Al Sig. Vincenzo Caldarola, Presidente del Comitato Feste Patronali

Caro Presidente,
la nostra amicizia e il tuo diuturno impegno come 1° Componente della Confraternita di S. Rocco di cui sono Assistente Spirituale, e ti fanno tra i miei principali collaboratori, mi inducono a prendere la parola in ordine alla recente festa patronale dell’Ottavario del Corpus Domini (unica - da sempre - per la nostra città). Nel contempo ti esprimo la solidarietà per l’atto intimidatorio di cui sei stato oggetto in questi giorni.

1. Da diversi anni c’è un revival di mosse per far tornare il tutto all’antica tradizione, quasi i tempi non fossero cambiati e il Concilio Vaticano non avesse parlato a riguardo. E comunque - come altri hanno ricordato - la festa patronale dell’Ottavario non è un fatto parrocchiale ma è una festa dell’intera città “per cui vanno tenute presenti tutte le componenti di esse e, in primis, vescovo e intero Presbiterio. Se il vescovo non fosse stato tempestivamente informato sarebbe venuto a Ruvo la sera della domenica della festa. Tant’è che il suo programma riportato su “Luce e Vita” prevedeva alle ore 11,00 dello stesso 29 giugno l’amministrazione delle Cresime nella parrocchia di S. Giuseppe in Molfetta. E ancora: se volevasi la tradizione, perché anche il giorno del Corpus Domini, la processione non è avvenuta al mattino? E quando mai, nel giorno del Corpus, si son date le benedizioni agli altari delle porte di Ruvo? Tale prerogativa è stata sempre del vescovo e solo il giorno dell’Ottavario. E il giorno del Corpus Domini è stato sempre l’arcidiacono o, da quando era tra noi Don Tonino, è stato il Vicario generale a presiedere la processione del Corpus o, se è passata al parroco, lo si è fatto perché il vescovo mons. Negro, decretò, prima che fosse stata abolita la processione del Corpus Domini e poi - date le resistenze - che fosse stata una processione nel solo territorio parrocchiale. Cosa che caparbiamente non si è mai attuata. Il degrado poi ha raggiunto il culmine negli ultimi tempi con l’erezione di un misero altare (una gabbia donde sono stati liberati dei colombi come ha detto il popolo) in piazza Castello, confinato in un angolo sugli spalti del castello con accanto gli ombrelloni di un bar. Povero culto eucaristico! La piazza più antica e più bella scippata a Gesù Eucarestia per dar posto a mucchi di sedie, gazebo, palchi e quant’altro. La piazza diventava da sempre un’immensa basilica all’aperto donde il vescovo, prima di impartire la benedizione aveva modo di istruire la sua comunità cittadina. Da tempo immemorabile, anche se la festa non è stata “ricca” ha sempre troneggiato l’imponente altare posto al centro della piazza, alto, solenne e non frammischiato tra spalliere luminose di scarso valore anche scenografico. Gli amici confinanti dei paesi vicini venivano ad ammirare il maestoso altare dal quale il vescovo avrebbe poi impartito la prima benedizione.

2. Vorrei poi, caro Presidente, che non si dimenticasse come si è voluta affossare la grande festa di S. Rocco, Patrono Minore di Ruvo, e solo per il quale la città si mobilitò per la realizzazione del capolavoro d’argento del Sammartino. Fino all’episcopato Marena, lo stesso vescovo ha sempre partecipato alla processione la sera del 28 settembre. Da dopo l’episcopato Marena e il rientro processionale per il breve tratto dalla vicina chiesa del Purgatorio in Cattedrale (chiusa diversi anni per i restauri) della statua di S. Biagio, la festa di quest’ultimo ha soppiantato quella di S. Rocco anche se al primo era riservato il pontificale del 3 febbraio, il bacio della reliquia, le nocelline e alcune girandole nella piazzetta della Cattedrale. E basta. Far rivivere la tradizione del passato? Non a piacimento di alcuni e a discapito di ben più radicate tradizioni. Non è mai così avvenuto per Terlizzi in cui le tradizioni cittadine sono oltremodo consolidate e intoccabili (vedi i vari spostamenti della Madonna di Sovereto o il festone della Madonna del Rosario con la partecipazione del vescovo a tutte queste).

Quindi, caro Presidente, la memoria storica di Ruvo non va presa per quello che fa comodo, soprattutto perché quanto è avvenuto quest’anno non si ripeta e che la Processione dell’Ottavario torni nelle ore pomeridiane, come strenuamente voluto dagli ultimi vescovi, ma anche dalla stragrande parte della popolazione che al mattino dell’Ottavario ha preferito le spiagge di Bisceglie o di Barletta. Senza dire di quell’intervento su Facebook, peraltro non condiviso in pieno dall’autorità competente, dove si è favorito il commento di qualche laico con la “l” minuscola. Avrebbe fatto bene a non soffermarsi sui giudizi ai preti, se si devono indossare questo o quell’altro abito, peraltro assegnato e indossato per designazione della Segreteria di Stato del Papa
Con amicizia.
d. Vincenzo Pellegrini