“Scio cui credidi”: So bene in chi ho riposto le mie certezze
Miei Cari,
l’affermazione di S. Paolo e la ricorrenza dell’anno a lui dedicato, non mi hanno trattenuto nell’incertezza a recarmi per alcuni giorni a Malta, anche per la presenza dell’amico Mons. Tommaso Caputo, da meno di un anno Nunzio Apostolico in quell’isola. È stata un’esperienza bella, resa forte per aver approfondito, nel corso degli anni, il messaggio di Paolo e aver visto coi propri occhi il luogo ove per la prima volta risuonò agli isolani la buona novella portata dall’Apostolo. È stato lo stesso Nunzio Apostolico ad accompagnare me ed un amico presbitero sul luogo dove S.Paolo trascorse il suo soggiorno in Malta, durato tre mesi, a seguito del naufragio avvenuto sulle coste maltesi nel 60 d.C.. Qui fu fondata la prima chiesa accogliendovi i primi convertiti dal culto pagano.
Fu soprattutto dal ‘500, con i gran Maestri e Cavalieri di Malta, che la grotta di S. Paolo divenne luogo privilegiato per l’autenticazione di una fede i cui segni sono abbastanza visibili ai pellegrini e numerosi turisti che si recano a Rabat, centro in cui la grotta è divenuta punto di riferimento e di verifica.
E, proprio di “verifica” - partendo da quel “Scio cui credidi” (So bene in Chi ho riposto le mie certezze)- si è trattato nella mia visita in questo luogo così pieno di suggestioni e visitato nel ’90 anche da Giovanni Paolo II.
Ho pensato a me e anche a voi, alla luce del programma di vita di Paolo. Egli ha creduto fortemente in Cristo e nella sua parola.
Tutto ha ritenuto spazzatura pur di guadagnare Lui, fino ad affermare: “non sono più io che vivo, ma è Cristo a vivere in me”, e a dare la sua vita per Lui in Roma sulla consolare via Laurentina.
La sua missione “ad gentes” lo portò, passando da Malta nella nostra Italia ove coraggiosamente annunziò il Vangelo. Insisto su quel “coraggiosamente” perché oggi si avverte più che mai l’urgenza dell’annuncio della Parola, autenticamente vissuta.
Verifichiamoci insieme sul programma di Paolo: “Scio cui credidi” e ringraziamo il Papa che non tralascia mai ricorrenze di eventi per stimolarci a rivedere la nostra vita a volte immersa in un continuo pencolare e il nostro essere cristiani che sembra agonizzare in una sclerosi paurosa. L’ardimento dell’Apostolo delle genti ci ricordi gli impegni assunti negli ultimi anni: dall’esperienza del Sinodo Parrocchiale (‘94-’95), al Centenario dell’Istituzione della nostra Parrocchia, ai 25 anni di vita comunitaria, trascorsi insieme.
Possa, l’esempio di S. Paolo, intrepido innamorato di Gesù metterci in una salutare crisi quando si scade nella mediocrità dell’impegno o quando - purtroppo- subentrano momenti in cui la fede si appanna.
Per voi e per me ho deposto un bacio su quelle pareti benedette in cui l’Apostolo Paolo ha sofferto, ha pregato, ha sperato, sapendo in Chi aveva riposto le sue certezze e da cui avrebbe ricevuto il premio.
Avvenga così anche per ciascuno di noi.
È il mio auspicio.
Cordialmente
Don Vincenzo
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