È necessaria qualche riflessione
su alcuni comportamenti che, a
nostro avviso, hanno
ferito la comunione
nelle nostre comunità ecclesiali, creando
sconcerto tra i fedeli.
Premettiamo che il Vescovo è a capo della
Chiesa locale ed è chiamato a “governare”
la porzione di Chiesa che gli è stata affidata.
Il Vescovo è un successore degli apostoli. A
lui si deve dunque rispetto e obbedienza in
virtù della sua funzione, che è quella di far
crescere la comunità dei credenti nella fede,
nella speranza e nella carità. Le sue decisioni,
che crediamo siano ponderate, vanno dunque
osservate con umiltà e in spirito di servizio.
Aggiungiamo che va sostenuto e coadiuvato
dal popolo di Dio, semmai in una relazione
di dialogo benevolo e fraterno, senza creare sommovimenti o scossoni che turbino la
pace e la serenità all'interno della Chiesa. Se,
come abbiamo scritto in un altro articolo di
questo numero di “Fermento”, la Chiesa deve
crescere per attrazione, è necessario che si
determinino le condizioni favorevoli a questa
modalità di crescita. In caso contrario, non si
darebbe una immagine positiva della Chiesa
come corpo unico e solidale, ma piuttosto di
una congrega di gruppi in lotta tra loro ed in
conflitto con le scelte di governo del Vescovo.
Il nostro auspicio è che si mettano da parte le
divisioni e si cammini a fianco del Vescovo, il
quale va aiutato nel suo gravoso compito e
non contrastato con parole ed atteggiamenti
irriguardosi.
S.B.