Con la speranza di interpretare i sentimenti della comunità parrocchiale,
rivolgo i miei più sinceri e amichevoli auguri a don Vincenzo
per il 30° anniversario di parrocato.
Fu destinato al SS. Redentore dal servo di Dio don Tonino Bello, dopo
il lungo periodo di parrocato di don Michele Montaruli. Anzi, fu la
prima nomina compiuta dall’indimenticato Vescovo, col quale don
Vincenzo da molti anni prima aveva
intrattenuto ottimi rapporti.
Trent’anni non sono pochi, e probabilmente
un bilancio di questi anni
sarebbe in qualche misura ingeneroso
perché peccherebbe per difetto. Del
resto, chi potrebbe, senza apparire
irriguardoso e tronfio, giudicare un
altro uomo, il suo impegno, i suoi
travagli? Non mi fa velo l’amicizia
ormai più che ventennale con don
Vincenzo, il quale ha sempre avuto a
cuore il SS. Redentore e le persone
della comunità che gli fu affidata. Per
quanto mi riguarda, non posso che
ringraziarlo per quanto ha fatto per
me in questo lungo tempo di
frequentazione, avendomi chiamato
molti anni or sono a scrivere per il
mensile “Fermento”, unico giornale
mensile edito da una parrocchia nella
Diocesi, contribuendo così alla mia
formazione personale. Lo “svecchiamento”
teologico mi pare un’altra sua caratteristica, nel senso che egli
ama approfondire le questioni di fede, studiare i sacri testi, restituirli
alla loro primigenia bellezza e al loro autentico significato. Su tutto
prevale la misericordia, il perdono, la compassione, sulla scia del
Buon Samaritano, che non si domandò chi fosse l’uomo pestato a
sangue dai ladroni, quale fosse il suo orientamento sessuale, quale la
sua fede religiosa, se fosse un peccatore o un sant’uomo, ma si prodigò per lui standogli accanto, vegliandolo per una notte. A
ciascuno di noi spetta il compito di operare secondo misericordia,
mentre il giudizio spetta a Dio e a Lui solo. Lo stesso Papa Francesco
si è detto impossibilitato a giudicare: “Chi sono io per poter giudicare
un altro essere umano?”. La misura dell’amore è amare senza misura.
Questo è il comandamento nuovo lasciatoci dal Cristo, non un “nuovo
comandamento” che va ad aggiungersi
agli altri, ma il “comandamento
nuovo”, che cioè ingloba in sé e supera
e perfeziona tutti gli altri: “amatevi
come io ho amato voi”. Fino alla fine,
in ogni circostanza, con le opere e con
le parole. Don Vincenzo, in questi
anni, si è rimboccato le maniche. Certo,
tanto resta da fare, con il sostegno
della comunità e delle persone di buona
volontà. Un parroco, un uomo, da
solo può fare ben poco. E bisognerebbe
domandarsi, quando siamo in procinto
di emettere sentenze, se le eventuali
mancanze del parroco dipendano
dal parroco stesso oppure dalla
nostra scarsa partecipazione, dalle
nostre omissioni, dalle nostre pigrizie.
La lieta circostanza dell’arrivo della
Madonna Pellegrina di Fatima, che ha
catalizzato l’attenzione dei fedeli per
un’intera settimana, suscitando conversioni
ed emozioni forti, in occasione
del 30° anniversario di parrocato di don Vincenzo, può
essere letta come un segno, direi quasi come un augurio a perseverare
nell’amore verso Dio e verso il prossimo. Non due amori differenti,
ma un unico amore, poiché Dio si è fatto uomo e quanto è fatto
all’uomo è fatto a Lui.
Auguri, don Vincenzo, e a nuovi traguardi!
Salvatore Bernocco