Anche dalla Comunità del Redentore hanno partecipato:

E 100 mila neocatecumenali restano per il leader Kiko
A Loreto un pellegrino su 5 arriva dal‘“Cammino”.
Oggi sul palco salirà il loro fondatore


Chissà se l’avrebbe mai immaginato quando all’inizio degli anni Sessanta, giovane pittore diplomato alla Reale Accademia San Fernando di Madrid, andò in crisi fino a non sapere che fare, “il mondo aveva per me il sapore della cenere, dentro di me mi dicevo ogni mattina: perché vivere? Per dipingere? E perché dipingere?"
Nel frattempo Francisco “Kiko” Argüello ha trovato la sua strada. Non ha l’aria ieratica, nelle rare apparizioni pubbliche mostra la faccia normale, barba rada e capelli ingrigiti, di un uomo che tutto sommato porta bene i suoi sessantotto anni. Solo che alle tre di questo pomeriggio salirà sullo stesso palco dal quale Benedetto XVI ha parlato ai ragazzi e si rivolgerà ai “suoi” giovani, gli oltre centomila neocatecumenali che da mercoledì hanno invaso le diocesi delle Marche e dintorni in attesa di incontrare il Papa e, l’indomani, il fondatore del “Cammino” nella piana di Montorso.
È senz’altro vero ciò che diceva il vescovo Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, a proposito dei ragazzi di Loreto, “questi non sono giovani prefabbricati, non arrivano intruppati, in numero di adesioni individuali via internet è altissimo”. Ma c’è poco da fare, a Loreto i neocatecumenali sbucavano euforici da tutte le parti, annunciati da nacchere e tamburelli, canti e danze. Tra qualche sorriso, “e ti pareva, eccoli!”. Chi non li ama dice che fanno troppo chiasso, anche se in verità non è che gli altri, fra chitarre e bonghi, fossero più discreti. Però non c’era gara: centomila su mezzo milione, uno su cinque.
In tutt’altro contesto, al Family Day di maggio, era accaduto lo stesso: un milione di manifestanti e, tra questi, duecentomila seguaci del “Cammino” di Kiko. Del tutto impermeabili, come il loro fondatore, a ciò che si dice da decenni: (…). L’essenziale, dicono, è la “riscoperta del battesimo”, un itinerario che riprende formazione e prassi dei primi cristiani.
Si ricomincia da capo, e a quanto pare funziona: (…), il Cammino si è diffuso in 9900 diocesi nel mondo e conta seimila parrocchie, tremila preti e cinquemila religiose, 63 seminari e dalle venti alle venticinquemila comunità “di 30-60 persone”: solo in Italia sono cinquemila, almeno duecentocinquantamila fedeli più i loro (numerosi) figli. Niente male come esito della crisi di quel pittore ventenne che un bel momento, nel 1964, decise di andare a vivere tra i baraccati di Palomeras Altas, a Madrid, per “fare comunità come la Sacra Famiglia di Nazareth” ed “annunciare il Vangelo”. Fu lì, narrano le biografie, che incontrò Carmen Hernández e con lei pose le basi di quello che sarebbe diventato il “Cammino”, nel ’68 stavano già nel Borghetto Latino di Roma (…). Risale al 29 giugno 2002 “l’approvazione “ad experimentum” per cinque anni dei famosi “Statuti”. E ormai la fase sperimentale è scaduta. Loro aspettano fiduciosi: fondatore e co-fondatrice, oggi pomeriggio, saranno sul palco assieme a padre Mario Pezzi, l’“équipe” che guida i neocatecumenali. “Ogni volta, dalla Gmg dell’89, facciamo seguire all’incontro con il Papa una “giornata delle vocazioni” per raccoglierne i frutti”, spiega Giuseppe Gennarini.
“La novità, semmai, è che stavolta ci hanno lasciato il palco”.

(Dal Corriere della Sera del 3 Settembre)
Gian Guido Vecchi