L’EUCARESTIA, PER TORNARE A SPERARE E GIOIRE


Eucaristia, Corpo di Cristo, Pane di Vita. Pietra di inciampo per i sapienti secondo il mondo; speranza di risurrezione per gli umili, a cui Dio si rivela. Miracolo di amore, nel senso di a-mors, senza morte, perché Dio è amore. nel senso di carità infinita e quindi di vita senza fìne. Nell'Eucaristia c'è tutto Cristo, il medico delle anime e dei corpi. Chi si nutre del Pane Eucaristico sviluppa dentro di sé !a vita eterna in Dio, alimenta la buona vita, riduce ai minimi termini egoismo e superbia, quei cancri dello spirito che conducono alla "seconda morte", quella temibilissima, irreversibile. Se Dio è a-mors, se cioè in Lui non c'è ombra di morte , la morte defmitiva non ha alcun potere su chi si affida a Lui e si ciba di Lui.
La risurrezione del Cristo è quindi il perno dell'Eucaristia, perché essa è nelio stesso tempo promessa ed alimento di vita eterna. Se Cristo non fosse resuscitato, vana sarebbe la nostra fede e nulla ci autorizzerebbe a parlare di aldilà, di paradiso o di inferi, di vita e di morte. Ma i! Cristo è risuscitato e siede alla destra del Padre, e ciascuno di noi è in attesa della Parusia, della sua seconda venuta, che per ciascuno di noi si attuerà il giorno della nostra ricapitolazione in Lui. Non morte quindi, ma liberazione dello spirito, ricongiungimento al Padre. Ma l'Eucaristia ha bisogno della collaborazione attiva dell'uomo. Perché essa sia fenomeno, manifestazione di vita e di resurrezione, è necessario che l'uomo, attraverso la preghiera e la carità e l'esercizio dell'umiltà cristiana, vi si disponga. Solo allora essa realizzerà appieno ciò che significa. In altri termini, se ci accostiamo all'Eucaristia senza le dovute disposizioni - cosa che talvolta purtroppo si verifica -, essa non produrrà frutto alcuno di vita, anzi il rischio sarà quello di mangiare la nostra condanna. Di qui la necessità assoluta di confessarsi prima di accostarsi al banchetto eucaristico.
Alcuni non lo fanno, sostengono che sia sufficiente il rapporto diretto fra la propria coscienza e Dio. Una idea sbagliata ed equivoca che non poggia sul Vangelo. Cristo stesso ha dato mandato ai suoi discepoli di rimettere i peccati o di non rimetterli, per cui ha costituito i suoi sacerdoti quali mediatori del suo perdono. Questo per alcune semplici ragioni: nessuno è in grado di auto-assolversi; è necessario che qualcuno ci apra gli occhi e le orecchie per vedere ed intendere; dal punto di vista pedagogico ed educativo è bene confrontarsi con chi dispensa la Parola di Dio e può illuminarci con la sua grazia e la luce dello Spirito santo. Certo, l'obiezione che alcuni sacerdoti siano uomini fragili e bisognosi delta grazia di Dio è senz'altro vera. Ma questo, se per un verso li rende comprensivi circa le comuni fragilità che discendono dalla condizione umana, peraltro verso non giustifica affatto la prassi invalsa dell'auto-assoluzione. Essa ci lascia così come ci ha trovati, in realtà, nell'ignoranza e nell'impossibilità di migliorare. La confessione invece, mentre cancella i nostri peccati, ci abilita ad una reale possibilità di conversione del cuore. Ciò accade misteriosamente per grazia di Dio, e l'Eucaristia per l'appunto alimenta tale predisposizione al cambiamento ed irriga la vita dello spirito. L'Eucaristia è quindi il cuore della nostra fede. Ad essa si deve massimo ossequio. La processione eucaristica, che si svolgerà il 17 giugno, è l'unica a cui tutti i credenti dovrebbero partecipare. È l'appuntamento di fede principale della nostra comunità, a cui tutte le altre ricorrenze, tradizioni e feste sono subordinate. Auspichiamo, con un rinnovato approfondimento del mistero eucaristico, una partecipazione devota e sentita della popolazione ruvese, anch'essa bisognosa di rinnovarsi nello spirito e tornare a sperare e gioire.


Salvatore Bernocco