Auguri don Gino, auguri e un arrivederci!

Mi sembra il modo più adeguato per salutarti nel momento del repentino distacco da noi. In verità, mi ero accorto che i tuoi giorni potevano finire da un momento all'altro: da quel giorno della festa dell’Ottavario del Corpus Domini a Ruvo, fino alla sera del 29 giugno scorso, ultimo nostro incontro nella sacrestia della Cattedrale di Molfetta. Vari avvenimenti ti avevano spento il sorriso di sempre. Che dire in questo momento triste e doloroso? Se non farti tanti auguri per la tua nuova nascita: lasci le scorie di questo mondo nel quale siamo chiamati a vivere e rinasci alla vita nuova nel Signore risorto che hai amato e annunziato. Auguri per la tua nuova dimora in cui ti trovi, in Dio. Finalmente gli specchi si sono infranti e tu vedi faccia a faccia quel Signore per cui ti sei speso e consumato come giustamente avevi sintetizzato nel tuo motto episcopale: “Propter nomen suum” - Per amore del nome di Lui!
Tutto operato, compreso e vissuto per la causa di Cristo e del Vangelo. Che dire dei nostri rapporti e quelli con la mia comunità? Ti abbiamo sempre voluto bene e segni te ne abbiamo dati tanti: li ricordavi nei vari incontri in parrocchia per le varie celebrazioni o in quelli con i gruppi parrocchiali, durante le feste o le tue adunanze durante l’indimenticabile Visita Pastorale, con il Gruppo Famiglia che un anno fa ti ebbe insieme a colazione a Villa Pasqualina, con i fratelli del Cammino neo-catecumenale, con gli amici di S. Rocco. Ma soprattutto durante le celebrazioni del centenario della fondazione della chiesa (1902) e quella della istituzione della parrocchia (1904). Quanti bei ricordi, incisivi, profondi, che hanno segnato non poco il cammino di questa diletta comunità che Don Tonino mi affidava nel 1983. E poi i pellegrinaggi fatti insieme soprattutto a Lourdes e in Terra Santa. Sei morto in solitudine. Ma forse con Giovanni Papini tu ne avevi un altro concetto, quando diceva: “Chi disse: guai al solo! Non misurò che la propria paura… la solitudine per quelli di ricca anima è premio, non espiazione. Non può sopportare la solitudine, il mediocre, il piccolo. Chi non ha da offrire. Chi ha spavento di sé e del suo vuoto. Chi è condannato all’eterna solitudine del proprio spirito, desolato deserto interiore dove non crescono che l’erbe velenose dei luoghi incolti. Chi è irrequieto, annoiato, avvilito quando non può dimenticarsi negli altri, stordirci nelle altrui parole, illudersi vivo nella vita fittizia di quelli che si illudono in lui, al par di lui…”.
Caro don Gino, sul punto di accendere il cero pasquale posto accanto alla tua bara mi è venuto di pensare al cammino sollecito verso l’aurora del sole che non tramonta, Gesù Cristo, risorto da morte. Verso il Signore che benedice le aurore e i tramonti e che tu hai cercato con ansia nell'alternarsi dei giorni e delle notti che ti spingevano verso la morte, timoroso sovente di non resistere alle prove, di arrenderti al compromesso e all'infedeltà. La stagione dei fiori non è finita: persino nei momenti che hanno preceduto il tramonto (e credo che in diversi ce ne eravamo accorti) tu hai parlato con il tuo silenzio, mentre sembrava che implorassi con il grande Newman: “Togliti il velo, Signore, e splendi su di me in gloria e in grazia”. Ora che hai varcato le severe soglie del transito, veniamo ad apprendere da te l’ultima lezione. Alla luce del cero pasquale che dirada le tenebre dell’orgoglio, placa le angosce, alimenta la speranza, tu hai considerato ogni persona, da te incontrata sulla tua via, l’individuo sempre grande e sempre piccolo, con i suoi cenci, con i suoi gioielli, egualmente nascosti. Sapevi che la grandezza dell’uomo sta nel tendere alla perfezione, più che nel possederla. Il tuo approdo alle spiagge dell’eterno, la tua Pasqua che è stata feconda comunione con i tuoi ideali e il tuo passato, con la diocesi da te guidata, con i tuoi Santi e con i tuoi morti, con i progetti attuati o falliti e con le ferite sanguinanti, ti hanno messo in grado di confessare sino all'ultimo: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo!”. Auguri don Gino. Anche noi speriamo di raggiungere un giorno la Galilea dove sei andato ad attenderci. E là, siamo certi che ci verrai incontro e ci ripeterai col tuo immancabile sorriso che oggi ci manca: “Avete visto che è andato tutto bene?”. Così vogliamo ricordarti noi comunità del SS. Redentore che sempre ti ha voluto bene.
Don Vincenzo con gli Amici della comunità
6 luglio 2015

