Caro don Tonino,
è da tanto che un pensiero mi attraversa la mente. Forse la mia è una domanda scontata, ma io, che ho solo dieci anni, non sempre trovo convincenti le risposte che i grandi mi danno. Ecco la mia domanda: perché, se ci fanno volutamente del male o non ci rispettano, dobbiamo perdonare? È giusto che sia sempre così? E vale lo stesso un perdono che non sentiamo “veramente?”. Grazie in anticipo
per la risposta. Tua fedelissima lettrice.
Pia Francesca
Carissima Pia Francesca, la tua domanda non è affatto scontata.
Tutt’altro! Soprattutto è interessantissimo il fatto che tu, a soli dieci anni, hai il coraggio di non trovare convincenti le risposte che i grandi ti hanno dato. Ora io non so cosa i grandi ti abbiano risposto, ma immagino che ti abbiano detto: “Bisogna perdonare perché lo ha detto Gesù”. E a te questo non è bastato.
Vediamo allora se riesco a convincerti io. Di fronte a chi ci fa del male o non ci rispetta,noi abbiamo due possibilità:
1. nutrire rancore e, se possibile, fargliela pagare;
2. perdonare.
L’istinto ci suggerisce la prima reazione: non gli parlo più, lo escludo dalla mia amicizia, appena mi capita a tiro…. Gesù, invece, ci dice: “Perdona”.
Chi ha ragione? Vediamo un po’! Se non perdoniamo, dentro di noi rimane un qualcosa di cattivo, di amaro che non ci fa stare tranquilli. Ogni volta che incontriamo chi ci ha fatto del male, ci sentiamo ribollire il sangue, venire i crampi allo stomaco, e il pensiero di trovare il modo di fargliela pagare ci blocca il cervello. Stiamo male, insomma.
E chi ci ha fatto del male, gongola: “Hai visto come gli rode? Ah ah”.
Se invece perdoniamo, ci leviamo un peso dallo stomaco e dal cuore, e il nostro cervello torna libero, disponibile per ciò che ci piace e ci interessa. E il cattivone, se quando lo incontriamo gli regaliamo un bel sorriso, sarà lui a cadere tra le spine: “Ma come, gli ho detto..., gli ho fatto… e lui mi saluta e mi sorride? Che rabbia!”.
Allora, cara Pia Francesca, chi ha ragione: l’istinto o Gesù? Decidi tu.
Mi chiedi: “Vale un perdono che non sentiamo veramente?”.
Se il perdono è finto, ovviamente non vale.
Anzi, ci fa stare male il doppio. Se, invece, il perdono è faticoso, perché ci costa fatica, ma è vero e sincero, vale doppio. Perché tutto ciò che conquistiamo a fatica ci porta una soddisfazione maggiore.
Carissima Pia Francesca, in questo caso, come sempre, Gesù non ci propone qualcosa per farci soffrire, ma per darci più gioia. Dietro ai suoi “no”, ci sono sempre dei “sì” più grandi. Dopo la sua croce c’è sempre la risurrezione.
Diglielo ai “grandi” che ti parlano di lui. E, siccome sei una lettrice fedelissima, fammi sapere se la mia risposta è stata convincente.
D. Tonino Lasconi