È il mattino di Pasqua e ognuno arriva a questo appuntamento in modo differente.
Qualcuno è venuto al sepolcro con l’irragionevolezza dell’amore di Maria di Magdala: senza aromi e senza sapere come avrebbe ribaltato la pietra. È qui, perché non può stare altrove, lontano dal suo Signore.
Altri arrancano col passo di Pietro. Egli sente tutta la responsabilità per la nascente comunità, ma forse gli pesa ancor più la consapevolezza della sua fragilità di uomo e di credente, per niente senza macchia e senza paura. Ed è per questo forse che si fa precedere dal passo svelto e giovane di Giovanni.
Colui che rimase sotto la croce insieme a Maria, il prediletto che sa intuire con occhio acuto i percorsi di Dio. Giovanni arriva per primo, ma sa cedere il passo all’autorità.
Nel sepolcro le differenze convergono e si armonizzano, ogni realtà prende il suo giusto posto. Tutto si compone e si tiene nella chiesa del Risorto.
È il mattino di Pasqua. Il cadavere di Gesù non si trova, perché è risorto. L’anelito di vita piena, che pervade ogni parte della nostra carne, trova finalmente risposta.
Gesù non salva soltanto le nostre anime, ma assume e trasfigura anche questo nostro
corpo, che ci è così caro ed essenziale. Viene tolta la mera funzionalità alla corporeità, la quale viene riconosciuta quale strumento d’amore, fonte di gioia e di dolore, compagna di un’avventura unica. Ma la grazia non si ferma e così tutte le realtà del mondo, abitate e trasformate dai nostri corpi, in questo giorno sono penetrate da anticipi di risurrezione.
Viviamo la Pasqua, ma siamo ancora alle prime ore del mattino. Ci siamo anche noi in questo lungo primo giorno della nuova creazione. C’è tutta la bellezza e la fatica di qualcosa che viene alla luce. E insieme alla chiesa nascente partecipiamo al progressivo accesso alla fede nel Risorto, a cui i segni conducono: dalla pietra rovesciata ai teli, al sudario, alla parola antica dei profeti che annunciava l’evento. Durante questo giorno, Gesù stesso apparirà, fino a farsi presente verso sera allo spezzare del pane.
Lo stesso pane eucaristico che sostiene e alimenta la nostra missione quotidiana: scoprire i segni della presenza del vivente nel mondo e annunciarli con gioia a tutti i fratelli.
Dina e Stefano Bertin