“Cara Madre natura…” Non desta più di tanta meraviglia, ai giorni nostri, imbattersi in una lettera che abbia come destinatario Madre Natura, con tanto di lodi, ringraziamenti, perfino scuse. Se da una parte, lodevolmente, sta crescendo l’attenzione nei confronti delle problematiche ambientali, dall’altra sembra si stia scivolando verso un’assolutizzazione: la natura viene personificata e venerata quasi come una divinità. Una nuova religiosità? Da sempre l’uomo venera con tremore quando non riesce a controllare. Alluvioni, terremoti e calamità di vario genere fanno temere che la natura si stia ribellando e la risposta degli “umani” è la paura, piuttosto che l’amore.
L’uomo è così indotto più a idolatrare che a custodire la natura. C’è sicuramente bisogno di riconciliarsi con l’ambiente, ma la sua divinizzazione non sembra una via rispettosa della realtà del cosmo, tanto meno dell’uomo.
“Laudato si, mi’ Signore, per sora nostra matre terra”. San Francesco amava la natura o, meglio, il creato. Chiamava la terra, con accenti di amore riconoscente a Dio, “sorella e madre”: la natura non era per lui un tabù intoccabile né una realtà di cui abusare. Tutto quanto viveva sulla terra era “fratello” dell’uomo: persino il fuoco che gli doveva curare dolorosamente la cecità; anche la morte, perché lo metteva in comunicazione con un mondo più vero e più grande. Egli ci ha insegnato che possiamo sentire la presenza amorosa e paterna di Dio per tutto il creato e sentirci fratelli di tutti gli esseri, nati come noi dall’unico Padre. Il Santo di Assisi era davvero un uomo riconciliato con il creato: vi leggeva il progetto di quella bontà-bellezza che Dio ha impresso in ogni cosa all’atto della creazione.
E’ ancora attuale il suo insegnamento?
Questi giorni offrono a molti la preziosa occasione di fermarsi per contemplare e osservare il creato nella sua bellezza e fragilità.
L’augurio è che il nostro sguardo ci permetta di riconoscere e assaporare il dono di Dio che si manifesta attraverso le meraviglie della natura, consegnandoci il mandato di custodirla, di prendercene cura. Lo stupore possa prendere il posto della volontà di sfruttare e l’amore quello del timore.
Nicola Tonello