Giovedì 6 agosto
Nel Trigesimo della scomparsa
del vescovo
Don Gino
pellegrinaggio e S. Messa
alla sua tomba
e a quella - vicina - di don Tonino.
Partenza ore 5,30
Prenotarsi subito presso l’Oratorio

«LAUDATO Sì’, SULLA CURA DELLA CASA COMUNE»: la nuova enciclica di Papa Francesco

Il titolo della seconda enciclica di papa Francesco è «Laudato sì’, sulla cura della casa comune». È stata presentata il 18 giugno dal cardinale Peter Turkson, da un rappresentante del patriarcato ortodosso di Costantinopoli, Giovanni Zizioulas, e da uno scienziato, John Schellenhuber, fondatore e direttore del “Potsdam Institute for Climate Impact Research”. La novità è la presenza del vescovo ortodosso Zizioulas, il più noto teologo del Patriarcato di Costantinopoli, braccio destro del Patriarca Bartolomeo I, che sui temi ambientali da anni sta portando avanti una riflessione teologica e pastorale molto avanzata. La presenza di Zizioulas conferma la sintonia con papa Francesco. La seconda enciclica di Papa Francesco riprende nel titolo le parole italiane del volgare umbro del XIII secolo di quello che è noto come il Cantico delle Creature o anche Cantico di Frate Sole, il testo poetico più antico della letteratura italiane. Il titolo non è stato tradotto in alcuna lingua, nemmeno in latino. La scelta di un titolo in italiano non è una novità. Pio XI, per esempio, ne scrisse una in italiano “Non abbiamo bisogno” nel 1931 e una in tedesco “Mit brennender Sorge” contro il nazismo. Altri papi prima di lui avevano usato titoli in italiano e anche in francese. Pio IX invece scrisse oltre 40 encicliche tutte in latino. Attorno alla pubblicazione dell’enciclica c’è una certa fibrillazione e dagli Stati Uniti è già partito un fuoco di fila preventivo contro il testo da parte delle lobby che fanno capo alle grandi multinazionali. Il 2 giugno il gigante energetico Exxon ha inviato addirittura una delegazione in Vaticano per spiegare le sue posizioni su energia e riscaldamento climatico. Le posizioni di Papa Francesco in materia ecologica sono note. Più volte ha detto che l’economia legata agli interessi e alle lobby “uccide”. Ciò che preoccupa il sistema capitalistico delle multinazionale è soprattutto il linguaggio diretto di Francesco, comprensibile a tutti. Eppure lui non è il primo papa che va all’attacco di questo sistema. Benedetto XVI nella Caritas in veritate ha denunciato i guasti della finanzia e degli gnomi che la controllano. Ma Ratzinger non aveva la popolarità di Bergoglio e quindi non c’è stata molta preoccupazione. D’accordo con il papa invece sono la maggior parte dei leader religiosi del mondo che a luglio firmeranno un testo comune sul clima, al quale ha lavorato soprattutto il patriarca ecumenico Bartolomeo I. «La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune – scrive il Santo Padre - comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune. Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e ringraziare tutti coloro che, nei più svariati settori dell’attività umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo. Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo. I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi. Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale. Come hanno detto i Vescovi del Sudafrica, «i talenti e il coinvolgimento di tutti sono necessari per riparare il danno causato dagli umani sulla creazione di Dio». Tutti possiamo collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione, ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie iniziative e capacità».

Salvatore Bernocco


LA SCOMPARSA DEL PROF. DOMENICO CAMPANALE

Si è spento alla veneranda età di 94 anni l’illustre cittadino e filosofo Domenico Campanale, ultimo di quattro figli, per molti anni professore universitario presso l’Università degli Studi di Bari. Di famiglia di umile condizione, autodidatta, con molti sacrifici riuscì a conseguire il diploma magistrale e subito dopo la maturità classica e la laurea in filosofia a Roma nel 1947, dove insegnò storia e filosofia nei licei classici. Fra i suoi allievi ci furono anche Piersanti Mattarella, che divenne presidente della Regione Sicilia, assassinato in un agguato mafioso, e l’attuale presidente della Repubblica, Sergio. Il prof. Campanale fece ritorno a Bari alla metà degli anni ’50, come assistente universitario, dove concluderà la sua fulgida carriera accademica, costellata di importanti pubblicazioni, saggi ed approfondimenti sulla filosofia morale, la filosofia del diritto, l’epistemologia, su Hume, Leibniz, Nieztsche, Wittgenstein. Lo ricorderemo sempre presso l’altare della Madonna di Pompei, ogni domenica per la S. Messa. Alla famiglia vanno le sincere condoglianze della comunità del SS. Redentore.

