Dicono che, sul punto di morire, dalla nostra mente scompaiono tutti: i figli, il marito, il padre, gli amici, i soldi... In quell’ultimo istante, raccogliendo le forze rimaste, il cervello mette a fuoco soltanto lei: la mamma. Non so se tutto questo sia vero. So però di aver assistito alla morte di un vecchio, reso duro dalla vita, carico di rughe e di fatica che, morendo sussurrò: “mamma”. D’altronde, quando avvertiamo un pericolo improvviso, l’istinto ci fa gridare: “mamma mia!”. Hai mai visto la pubblicità? Madri che sono in attesa con il loro commovente pancione, madri che puliscono sederini, che spalmano cioccolata e formaggini, che scelgono prodotti genuini, che comperano carte igieniche morbide e tonni teneri che si spezzano con un grissino, che lavano con gioia le magliette zozzissime del marito, che stendono al sole lenzuola più bianche di quelle della vicina, che strofinano pavimenti fino a potersi specchiare, che seguono con occhi lucidi i figli che si sposano, che controllano se le nuore sanno cucinare la carne in scatola. Anche i cantanti, quando vogliono andare a colpo sicuro, compongono canzoni sulla mamma. Mi sono sempre chiesto se Edmondo De Amicis, lo scrittore del libro Cuore, conoscesse Maria di Nazareth. Di certo il volto della sua mamma lo conosceva. E, allora, conosceva anche il volto di Maria perché nel volto di ogni donna c’è un frammento di bellezza. “Non sempre il tempo la beltà cancella o la sfioran le lacrime e gli affanni: mia madre ha sessant’anni, e più la guardo e più mi sembra bella. Non ha un accenno, un guardo, un riso, un atto che non mi tocchi dolcemente il core; ah, se fossi pittore, farei tutta la vita il suo ritratto! Vorrei ritrarla quando china il viso perch’io le baci la sua treccia bianca, o quando, inferma e stanca, nasconde il suo dolor sotto un sorriso. Pur, se fosse il mio priego in ciel accolto, non chiederei di Raffael da Urbino il pennello divino per coronar di gloria il suo bel volto; vorrei poter cangiar vita con vita, darle tutto il vigor degli anni miei, veder me vecchio, e lei dal sacrificio mio ringiovanita”. (E. De Amicis, Se fossi un pittore) Poi guardi Maria, la mamma per eccellenza, e non sai fermare sulle labbra una domanda “da bambino”: “Maria, da uno a dieci: ma quanto bella sei?”
N.N,