“Chi vede Me, vede il Padre”

Non Gesù è come Dio, ma Dio è come Gesù

Al termine del Prologo al suo vangelo,Giovanni scrive infatti che “Dio nessuno lo ha mai visto: l’unico figlio, che è Dio ed è in seno al Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18) Affermando che Gesù è colui che ha rivelato agli uomini il volto del Padre (Gv 1,18), Giovanni invita il lettore a prestare attenzione alla persona di Gesù, poiché solo in lui si può conoscere il vero volto di Dio.
Per Giovanni non si deve partire da un’idea preconcetta di Dio per poi concludere che Gesù è esattamente uguale a lui. Il punto di partenza non è Dio ma Gesù. Non è Gesù uguale a Dio, ma Dio uguale a Gesù. Ogni immagine di Dio che non corrisponde e non coincide con quel che Gesù ha detto e fatto è un’immagine inesatta, errata e va cancellata.
Gesù condiziona la conoscenza del Padre a quella a se stesso: “Se voi mi conosceste conoscereste anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto” (Gv 14,7). Condizionando la conoscenza del Padre alla sua, Gesù fa comprendere che questa conoscenza, dinamica e continua, porta a un processo di pienezza vitale. Più è vera e autentica l’adesione a Gesù e più grande è la possibilità di conoscenza del Padre. Ma uno dei discepoli, Filippo, non comprende le parole del suo maestro e continua a distinguere Gesù dal Padre: “Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta””. “Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai [ancora] conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?”” (Gv 14,8-9).
La tradizione religiosa su Dio può condizionare talmente un individuo da impedirgli l’esperienza del Padre. Filippo da tanto tempo con Gesù non ha ancora compreso la sua identità. Non comprende che in Gesù si manifesta il Padre. Gesù è l’unica fonte per conoscere Dio (Gv 1,18): Il Padre è esattamente come Gesù.
Con Gesù Dio non è più da cercare. Chi cerca Dio si pone alla ricerca di una divinità più immaginaria che reale e non giunge mai alla conclusione del suo cammino.
Con Gesù Dio non è da cercare ma da accogliere. Mentre la ricerca è tanto astratta e lontana quanto è astratta e confusa l’immagine che si ha di Dio, l’accoglienza è concreta e immediata.
Non si tratta di cercare Dio, ma di accoglierlo e con lui e come lui dirigere la propria esistenza verso gli altri.
Dichiarando che Dio nessuno l’ha mai visto, l’evangelista contraddice quanto la stessa Scrittura affermava. Nella Bibbia si trova chiaramente asserito che molti personaggi hanno visto Dio: Mosè con Aronne, Nabad, Abiu e settanta anziani al momento della conclusione dell’alleanza al Sinai “videro il Dio d’Israele… e tuttavia mangiarono e bevvero” (Es 24,10-11; 33,11; Nm 12,6-8; Dt 34,10).
Con la sua affermazione, l’evangelista relativizza l’importanza di queste affermazioni: nessuno ha mai visto Dio. Per cui tutte le descrizioni che ne sono state fatte sono tutte parziali, limitate e a volte false.
Escludendo qualunque persona, di fatto l’evangelista esclude pure Mosè. No, Mosè non ha visto Dio di conseguenza la Legge che ha trasmesso non può riflettere la pienezza della volontà divina. Pertanto la Legge non solo non favorisce la conoscenza di Dio, ma è l’ostacolo che l’impedisce.


P.A. M.