DON GINO: LA MORTE DEL GIUSTO

Sono stato molto colpito dall'improvvisa scomparsa di don Gino, nostro vescovo e successore dell'amato don Tonino Bello. È proprio vero che la morte non fa distinzioni di sorta e, come un ladro, arriva quando meno ce lo si aspetta. In queste circostanze dolorose, noi dobbiamo radicarci con tutto il nostro essere e con maggiore fede nelle parole che non tradiscono, quelle di Nostro Signore, che ci assicura che chi vive e muore in Lui avrà (ha) la vita eterna, né dobbiamo dimenticare, ad esempio, le parole di san Francesco d’Assisi, il quale si rivolgeva alla morte chiamandola “sorella”. Perché essa ci ricongiunge definitivamente a Dio, dal quale tutti proveniamo, che ne siamo consapevoli o meno, al cui cospetto non vi sarà più né pianto né lutto. La morte, per quanto incuta timore alla nostra natura, è il valico che dobbiamo attraversare per giungere nella Terra Promessa. Lì – ci è stato detto – vi sono molti posti. Di grande conforto e saggezza sono i versetti tratti dal libro della Sapienza, là dove si parla della morte prematura del giusto (Sap 4, 7-17), che trascrivo a beneficio di noi tutti:
«Il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo. 
Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni; ma la canizie per gli uomini sta nella sapienza; e un’età senile è una vita senza macchia. 
Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e poiché viveva fra peccatori, fu trasferito. 
Fu rapito, perché la malizia non ne mutasse i sentimenti o l’inganno non ne traviasse l’animo, poiché il fascino del vizio deturpa anche il bene e il turbine della passione travolge una mente semplice. 
Giunto in breve alla perfezione, ha compiuto una lunga carriera. La sua anima fu gradita al Signore; perciò egli lo tolse in fretta da un ambiente malvagio. 
I popoli vedono senza comprendere; non riflettono nella mente a questo fatto che la grazia e la misericordia sono per i suoi eletti e la protezione per i suoi santi. 
Il giusto defunto condanna gli empi ancora in vita; una giovinezza, giunta in breve alla perfezione, condanna la lunga vecchiaia dell’ingiusto. 
Le folle vedranno la fine del saggio, ma non capiranno ciò che Dio ha deciso a suo riguardo né in vista di che cosa il Signore l’ha posto al sicuro».
In questi luttuosi accadimenti sono superflue le parole dell’uomo, per quanto possano essere commoventi ed animate da affetto e sincerità, mentre dà consolazione l’immersione nel cuore dei sentimenti di Dio, il quale preordina tutte le cose al bene di chi ama. Don Gino riposa fra le braccia del Signore perché era un uomo giusto, equilibrato, prudente, saggio. Riposa in pace, don Gino, e che la terra ti sia lieve.

Salvatore Bernocco

Nel tempo e nello spazio di Dio

Giugno si aprì con la festa della Messa della Prima Comunione per i nostri fanciulli di 4^ elementare preparati in ultimo con il ritiro spirituale a Calentano. L’adorazione eucaristica ci predispose alle solennità del Corpus Domini e dell’Ottavario. La comunità partecipò compatta alla processione del SS.mo presieduta dal vescovo don Gino. Seguirono poi gli incontri conclusi a tutti i livelli di Consiglio Pastorale, del gruppo Famiglia, e dei catechisti. Ebbe il suo prosieguo il mese al S. Cuore con la conclusione e l’atto di affidamento nell’ultimo giorno di giugno. L’adorazione dal 23 fu sempre animata dal Gruppo di Preghiera di S. Pio e anche per il Volontariato Vincenziano ebbe luogo il ritiro con la celebrazione animata dal parroco il giorno 22. Il giorno 19 il parroco partecipò alla Giornata della santificazione sacerdotale e presentò al vescovo don Gino gli auguri dell’intera comunità parrocchiale e confraternale. L’Associazione della Madonna del Buon Consiglio ebbe il suo incontro mensile di catechesi come anche il Gruppo Giovani che si incontrò per una serata festiva a Villa Pasqualina. La sera del 29 il parroco partecipò alla concelebrazione nella Cattedrale di Molfetta presieduta dal vescovo don Gino e durante la quale ricevette l’ordinazione presbiterale il giovane Ignazio Gadaleta.

Luca