“Vogliamo la nostra libertà”.
E sono più schiavi.
Per anni, i cattivi maestri hanno potuto predicare che la società andava liberata da tanti tabù, per avere finalmente cittadini moderni e consapevoli. Hanno cominciato - senza opposizioni - svilendo la pratica e le istituzioni religiose. La scristianizzazione ha svuotato le chiese e gli oratori, dove il variegato mondo dei giovani riceveva l’educazione ai valori, magari non tutti poi da condividere. Il bel risultato è sotto i nostri occhi. I ragazzi si allontanano dall’idea stessa della trascendenza e cercano subito d’incontrare un qualche paradiso, attraverso esaltazioni di gruppo o fumando gli “innocui” spinelli, che secondo i buontemponi non fanno alcun male, per poi passare alle droghe pesanti.
Così, di compromesso in compromesso, gli assuntori di stupefacenti dal 2001 ad oggi sono raddoppiati. E ogni anno qualcuno, sotto il loro dominio, si mette a scannare i familiari, per farci gridare all’orrore.
Questi ragazzi, soprattutto delle periferie, che diventano piccoli consumatori-spacciatori, un tempo stavano nei cortili dei collegi religiosi e ricevevano i rudimenti della vita seria e degna. Oggi, stanno negli angoli bui delle città a ricevere sporchi denari, per somigliare agli altri, ai coetanei più “fortunati” che si possono permettere di consumare la droga e non spacciarla.
La liberazione ha riguardato pure il rapporto di coppia. Alla prima angheria, il partner che si ritiene vittima, in quattro e quattr’otto, fa i bagagli e rompe il vincolo. Non c’è più capacità di sopportazione e, con quotidiane iniezioni di egoismo, ce ne infischiamo degli interessi degli incolpevoli figli. La disgregazione delle famiglie e la proposta di sostituirle con diversi e più agili rapporti hanno minato la cellula base del percorso educativo.
I ragazzi, senza riferimenti domestici, non ne trovano neppure nel poco edificante spettacolo offerto da tanti esponenti delle istituzioni pubbliche. La politica come gestione e spesso come affare li estranea da un mondo che avrebbe bisogno del loro entusiasmo. Non a caso, le federazioni giovanili dei partiti, anche di massa, si vanno svuotando, per l’incapacità di proporre progetti ideali e appassionare i ragazzi, magari alle utopie. I pochi che resistono sono vecchi anzitempo, poiché scimmiottano i cattivi maestri, cui si sforzano di somigliare persino nell’abbigliamento e nelle scempiaggini.
Per altro, i ragazzi non ricevono nessun aiuto, da certi mezzi d’informazione, impegnati a esaltare campioni, divi e divette e persino tante allegre “signorine”, che un tempo chiamavamo con altro inequivocabile termine. La società “liberata” è questo squallido prodotto di cittadini più vincolati di prima, alle droghe, al successo a ogni costo e al rifiuto di qualsiasi sacrificio. È solo un “insieme”, dal quale è scomparsa persino la pietà.
Melchiorre Briguglio