IL PUGNO, I CONIGLI E IL CALCIO DOVE NON BATTE IL SOLE


Papa Francesco non è un papa “ortodosso”, dove per ortodosso intendo ligio a certe regole e schemi scritti o vissuti dai suoi predecessori. È un papa fuori degli schemi e dice ciò che pensa spesso a detrimento dell’etichetta e del bon ton, di una sorta di galateo istituzionale, senza usare eufemismi e senza mezzi termini.
Credo che egli sia un tipo verace che se ti deve mandare a quel paese, ti ci manda papale papale, senza mezze misure e senza trincerarsi dietro un manierismo ipocrita e farisaico.
Eletto al soglio pontificio, fra i suoi primi gesti ricordiamo la rinuncia agli appartamenti vaticani in linea col nome prescelto, Francesco, esempio di povertà e umiltà cristiane. E questo mentre qualche cardinale vive in appartamenti di 700 metri quadri, cioè in piccole e scomode abitazioni, non rinunciando a un bel nulla, ai segni del potere tanto deprecati da don Tonino Bello. Questi sono i veri ipocriti, coloro che impongono ad altri pesi che essi non porteranno mai e che, secondo me, che pure sono peccatore, andrebbero “rieducati” in appositi conventi o mandati a casa. A casa loro, non a quella che occupano nello Stato Vaticano.
Papa Francesco indossa un anello d’argento, non uno di quelli d’oro che pesano un chilo e che starebbero a significare cosa? Una dignità che l’oro stesso confuta? Il nostro Papa ha fatto una scelta di semplicità evangelica e si esprime in modo tale che tutti possano capire chiaramente il suo messaggio, che poi è il messaggio del Cristo.
Lotta alla corruzione, lotta senza quartiere alla pedofilia, lotta ai privilegi. Lotta insomma contro tutto ciò che va contro lo stile di vita evangelico e anche contro certe interpretazioni fondamentaliste della Parola di Dio, dove, certo, vi è il riferimento al “crescete e moltiplicatevi” ma non alla stessa maniera dei conigli, la cui prolificità è ben nota. Perché l’uomo deve adottare il criterio della responsabilità, della maternità e paternità responsabili. Fare dieci figli come ai tempi in cui i figli erano braccia da lavoro, non ha senso. Certo, chi può, lo faccia, ma chi non può permettersi di crescere dieci figli perché dovrebbe metterli al mondo? Per soffrire?
E veniamo al pugno di Papa Francesco.
Cosa ha detto di strano? Se uno tenta di colpire mia madre, io che faccio? Porgo l’altra guancia di mia madre o mi prodigo per fermare l’aggressore? Nella dottrina vi è contemplato il diritto all’autodifesa: se qualcuno tenta di uccidermi, devo difendermi. Così, se qualcuno tenta di aggredire mia madre (la mia fede), io non gli dico “fai bene”, ma cerco di oppormi alla sua violenza. Il grido “Je suis Charlie” ha risuonato in tutto in mondo occidentale dopo l’attentato di Parigi, però fino a che punto la satira deve farsi beffe della mia personale fede? Perché deve offendere i sentimenti religiosi di milioni di esseri umani? È un principio universalmente accolto: la mia libertà finisce là dove inizia la libertà dell’altro. Quindi, mutatis mutandis, il tuo diritto di satira finisce dove comincia il mio diritto di ottenere che la mia fede sia rispettata. Vi ricorderete di quell’increscioso episodio di cui furono protagoniste quattro sgallettate del gruppo femminista “Femen”.
A seno nudo, in Piazza San Pietro, usarono in modo assai improprio il crocefisso per protestare contro la religione cattolica. Anche quella fu satira? Furono arrestate per la semplice ragione che vi è un limite ad ogni manifestazione del proprio pensiero che non può essere travalicato senza che a ciò non corrisponda una sanzione o una replica. In molte vicende umane la virtù da agire è la prudenza cui è connessa una abbondante misura di equilibrio e sapienza.
Infine, il calcio al sedere. Se un corrotto vuole corrompermi, come minimo lo mando a quel paese o gli ficco una pedata al sedere. O faccio il fesso, cioè faccio finta di non aver capito. È quanto ha fatto il Santo Padre quando si trovava in Argentina ed era ancora cardinale. Molti di noi avrebbero fatto la stessa cosa, anche se, e questo è un punto dolente, gli italiani non brillano per onestà.
In sintesi, Francesco agisce come una persona dotata di buon senso e che si attiene alla morale cristiana, non ai moralismi di facciata che nascondono nefandezze e corruzioni piccole e grandi.
Per questa ragione piace. Per questa ragione trova consensi anche in mondi lontani dalla fede cattolica. Dovremmo gioirne invece di imbastire processi inquisitori a carico del Vicario di Cristo.

                                                                                                            Salvatore Bernocco