Se la rinuncia diventa peccato

“Nell’Al di là l’uomo dovrà giudicare e apprezzare tutto ciò che il suo occhio vide, ma che egli non poté mangiare”


Con queste parole, tratte dal Talmud Palestinese (Qiddushin 66d), i Maestri di Israrele, convinti che Dio desidera la felicità delle sue creature, insegnano che fuggire deliberatamente da un piacere fisico o da un benessere materiale può costituire un peccato. I piaceri della vita vanno accolti e goduti come dono divino: derivano, infatti, da ciò che è stato creato per la gioia dell’uomo e, proprio per questo, sono fondamentalmente buoni; pertanto non solo si invita a goderne, ma si condannano tutti coloro che se ne astengono. Non è certamente un elogio alla sregolatezza, bensì un richiamo a uno stile di vita saggiamente equilibrato, capace di valorizzare il “sano piacere” che deve essere gustato con tutte le proprie potenzialità.

(da Jesus - Febbraio 2010)