“COMBATTERE LA POVERTÀ,COSTRUIRE LA PACE”

Il Messaggio di Benedetto XVI per la 42a Giornata Mondiale della Pace

L’8 dicembre 2008, Festa della Immacolata Concezione, è stato reso noto il testo del messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la XLII Giornata Mondiale della Pace, che cade il 1° gennaio 2009. Il titolo è eloquente di per sé: la pace si costruisce sulle ceneri delle povertà, tanto di quelle materiali quanto di quelle immateriali, “che non sono diretta e automatica conseguenza di carenze materiali”. “Nelle società ricche e progredite esistono fenomeni di emarginazione, povertà relazionale, morale e spirituale: si tratta di persone interiormente disorientate, che vivono diverse forme di disagio nonostante il benessere economico”, scrive Sua Santità, il quale sottolinea come il divario tra ricchi e poveri si sia allargato. Non conforta il povero apprendere che‘“anche i ricchi piangono”, sono cioè poveri immateriali malgrado le ricchezze materiali di cui dispongono.
Sono povertà agli antipodi, tuttavia entrambe agenti e laceranti, ma la povertà interiore dei ricchi, la loro infelicità ed insanabile insoddisfazione, è determinata proprio dal disinteresse verso i poveri in senso materiale. A ben vedere, anzi, non si tratta di povertà interiore, cioè dello spirito o per lo spirito, evangelicamente ricercabile, ma di miseria, che è la degenerazione assoluta della povertà. Come riflette Padre Alberto Maggi, si possiede Dio, che agisce per la felicità dell’uomo, se ci si prende cura di chi non ha o non é. È una equazione dura da comprendere per chi fa del denaro il suo dio, per ciò facilus est camelum per foramen acus transire quam divitem intrare in regnum caelorum(Mt. XIX, v.24). Poiché l’immagine di un cammello che cerca di passare per la cruna di un ago è inverosimile, qualcuno sostiene che il passo biblico sia stato tradotto male. Tuttavia, che si tratti di un cammello o di un grosso canapo, il senso delle parole di Gesù non cambia: ai ricchi il regno dei cieli è precluso, a meno che non se ne privino per fare felici gli altri (e se stessi).
Nel mondo si combatte la pace e si costruisce la povertà. Le statistiche parlano chiaro: i morti per fame, sete, conflitti, pandemie, sono una moltitudine. Molte sono le guerre dimenticate, per tacere della distruzione dell’ecosistema a causa del profitto, che è una devastazione nelle devastazioni. E dei milioni di aborti (“lo sterminio di milioni di bambini non nati, in nome della lotta alla povertà, costituisce in realtà l’eliminazione dei più poveri tra gli esseri umani”) a cui si aggiunge la povertà dei bambini. “Quando la povertà colpisce una famiglia, i bambini ne risultano le vittime più vulnerabili: quasi la metà di coloro che vivono in povertà assoluta oggi è rappresentata da bambini”, riflette il Papa. Le domande che dobbiamo porci sono: dove stiamo andando? Quale futuro stiamo costruendo? Siamo consapevoli che siamo i tutori del mondo e della vita e non i loro liquidatori? Siamo capaci di tendere la mano a chi è in difficoltà oppure la nostra mano è arida e il nostro spirito è rachitico? Siamo consapevoli che il cristianesimo non è un’ideologia o un bel compendio di filosofia ma un manuale di arti e mestieri? Che dobbiamo trafficare i talenti (e le ricchezze) piuttosto che tesaurizzarli? Che la lotta agli armamenti è una lotta per la difesa della vita? Che le guerre che appaiono così lontane da noi, ci sono in realtà assai vicine, anzi ruggiscono dentro di noi? Le nostre chiese sono comunità fraterne o meri teatri del sacro e della religione? Anche le amministrazioni locali sono chiamate a fare la loro parte. Si tratta di immaginare politiche ed interventi “per la promozione del riscatto e dell’inclusione nella società di quelle fasce della popolazione che sono spesso al di sotto della soglia di povertà estrema e sono al tempo stesso difficilmente raggiungibili dagli aiuti ufficiali”. Nella nostra città si va alla ricerca di questa categoria di poveri, spesso afona e dignitosa, silenziosa e non facilmente rintracciabile, oppure la si tratta con fastidio e la si scarica alle associazioni caritative, senza alcuna forma di inclusione e di promozione sociale?
Il messaggio di Benedetto XVI non è rivolto soltanto ai capi delle nazioni, ma a ciascuno di noi. Cerchiamo di renderlo vivo e palpitante con le opere di pace, quelle di cui si fece promotore e parte attiva don Tonino Bello, servo di Dio perché al servizio dei più poveri.


Salvatore Bernocco