Ridere fa bene alla salute
Chi non ride, non vive!
Che la gioia sia un valore carico di ogni ben di Dio è una verità sulla quale, oggi, nessuno discute più. “La gioia di vivere è la più grande potenza cosmica”, diceva Teilhard de Chardin (1881-1955), uno tra i più intelligenti e originali studiosi del nostro secolo. A sua volta il noto scrittore tedesco Johann Wolfang Goethe (1749-1832) era convinto che “la gioia e l’amore sono le ali per le più grandi imprese”.
Noi, da parte nostra, diciamo che il mondo non è di chi si alza presto: il mondo è di chi è felice di alzarsi!
Quando si ride, tutto il corpo è in festa.
La respirazione migliora, il fegato e gli organi digestivi producono succhi gastrici e saliva, le endorfine si innalzano di circa il 20 per cento nel sangue (le endorfine sono sostanze prodotte dal cervello che danno la sensazione di piacere, come, ad esempio, quando mangiamo cioccolato o quando guardiamo un bel quadro o vediamo vincere la squadra del cuore...).
Dopo tutte le ricerche in proposito, nessuno può più dire: “Il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi”, piuttosto deve dire: “Chi non ride, non vive!”.
Ne è convinto al 100 per cento il dottor Patch Adams nato nel 1945 a Washington. Al dottor Patch Adams va il merito di aver teorizzato e iniziato la “risoterapia”, cioè la cura medica basata sulla risata, sul sorriso. Da trent’anni Adams si presenta in ospedale vestito da pagliaccio e inventa qualche tipo di gioco nuovo pur di far sorridere i bambini che cura. Mentre li visita, scherza, come se fosse al circo...
All’inizio tutti lo prendevano in giro, oggi tutti gli battono le mani!
Finalmente si è capito che bisogna togliersi tanto di cappello davanti al “dottor sorriso”. Per questo la “risoterapia” viene praticata, ormai, in Svizzera, negli Stati Uniti, in Francia, in Canadà, in Italia, dove alcuni ospedali hanno allestito sale nelle quali si proiettano film comici, spettacoli di pagliacci, e si fanno ascoltare barzellette ai malati.
Ridere è segno di maturità. Non per nulla lo psicologo Gordon Willard Allport (1897-1967), tra i tanti indicatori di riuscita psichica di una persona, pone il senso dell’umorismo, la capacità di non avvelenare l’aria che gli altri devono respirare.
Riso come segno di maturità. Certo!
Perché punirci di esser vivi? Stiamo al mondo per poco tempo: è meglio farci su qualche risata. A questo punto si comprende ciò che un giorno ha detto Fryderyk Chopin (1810-1849): “Chi non ride mai, è un buffone!”.
Ridere è da buoni. Nella sua semplice saggezza Madre Teresa di Calcutta affermava: “Non capiremo mai abbastanza quanto bene è capace di fare un semplice sorriso”. Con la Beata di Calcutta concorda Roberto Benigni, il quale in un’intervista ha confidato: “Vorrei tanto essere un clown perché è l’espressione più alta del benefattore”.
Ridere è da liberi. Chi non sa sorridere è schiavo, anche se comanda!
Profondissima è l’osservazione del commediografo rumeno Eugène Ionesco(1912-1994): “Dove non c’è umorismo, c’è il campo di concentramento”.
Sulla stessa linea è Giacomo Leopardi: “Chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo, poco altrimenti di chi è preparato a morire”.
Ridere è da civili. Per il filosofo Jacques Maritain (1882-1973): “Una civiltà senza umorismo prepara i propri funerali”. Un altro genio filosofico, Tommaso d’Aquino, considerava grande virtù la incunditas: la capacità di prendere in allegria ciò che accade.
Dunque, riassumendo: ridere è da saggi, da maturi, da buoni, da liberi, da civili.
Detto in una parola: ridere è da Uomo!
Da Uomo riuscito!
Giona D’Adan