“ Convivenza, l’illusione della libertà”

Riportiamo brevi stralci dal libro “Felici e sposati, Coppia, Convivenza,
matrimonio” di Tony Anatrella, sacerdote francese, psicanalista e saggista.


Le unioni di fatto non sono nuove nella storia, ma è solo recentemente che la coabitazione fuori dal matrimonio si è sviluppata come scelta deliberata.
(…) Ma, di fronte all’aumento dei divorzi, gli animi sono stati invasi da un timore cui fanno eco oggi gli interrogativi di numerosi giovani che esitano ad impegnarsi: la paura di sbagliare persona, di dover‘“rompere” un giorno e di vivere un fallimento affettivo rende i partner esitanti davanti al matrimonio. (…)

LA LEGGE FA PAURA
I conviventi sono in una posizione del tutto ambivalente: non domandano nulla alla società e rifiutano qualsiasi impegno nei suoi confronti.
Eppure, desiderano vedersi concedere gli stessi diritti delle persone sposate, a dispetto delle ricadute sul tessuto sociale. Invece di privilegiare il senso dell’impegno, che dovrebbe essere il solo tenuto in considerazione dalla società, il legislatore legifera in nome dei sentimenti: ciò sembra aleatorio e troppo fragile per assicurare la coerenza del tessuto sociale.
In un tal clima, non stupisce di veder emergere le più svariate richieste di riconoscimento di “unioni” che poggiano sui soli sentimenti esistenti tra due persone.
(…) Riducendo il matrimonio al semplice rango di un contratto tra gli altri, ciò che non è, il legislatore livella tutte le situazioni. Ora, se tutte le situazioni si equivalgono, niente più ha valore. Nessuno è obbligato a sposarsi e spetta a ciascuno organizzarsi l’esistenza a piacere. Ma come si può far credere che psicologicamente e socialmente il matrimonio e la convivenza abbiano lo stesso valore? Una società nella quale l’idea dell’impegno è regresso, è malata.
Non dobbiamo aver paura dei “paroloni”: ci vogliono uomini e donne che si sposano e durano insieme per assicurare la speranza e la continuità del tessuto sociale. Quando un uomo e una donna si sposano, donano gioia e portano vita intorno a sé. Dobbiamo avere l’onestà di ammettere che l’annuncio di una convivenza o di un‘pacs non provoca lo stesso effetto.

UN AMORE PIÙ AUTENTICO?
Cosa sta succedendo oggi? La convivenza tende a rimpiazzare in parte il fidanzamento di una volta. I partner vanno a vivere insieme nella speranza di un impegno definitivo; altri invece si stabilizzano nella convivenza per restare liberi di fronte alla società.
Hanno l’impressione che la relazione fondata unicamente sui sentimenti sarà più autentica del matrimonio. Strana ipotesi…
(…) In realtà, la convivenza svolge molto spesso un ruolo illusorio nella relazione. Il fatto di non prendere un impegno pubblico permette di evitare di porsi alcune domande sulla natura dei propri sentimenti o sulla propria storia personale, sul moltiplicarsi di simili avventure infeconde, su cosa ne sia delle immagini parentali di ciascun partner, sulla propria sessualità, sulle proprie inibizioni e rimozioni, sulla propria educazione, sui valori di vita da concretizzare insieme; in breve, sul senso che l’altro rappresenta per sé e su ciò che si desidera costruire e finalizzare
insieme. Una relazione che non presuppone un impegno nel tempo di fronte alla società non è, in sé, più autentica di quella vissuta da due persone sposate.
Anzi, è la relazione vissuta nella convivenza che ha molte più possibilità di essere inautentica, nella misura in cui può servire a dissimulare delle verità che non si vogliono sentire. Un giorno, però, la questione dl matrimonio si pone anche nella coppia di conviventi. I partner non possono, infatti, evitare le domande sull’amore che li lega, sul loro impegno reciproco, e infine sulla durata, che è attinente a una relazione autentica. È il momento in cui compare il bambino - in cui cioè un elemento “terzo” adduce la prova e convalida la qualità e l’identità della relazione -. Come il bambino trova la prova dell’amore che i genitori nutrono per lui nell’amore coniugale, gli sposi trovano la dimostrazione del loro amore nell’impegno matrimoniale: “La prova del mio amore è di chiederti di sposarmi”, possono dirsi. La volontà di sposarsi è la sola prova che si possa dare a se stessi e offrire all’altro: quella di impegnarsi in un progetto comune (…).

UNA SOCIETÀ CHE NON PROTEGGE IL MATRIMONIO
Riconoscendo alle unioni di fatto uno statuto istituzionale simile a quello del matrimonio e della famiglia, la nostra società corre dei‘rischi assurdi.
Nell’ordine dei principi, bisogna lasciare all’intelligenza la distinzione tra interesse pubblico e interesse privato. Nel caso dell’interesse pubblico, la società e le autorità hanno il dovere di proteggerlo e promuoverlo. Nel caso dell’interesse privato, lo Stato deve limitarsi a garantire la libertà. L’interesse pubblico è di competenza del diritto pubblico, mentre quanto attiene agli interessi privati deve essere lasciato all’ambito privato. Il matrimonio e la famiglia assumono un interesse pubblico, per il fatto che rappresentano la cellula base della società e dello Stato. Come tali, devono essere riconosciuti e protetti.
Eppure, questa non è la direzione assunta dal potere politico. La famiglia, cellula base della società, rischia di essere, giuridicamente parlando, un guscio vuoto(…). Non è che una qualunque unione possa diventare una famiglia: il fatto che due persone vivano insieme non riveste necessariamente un interesse pubblico.
Nel matrimonio, un uomo e una donna costituiscono tra loro un patto per tutta la vita, ordinato per sua stessa natura al bene degli sposi, alla procreazione dei bambini e alla loro educazione. A differenza delle unioni di fatto, essi si prendono pubblicamente e formalmente degli impegni, e si assumono delle responsabilità di cui potranno anche rispondere davanti a un tribunale. L’instabilità affettiva delle coppie che rompono il legame coniugale e familiare è fonte d’insicurezza e di perdita di fiducia nel seno stesso alla società. Certo, alcuni sostengono che il matrimonio non venga per questo sminuito, ma ciò provoca e proprio indebolimento delle norme. Per la coesione del tessuto sociale, lo Stato ha più interesse a valorizzare il matrimonio rispetto alla convivenza o ai pacs.
* sacerdote francese, psicanalista e saggista