Il Papa non si stanca di richiamare alla pace nella preghiera domenicale dell’Angelus. Affacciato alla finestra del Palazzo apostolico affida ai buoni, in ascolto, e a tutti i fedeli di buona volontà le sue preoccupazioni per le notizie che giungono dall’Oriente, dalla terra di Gesù, dal centro Africa. Continua l’angoscioso appello natalizio e d’inizio dell’anno nuovo: “Fermatevi”; “occorre un’azione immediata, ponete fine ai combattimenti: la guerra e l’odio non risolvono i problemi accentuano le sofferenze delle popolazioni civili che sono le più danneggiate”.
Benedetto XVI, che andrà in questi giorni in Terra Santa, continua in ogni occasione a scongiurare con sollecitudine paterna i capi della nazione a deporre le armi. La sua voce s’aggiunge a quella delle comunità ecclesiali di tante terre martoriate.
I Patriarchi ed i capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme si uniscono al Pontefice nell’invito a pregare per la fine del conflitto, ad implorare giustizia e pace per la loro terra. Il Papa ricorda le vittime, i feriti, quanti hanno il cuore spezzato dall’angoscia, perché Dio li benedica con la consolazione e la pazienza che vengono da Lui. Le drammatiche notizie che giungono da quelle terre mostrano a quali catastrofi porti il rifiuto del dialogo, quanto gravino su quelle popolazioni, vittime dell’odio e della guerra. La guerra e l’odio non sono la soluzione dei problemi.
Il Papa prega che il buon Dio ispiri, autorità e responsabili di tutti i fronti, a porre fine all’attuale tragica situazione.
Nell’odierna contingenza ricorda che l’azione diplomatica dei capi delle nazioni sarà da Dio benedetta nella misura ispirata dal bene dei popoli e dal disinteresse nazionalistico.
La pace del Natale del Signore e la morte in croce di Cristo per l’umanità non possono rimanere solo momenti liturgici della fede cristiana, ma debbono diventare partecipazioni di grazia e di amore.
Cristo è la pace. Pace è l’augurio Pasquale. "Pace a voi!"