sono la maggior parte dei
leader religiosi del mondo che a luglio firmeranno
un testo comune sul clima, al quale
ha lavorato soprattutto il patriarca ecumenico
Bartolomeo I.
«La sfida urgente di proteggere la nostra casa
comune – scrive il Santo Padre - comprende
la preoccupazione di unire tutta la famiglia
umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile
e integrale, poiché sappiamo che le
cose possono cambiare. Il Creatore non ci
abbandona, non fa mai marcia indietro nel
suo progetto di amore, non si pente di averci
creato. L’umanità ha ancora la capacità
di collaborare per costruire la nostra casa
comune. Desidero esprimere riconoscenza,
incoraggiare e ringraziare tutti coloro che,
nei più svariati settori dell’attività umana,
stanno lavorando per garantire la protezione
della casa che condividiamo. Meritano una
gratitudine speciale quanti lottano con vigore
per risolvere le drammatiche conseguenze
del degrado ambientale nella vita dei più
poveri del mondo. I giovani esigono da noi
un cambiamento. Essi si domandano com’è
possibile che si pretenda di costruire un futuro
migliore senza pensare alla crisi ambientale
e alle sofferenze degli esclusi. Rivolgo un
invito urgente a rinnovare il dialogo sul
modo in cui stiamo costruendo il futuro del
pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto
che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale
che viviamo, e le sue radici umane, ci
riguardano e ci toccano tutti. Il movimento
ecologico mondiale ha già percorso un lungo
e ricco cammino, e ha dato vita a numerose
aggregazioni di cittadini che hanno favorito
una presa di coscienza. Purtroppo, molti
sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi
ambientale sono spesso frustrati non solo dal
rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse
degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano
le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno
dalla negazione del problema all’indifferenza,
alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca
nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di
nuova solidarietà universale. Come hanno
detto i Vescovi del Sudafrica, «i talenti e il
coinvolgimento di tutti sono necessari per
riparare il danno causato dagli umani sulla
creazione di Dio». Tutti possiamo collaborare
come strumenti di Dio per la cura della
creazione, ognuno con la propria cultura ed
esperienza, le proprie iniziative e capacità».
Salvatore Bernocco