DON GINO: LA MORTE DEL GIUSTO

Sono stato molto colpito dall'improvvisa scomparsa di don Gino, nostro vescovo e successore dell'amato don Tonino Bello. È proprio vero che la morte non fa distinzioni di sorta e, come un ladro, arriva quando meno ce lo si aspetta. In queste circostanze dolorose, noi dobbiamo radicarci con tutto il nostro essere e con maggiore fede nelle parole che non tradiscono, quelle di Nostro Signore, che ci assicura che chi vive e muore in Lui avrà (ha) la vita eterna, né dobbiamo dimenticare, ad esempio, le parole di san Francesco d’Assisi, il quale si rivolgeva alla morte chiamandola “sorella”. Perché essa ci ricongiunge definitivamente a Dio, dal quale tutti proveniamo, che ne siamo consapevoli o meno, al cui cospetto non vi sarà più né pianto né lutto. La morte, per quanto incuta timore alla nostra natura, è il valico che dobbiamo attraversare per giungere nella Terra Promessa. Lì – ci è stato detto – vi sono molti posti. Di grande conforto e saggezza sono i versetti tratti dal libro della Sapienza, là dove si parla della morte prematura del giusto (Sap 4, 7-17), che trascrivo a beneficio di noi tutti:
«Il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo. 
Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni; ma la canizie per gli uomini sta nella sapienza; e un’età senile è una vita senza macchia. 
Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e poiché viveva fra peccatori, fu trasferito. 
Fu rapito, perché la malizia non ne mutasse i sentimenti o l’inganno non ne traviasse l’animo, poiché il fascino del vizio deturpa anche il bene e il turbine della passione travolge una mente semplice. 
Giunto in breve alla perfezione, ha compiuto una lunga carriera. La sua anima fu gradita al Signore; perciò egli lo tolse in fretta da un ambiente malvagio. 
I popoli vedono senza comprendere; non riflettono nella mente a questo fatto che la grazia e la misericordia sono per i suoi eletti e la protezione per i suoi santi. 
Il giusto defunto condanna gli empi ancora in vita; una giovinezza, giunta in breve alla perfezione, condanna la lunga vecchiaia dell’ingiusto. 
Le folle vedranno la fine del saggio, ma non capiranno ciò che Dio ha deciso a suo riguardo né in vista di che cosa il Signore l’ha posto al sicuro».
In questi luttuosi accadimenti sono superflue le parole dell’uomo, per quanto possano essere commoventi ed animate da affetto e sincerità, mentre dà consolazione l’immersione nel cuore dei sentimenti di Dio, il quale preordina tutte le cose al bene di chi ama. Don Gino riposa fra le braccia del Signore perché era un uomo giusto, equilibrato, prudente, saggio. Riposa in pace, don Gino, e che la terra ti sia lieve.

Salvatore Bernocco